Morra è attaccato da tutto il centro destra ma anche da una parte dei suoi stessi compagni di partito. Il suo atto rimane inqualificabile e dovrebbe fare ammenda. Invece rimane caparbiamente al suo posto.
Roma – “…Domenico Tallini è stato il più votato nel collegio di Catanzaro, se non il più votato in Calabria. E’ la dimostrazione che ogni popolo ha la classe politica che si merita. Era noto a tutti che la presidente della Calabria, Jole Santelli, fosse affetta da una grave malattia oncologica. Umanamente ho sempre rispettato la defunta Santelli, politicamente c’era un abisso. Se però ai calabresi questo è piaciuto, è la democrazia, ognuno deve essere responsabile delle proprie scelte: hai sbagliato, nessuno ti deve aiutare, perché sei grande e grosso...”.
Un commento inqualificabile e al limite dell’indicibile, diventato tristemente famoso negli ultimi giorni quello di Nicola Morra, presidente della Commissione parlamentare antimafia. Ci ritorniamo su perché il fatto in sé costituisce una grave mancanza di rispetto verso una delle donne più forti del nostro panorama politico che, come una guerriera, ha combattuto fino all’ultimo dei suoi giorni contro il cancro.
Per non parlare della caduta di stile, fino a rasentare i più bassi livelli, quando un rappresentante delle istituzioni, pur di affermare la propria superiorità morale su un avversario politico, gioisce dell’arresto di un esponente di un altro partito.
Un’offesa gratuita ai calabresi che ha scatenato non solo l’indignazione del centrodestra, ma da ogni dove. Così è nato quello che adesso è diventato il ”caso Morra”. Antonio Tajani, Matteo Salvini, Silvio Berlusconi, Mara Carfagna, Isabella Rauti e non solo: tutti contro Morra. In coro hanno chiesto le sue dimissioni. Ma la questione si è complicata dopo che la trasmissione di Rai 3 ”Titolo quinto” ha cancellato all’ultimo momento la partecipazione del senatore.
A quel punto si sono scatenati in sua difesa i senatori grillini Paola Taverna e Marco Pellegrini, il vice segretario del Pd Andrea Orlando e il deputato di Italia Viva e segretario della Commissione di Vigilanza Rai Michele Anzaldi che l’hanno giudicato all’unanimità come un gravissimo atto antidemocratico.
E non sono mancate le esternazioni dei sindacati dei giornalisti che hanno definito la cancellazione dell’intervista a Morra ”un errore nei modi, nei tempi e nel merito”, come affermato in una nota congiunta da Raffaele Lorusso e Beppe Giulietti, rispettivamente segretario e presidente della Fnsi.
Ma anche da Vittorio Trapani, segretario dell’UsigRai. Il senatore pentastellato, però, pur avendo fatto le sue scuse, non ne vuole proprio sapere di fare un passo indietro e continua nel suo delirio sparandone di grosse:
”…Quando dai fastidio mafia e ‘ndrangheta, come ci hanno insegnato, allora bisogna sporcare, infangare e delegittimare – ha detto Morra, continuando a sbagliare – questo è il Paese dell’ipocrisia e dei sepolcri imbiancati in cui forse qualcuno facendo servizio pubblico reputa che il presidente della Commissione Antimafia piuttosto che essere severamente giudicato da giornalisti che gli possono fare le pulci, debba essere semplicemente escluso da una trasmissione che avrebbe parlato di Calabria, di ‘ndrangheta e altro...”.
Intanto continua il pressing del centrodestra mentre nel Movimento di Grillo c’è divisione fra chi prende le distanze e chi, invece, fa quadrato. Ma è davvero così efficiente la Commissione Antimafia presieduta dal paladino della lotta alla criminalità organizzata?
In due anni di attività pare che la Commissione presieduta da Morra abbia approvato soltanto tre documenti, per un totale di circa un centinaio di pagine. Consultando il sito del Parlamento sembra che detta Commissione si riunisca in media una volta alla settimana. L’organo è composto da un folto gruppo di addetti ai lavori e un nutrito numero di consulenti, di cui però non viene pubblicato alcun elenco.
In sintesi una Commissione che non regge il confronto con quella della precedente legislatura della presidente Rosy Bindi, molto più proficua ed innovativa. A questo punto anche il fronte antimafia sarebbe legittimato a chiedere le dimissioni di Morra? Lo sapremo nelle prossime puntate di quello che ormai, più che una battaglia tra istituzioni e politica, assomiglia più ad un reality a colpi di post e tweet sui social e arene mediatiche.
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