Non c'è coesione nella maggioranza e Conte naviga a vista. Anche fra le file dell'opposizione non c'è serenità mentre si fa strada il progetto Renzi: un governissimo con Berlusconi. Il Cavaliere non disdegnerebbe.
Roma – Il mondo politico è in subbuglio. Diremmo in fibrillazione. Tant’è che le convergenze politiche, che vi sono state, stanno facendo sobbalzare e “scurire in volto” dalla rabbia chi non si rassegna a demolire qualsiasi impalcatura e maggioranza parlamentare. Sostenere, in periodo di emergenza, un provvedimento legislativo è segno di responsabilità, che viene vista, però, con diffidenza e sospetto.
Salvini e Meloni accarezzano con disprezzo Berlusconi, che li ha portati a votare all’unisono allo scostamento di bilancio, sulla scia dell’emergenza Covid. Proprio questo fatto pare abbia segnato uno spartiacque, così il centrodestra si mostra apparentemente unito mentre è ossessivamente diviso, fra gelosie e visioni politiche contrapposte. Ma non è detto che gli effetti siano tutti positivi per l’esecutivo.
L’avvicinarsi di maggioranza e opposizione, infatti, sta alimentando le speranze di chi non ha ancora rinunciato all’idea di un governissimo che ha tanto irritato il M5S, costringendo il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ad una navigazione a vista. Diverse sono le questioni da risolvere e lo scostamento di bilancio è solo la prima, in ordine temporale, delle difficoltà che la maggioranza sarà chiamata a superare a fine anno.
Così alla Camera è cominciata la partita decisiva sulla legge di bilancio mentre il Senato è alle prese con il pacchetto Ristori, che verrà completato con il Decreto Quater a breve scadenza. Per scongiurare l’esercizio provvisorio la manovra deve essere approvata, come è noto, entro il 31 dicembre. Il pacchetto di sostegni, indennizzi e proroghe fiscali deve assolutamente superare l’esame del Parlamento entro il 27 dicembre, data di scadenza del primo Decreto Ristori, al quale si è già accodato il Decreto Bis a cui si aggancerà nelle prossime ore il “Ter”, seguito a ruota dal DL Quater. Una vera e propria bolgia dantesca di norme e clausole per nulla chiare.
Una partita a scacchi complessa che va giocata con astuzia e pazienza. Come se non bastasse si continua a discutere sulla riforma del fondo salva-Stati, con l’Ue che attende il sì dell’Italia in occasione del prossimo Ecofin che si terrà domani 30 novembre ma la maggioranza rimane divisa anche su questo.
Ma c’è una dead-line oltre la quale il premier non può andare: il 9 dicembre, quando Conte riferirà in Parlamento sul vertice europeo. Sarà un passaggio d’aula molto delicato. Perché la maggioranza, anche se nel modo più soft possibile, dovrà dare mandato al presidente del Consiglio per portare a Bruxelles il via libera alla riforma del Mes.
Tanti, tantissimi i contrasti e le divisioni nella maggioranza ed anche se tutti escludono i tentativi di allargare la maggioranza senza Conte, appare indubbio che il presunto “ampliamento” non sia altro che un progetto politico che Matteo Renzi persegue apertamente da mesi. Il prossimo step potrebbe essere il sì di Forza Italia alla manovra. Una strada che Berlusconi potrebbe anche non percorrere, perché rischierebbe di spaccare i suoi gruppi, soprattutto al Senato.
Tutti parlano di questa possibilità che il leader di FI avrebbe deciso di concretizzare ma per adesso sono soltanto indiscrezioni di comodo. La maggioranza è al bivio sul Mes ma è divisa anche sul Decreto Sicurezza. Per non parlare di ripartenza e Italia divisa a colori. Infatti il voto di fiducia, atteso alla Camera, sarà una ulteriore prova di tenuta. Anche se le guarnizioni sono logore da tempo.
Il provvedimento per superare i cosiddetti decreti Salvini rischia di trasformarsi in un nuovo terreno di scontro, mentre il centrodestra è compatto nell’opporsi alle modifiche varate dal governo. Nonostante le divergenze intestine che non mancano nemmeno in casa Salvini-Meloni. Il malumore serpeggia nelle file del Pd ma i Cinque Stelle rischiano di fare il botto.
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