L'inchiesta dovrebbe giungere sulle scrivanie dei magistrati competenti affinché si accertino precise responsabilità. Chi è complice della morte di migliaia di vite umane non deve rimanere impunito. Altro che ragion di Stato.
Roma – Un dossier dell’Organizzazione Mondiale della Sanità scomparso nel giro di qualche ora. Una vera bomba esplode durante la trasmissione Report di Rai 3 e scoperchia verità scomode, per non dire sconcertanti. Durante la pandemia, secondo l’inchiesta di Giulio Valesini e Cataldo Ciccolella, un gruppo di 10 esperti dell’OMS distaccati a Venezia avrebbe redatto un dossier di 100 pagine dal titolo “Una sfida senza precedenti, la prima risposta dell’Italia al Covid”.
Un documento critico verso l’Italia, che sarebbe stato pubblicato per errore, secondo la direzione europea dell’OMS che addirittura lo rinnega dichiarando che “non è un dossier dell’OMS”, nonostante vi compaia la firma di Hans Kluge, capo della divisione europea dell’agenzia. Nel misterioso documento, finito nelle mani della trasmissione condotta da Sigfrido Ranucci, grazie ad una “manina” che l’avrebbe inviato per e-mail, pare che i ricercatori affermassero come l’Italia non avesse un piano pandemico aggiornato ma una versione risalente al 2006.
Tra i nomi di coloro che avrebbero dovuto aggiornarlo figura l’ex direttore generale del Ministero della Salute, Ranieri Guerra, oggi numero due dell’OMS, che nega di saperne qualcosa sfuggendo all’intervista dell’inviato di Report. “L’obbligo era di avere un piano pandemico” è la risposta con cui Guerra liquida la questione gridando al giornalista di mantenere la distanza fisica. Una buffonata. Nel documento si parla anche di “manifesta incapacità dell’Italia di contrastare la diffusione del virus”, sottolineando la carenza di mezzi di protezione a discapito del personale sanitario.
La gestione italiana della pandemia a livello sanitario viene descritta come “improvvisata, caotica, creativa”. Ad affermarlo è una ricercatrice dell’OMS che chiede a Report di rimanere anonima. La donna afferma che Guerra avrebbe “minacciato pesantemente l’autore del rapporto” usando le parole “o ritiri la pubblicazione o ti faccio cacciare dall’OMS”.
Queste parole sarebbero state pronunciate sulla porta dell’ufficio di Tedros a Ginevra. La donna dice che “non solo Guerra ma anche all’Istituto Superiore di Sanità hanno letto il rapporto. Speranza conosce la vicenda…L’Italia aveva un protocollo che non aiutava ad individuare i malati di Covid”, si legge nel rapporto. Ma in quali mani siamo caduti?
Secondo la testimone lo studio ammette che la scoperta del paziente di Codogno “è stata fatta grazie a un medico che ha disobbedito alle linee guida nazionali. Questi scudi devono passare da diversi livelli di certificazione. Con il Covid ne hanno raggiunto uno, il più autorevole. Il rapporto sull’Italia è stato approvato anche da Soumya Swaminathan, capo scienziato OMS”. Il direttore generale sarebbe dunque al corrente di tutto. “Lo informò Hans Kluge. Ovviamente lo fece anche Ranieri Guerra, ma a modo suo. Tedros appoggia sempre Guerra”. Perchè? Che cosa c’è sotto?
Report accusa apertamente l’OMS di aver alzato un muro di gomma sulla vicenda, a partire da Gabriella Stern, capo della comunicazione di Ginevra e in passato, guarda caso, guida alle relazioni esterne della Bill & Melinda Gates Foundation, la quale contattata dal cronista di Rai 3 si rifiutava di rispondere.
Il piano pandemico nazionale deve essere aggiornato ogni tre anni, secondo le linee guida OMS. “L’ultimo dell’Italia risale al 2017” afferma Ranucci. “Peccato che nessuno si sia accorto che fosse un maldestro copia e incolla di quello del 2006. La direzione salute dell’Unione Europea ci ha detto che non è suo compito controllare. L’ente indipendente Ecdc (European Center for Disease Prevention and Control), che pubblica l’elenco dei piani europei, non ha controllato, data 2010, che quella italiana era sbagliata. Waterloo dei sistemi di controllo sanitari, mondiale, europeo e italiano”. Un caso?
Claudio D’Amario, succeduto a Guerra nel 2018, afferma che “i piani pandemici non scadono, non sono yogurt”, ma lo smentisce un componente del Comitato Tecnico Scientifico, anche lui chiede di restare anonimo, che rivela: “Il piano del 2010 è uguale a quello del 2006. È del tutto inutile, lo aprimmo e lo buttammo nel cestino dopo due minuti. Il Paese ha pagato un prezzo molto alto per questo“. E nessuno pagherà per la strage? Cosa si intende per prezzo molto alto? Ci si riferisce alle migliaia di vittime, decedute per colpa di un piano più vecchio del cucco?
