L'opposizione non convince e quando interviene, Berlusconi in testa, lo fa in maniera dietrologica e strumentale. Senza proporre modelli alternativi per abbattere la curva pandemica.
Roma – Il centro-destra non vuole rimanere con il cerino in mano. Anche se in ordine sparso l’opposizione delegittima l’operato del Governo che per ovvi motivi occupa più spazio nella cronaca quotidiana. Così Silvio Berlusconi fa sentire la sua voce da Arcore risvegliandosi da un torpore che sembra davvero irreale:
“…Ho evitato di criticare la maggioranza perché di fronte all’emergenza questo è il momento del lavoro costruttivo e non delle recriminazioni – ha detto il fondatore di Forza Italia – ma certamente è necessario un cambio di passo…È inaccettabile che in una situazione drammatica come questa Conte e i suoi non accettino il contributo costruttivo delle opposizioni. Certamente verrà anche il tempo nel quale si chiederà conto delle responsabilità, che non sono poche, malgrado le circostanze siano obiettivamente eccezionali. Comunque una responsabilità imperdonabile è quella di aver continuato a rifiutare i soldi del MES facendoci trovare di nuovo impreparati con le strutture sanitarie sull’orlo del collasso...”.
In quest’ottica anche Giorgia Meloni è partita all’attacco del Governo in generale, di Giuseppe Conte in particolare. Non è affatto un mistero, d’altronde, che la leader di FdI cerchi da tempo di delegittimare il ruolo del presidente del Consiglio per prenderne il posto. Qualora la situazione politica le diventasse favorevole oltre misura. Al momento la “pasionaria” di Campo de’ Fiori si limita ad affrontare una lunga corsa, con tanto di accerchiamento, che ha lo scopo di prendere in mano le redini del centro-destra, alla luce dei sondaggi positivi e dei risultati ottenuti alle elezioni regionali:
“…Certamente l’epidemia va fermata assolutamente – afferma Meloni – ma tutto quel che si può fare prima del lockdown si deve tentare, possibilmente con intelligenza…“. La politica romana attacca duramente Conte, reo di non gestire al meglio l’emergenza coronavirus e chiede più serietà e meno propaganda. Frasi suggestive che hanno lo scopo di cavalcare il malumore sociale.
Infatti in una recente intervista la Meloni ha dichiarato che la soluzione, all’inarrestabile aumento dei contagi, non può essere quella della chiusura dei ristoranti alle 18 per decongestionare i mezzi pubblici: è alle 8 del mattino che si debbono evitare gli assembramenti, non alle 22.
Poi la stoccata finale: “…Terminata l’epidemia è necessario tornare al voto...”. Nonostante non si comprenda appieno il parallelismo tra i due orari, mancano soprattutto proposte alternative. Di cui l’opposizione non è stata certo prolifica. Solo iniziative strumentali, come questa ed altre.
Invocare le elezioni, in questo modo ed in tale contesto, oltre ad essere inopportuno è anche perfettamente inutile. Si parla di un imminente nuovo provvedimento nazionale per abbassare la curva epidemiologica ma il punto è come prevenire i contagi se sui mezzi pubblici, nelle scuole, sui posti di lavoro e soprattutto in ambito sanitario, insistono ancora carenze organizzative.
Comunque stiano le cose e a parte le valutazioni politiche, al punto in cui siamo si debbono valutare soltanto i metodi di contrasto al virus. Affinché si possano scongiurare le ristrettezze della scorsa primavera che, al di là di ogni considerazione, rimarrebbero inapplicabili senza stendere a tappeto l’economia generale. Definitivamente. Scienziati dunque fatevi sotto, con chiarezza e buon senso. Mettete da parte le beghe d’istituto e la visibilità degli studi televisivi. Tornate in laboratorio, se ne siete ancora capaci.
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