La riforma fiscale è ormai indifferibile. Le tasse debbono scendere se l'economia italiana deve ripartire sul serio. Troppe pezze applicate a norme vessatorie e complesse.
Roma – Le linee di intervento per il nuovo fisco sono fondamentalmente due: la riforma Irpef coordinata con il futuro assegno unico e le agevolazioni fiscali in una prospettiva green. Alcuni cambiamenti filtrano e sono anche di una certa importanza sul piano dell’impatto ambientale. Infatti già prima della sua entrata in vigore, a gennaio, verrà modificata la Plastic tax in coerenza con il quadro europeo.
Proprio la tassa sugli imballaggi in plastica, appena annunciata dal governo, aveva provocato diffidenze ed insoddisfazioni. A livello tecnico sta andando avanti anche l’istruttoria sulla semplificazione, proposta dal direttore delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, relativa all’Irpef per le imprese per passare poi ai pagamenti mensili per cassa, concepiti per superare il meccanismo acconti-saldi.
Certamente sarà una riforma costosa che, purtroppo, aprirà al problema per gli accantonamenti indeducibili (per esempio il Tfr). Bisogna essere cauti dunque. Troppe riforme fallite in contemporanea con l’emanazione della legge. Non si può sbagliare e, comunque, si deve pensare a ridurre le tasse e le imposte, nonché sburocratizzare e semplificare le procedure subito.
Se queste proposte, ormai indifferibili, non verranno realizzate qualunque congegno orchestrato sarà fallimentare. Insomma lavori in corso, nient’altro, in attesa di un reale cambio di passo nel regime fiscale. Le scadenze, però, si avvicinano e bisogna trovare fondi per avviare un pur minimo cambiamento tributario. Così si sono ipotizzati tagli per sostenere un riordino normativo.
Il punto di partenza potrebbe essere il taglio dei sussidi ambientali dannosi (Sad). Almeno 2,8 miliardi di euro a pieno regime, stimano dall’Ambiente. Riforma questa che, leggendo le recenti linee guida sul “Piano Nazionale Ripresa e Resilienza Italia – Pnrr“, richiederà un percorso di controllo per meglio verificarne gli obiettivi. Le finalità dichiarate sono ormai note da tempo, infatti si dovrà migliorare equità, efficienza e trasparenza del nostro sistema tributario.
Incentivare l’occupazione e gli investimenti materiali, nonché quelli in ricerca e sviluppo delle imprese, diventa prioritario. Le prime misure si avranno già con la legge di bilancio. La “debonusizzazione“, come la definisce Roberto Gualtieri. Partendo proprio dai sussidi ambientali dannosi, tale norma dovrebbe fornire un importante “contributo al conseguimento degli obiettivi di sostenibilità ambientale e sociale“. A tal proposito occorre non “demonizzare” sempre tutto per giustificare la bontà di un provvedimento.
Peraltro la tassazione sull’energia è già molto elevata in Italia e sono numeri che contano. Ma la sottosegretaria all’Economia, Maria Cecilia Guerra, chiarisce meglio il punto: “…Siamo convinti che la leva fiscale potrebbe dare buoni risultati a sostegno della transizione ecologica, indicata come prioritaria nei piani del governo...”. Non convince ma è già qualcosa.
Tale tassazione, però. dovrà essere confezionata in maniera coerente con le norme europee, e non è un giochetto facile. Qualora ci riuscissimo si avrebbe un buon risparmio, in quanto le minori spese fiscali legate al taglio dei Sad verrebbero, almeno così pare nelle intenzioni del Governo, utilizzate a compensazione delle imprese e degli indotti colpiti dal taglio dei sussidi fiscali. E’ solo un inizio ma non c’è tempo da perdere. Il baratro è dietro l’angolo.
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