Nelle regioni che hanno cambiato colore divampano le polemiche. Una fra tutte la Campania ormai regione rossa: Vincenzo De Luca ha definito il provvedimento un atto di sciacallaggio.
Roma – Le disposizioni dell’ultimo Dpcm, che vanno a sostituire quelle emanate il 24 ottobre 2020, nel bene e nel male saranno valide fino al 3 dicembre 2020. In quella data il premier Conte si attende un risultato: l’arresto della curva epidemiologica se non un suo inizio di discesa. Lo speriamo tutti.
Si tratta in pratica di un semi-lockdown strutturato tra misure valide a livello nazionale e regionale da stabilirsi dietro provvedimento dei governatori in base alla gravità della situazione di contagio virale. L’Italia, come sappiamo, è stata divisa in tre fasce di rischio (zona rossa, zona arancione e zona gialla), per le quali sono previste misure modulari e diverse variabili. La mobilità è sempre assicurata per comprovati motivi di salute, di necessità e lavoro tramite la solita autocertificazione.
Nel tentativo di fare chiarezza spiegheremo meglio nel dettaglio: nella fascia riservata alle Regioni a rischio di massima gravità, con scenario 4 (cosiddetta area rossa) sono concentrate le misure più restrittive. Nella fascia per le Regioni a rischio alto ma compatibili con lo scenario 3 (cosiddetta area arancione), sono previste misure lievemente meno restrittive. Infine nella terza fascia, quella per tutto il territorio nazionale, rientrano le restanti regioni (cosiddetta area gialla).
L’inserimento o l’uscita di una Regione dall’area assegnata, con la conseguente applicazione delle misure previste per quello specifico livello di rischio, avviene con ordinanza del ministro della Salute (la prima quella del 4 Novembre 2020) sentiti i presidenti delle regioni interessate. Ogni variazione dipende dal coefficiente di rischio raggiunto dal territorio regionale in analisi, certificato dal Report ufficiale dell’Istituto Superiore di Sanità in base a specifici parametri e all’andamento della curva epidemica.
Nonostante i parametri non siano omogenei su tutto il territorio nazionale. Problema questo alla base di molte contestazioni. Con la recente ordinanza del ministero della Salute, dal 15 novembre scorso, tre regioni sono diventate arancioni: Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e Marche. Due, invece, sono diventate rosse: Toscana, da poco entrata in area arancione, e Campania.
Con l’ordinanza del 10 novembre 2020 erano state individuate nuove Regioni che dall’11 novembre sono passate dall’area gialla a quelle arancione e rossa, cioè dal rischio alto livello 3 a livello 4. Infatti nell’area arancione sono entrate le regioni Abruzzo, Basilicata, Liguria, Toscana e Umbria. Nell’area rossa è entrata anche la Provincia Autonoma di Bolzano dove il virus pare dilaghi a macchia d’olio.
In sintesi la ripartizione delle regioni nelle diverse aree, attualmente, risulta essere cosi composta: Area Rossa, cioè rischio alto scenario 4, con una situazione di trasmissibilità non controllata e criticità nella tenuta del sistema sanitario nel breve periodo. Area Arancione, rischio medio-alto scenario 3, con una situazione di trasmissibilità sostenuta e diffusa con rischi di tenuta del sistema sanitario nel medio periodo. Area Gialla, cioè rischio medio, regioni e province autonome che non rientrano negli scenari 3.
Come ha spiegato il presidente del Consiglio durante il suo intervento, l’assegnazione di queste categorie di rischio potrà essere suscettibile di cambiamenti nel corso dell’evoluzione della curva epidemica e sarà sempre ad essa adeguata e proporzionata.
L’inserimento delle Regioni nelle diverse aree, con la conseguente, automatica applicazione delle misure previste per quella fascia, avverrà con ordinanza del ministro della Salute e dipenderà esclusivamente dal coefficiente di rischio raggiunto dalla Regione.
I coefficienti dovrebbero essere determinati secondo criteri di oggettività attraverso la combinazione dei diversi parametri a seguito degli esiti del monitoraggio periodico effettuato congiuntamente dall’Istituto Superiore di Sanità, dal ministero della Salute e dai rappresentanti delle regioni e condiviso con il Comitato Tecnico Scientifico.
Il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, ha definito atto di sciacallaggio l’inserimento della sua regione nell’area rossa, contestando i dati con cui il governo si sarebbe basato per dichiarare il territorio del Vesuvio fra quelle messi male in assoluto. Vero o falso?
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