“Quel piano non entra nei dettagli, invece quello che fai in quei momenti dipende proprio da queste cose. Ci si prepara in base agli scenari: le terapie intensive, le mascherine… quello del Ministero della Salute valeva zero”. La prova di tali, incredibili dichiarazioni, sarebbe nei verbali Cts rimasi secretati. Ma quanta gente è morta per colpa di alcuni lestofanti in camice bianco con la complicità della politica?
E che dire di un certo software dell’OMS che sarebbe a disposizione degli Stati da una decina d’anni, in grado di calcolare a quanto ammonterebbe, in caso di pandemia, il fabbisogno di scorte dei dispositivi di protezione, ma che l’Italia pare non abbia mai usato?
Claudio Galbiati, presidente della sezione Safety Assosistema di Confindustria, spiega che il “software è estremamente facile da usare: è sufficiente inserire i dati nel Pc simulando l’andamento della pandemia – tasso di contagiosità, numero di posti letto, distribuzione della popolazione per fasce d’età – e usando questa base come scenario, avendo il numero degli operatori sanitari, degli addetti a pronto soccorso, terapie intensive ed altri, si può fare una stima di quanti siano i dispositivi di protezione individuale di cui ho bisogno”.
“C’erano tre Paesi”, racconta Pierpaolo Lunelli, ex generale dell’esercito e responsabile della scuola interforze per la Difesa Nucleare e Batteriologica, e autore di un rapporto di 60 pagine depositato alla Procura di Bergamo (dove si indaga per falso ed epidemia colposa) “l’Italia, il Belgio e la Spagna, avevano un piano aggiornato al 2006. Se confrontiamo i loro dati con quelli di Svizzera e Germania, le quali avevano piani pandemici aggiornati, ne viene fuori che la Germania ha avuto un tasso di mortalità di circa 100 persone per un milione di abitanti. Se lo avessimo avuto noi avremmo avuto meno di 7mila morti. Se avessimo seguito il sistema olandese, che ha avuto qualche problema, saremmo arrivati sotto i 20mila morti”. E non sono bruscolini.
Ranucci con un altro colpo di scena, svela anche che ci sarebbe stato un secondo piano anti Covid, tenuto a lungo riservato. La redazione di Report è riuscita ad entrarne in possesso (ma la notizia del piano segreto era già trapelata mesi prima perché chi ne era in possesso pare ne abbia spedite diverse copie oltre che a Rai 3 anche ad alcuni giornali) e scopriamo che Stefano Merler, consulente della fondazione Bruno Kessler, in seguito ad uno studio sul virus in Cina, elaborò tre scenari per l’Italia in base ad un modello matematico. Il più drammatico, prevedeva dai 35mila ai 70mila morti.
Un mese dopo, mentre lo studio era già stato consegnato all’Iss nei primi di febbraio, il consulente ipotizzava un nuovo scenario con addirittura 3 milioni di contagi in un anno, 200mila pazienti in terapia intensiva con picchi di 42mila ammalati ricoverati in contemporanea.
Un piano inapplicabile al sistema sanitario italiano. Quindi il Governo, su consiglio dei tecnici, vi poneva il sigillo di riservatezza e lo considerava come mai esistito. Stesso destino per altri documenti spinosi e compromettenti.
“Lì c’è tutta la verità”, afferma il testimone anonimo del Comitato tecnico-scientifico, confermando che la pandemia in Italia non è cominciata il 20 febbraio a Codogno, poiché già in gennaio c’erano molti casi. Ma anche prima e in altre parti d’Italia. Questo è poco ma sicuro. Intanto il lavoro di Merler rimaneva inosservato fino al 12 febbraio.
Addirittura, tra ottobre e febbraio, si sarebbero trovate tracce del virus analizzando campioni delle acque di scarichi fognari prelevati nei depuratori di Torino, Milano e Bologna. Le autorità locali non ne sapevano nulla?
In tutto questo il Governo giocava e gioca tutt’ora al vecchio quanto caro scaricabarile. Il ministro Speranza rifiuta addirittura di rispondere alle domande sul dossier tenuto nascosto dall’OMS. Chissà perché. Ostaggio di manie più impellenti il ministro della Salute pensa piuttosto a scrivere un libro dall’imbarazzante titolo “Perché guariremo”, edito da Feltrinelli che doveva uscire in libreria a ottobre.
Anzi nelle librerie c’è pure arrivato e qualche copia è stata venduta per errore e di “straforo”. Tutte le altre sono state ritirate: “vista la situazione di recrudescenza della pandemia” spiegano da Feltrinelli. Almeno adesso sappiamo che cosa ha fatto Roberto Speranza in questi ultimi sette mesi.
Ti potrebbe interessare anche —->>