LOMBARDIA LA PIU’ ROSSA D’ITALIA

Seguono a diverse lunghezze Veneto, Piemonte ed Emilia Romagna. La situazione è critica ma non da allarme antiaereo. Panico e accaparramento dei generi sono ingiustificati. Nei prossimi giorni pubblicheremo uno speciale su tutte le ipotesi fatte nel mondo sull’infezione del secolo che deve essere affrontata con calma e raziocinio.

Nel decreto definitivo varato all’alba dell’8 marzo, è stata fatta una serrata senza precedenti che si estende all’intera Lombardia e a ben 11 province. Si vieta l’ingresso e l’uscita dalla Lombardia e dalle seguenti province: Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Venezia, Padova, Treviso, Verbano-Cusio-Ossola, Asti e Alessandria. Nelle zone interessate dal nuovo Dpcm basterà ai cittadini qualche linea di febbre sopra i 37 gradi per restare nel proprio domicilio e limitare al massimo i contatti. Gli ingressi o le uscite dalle zone rosse saranno autorizzati con particolari pass per motivi di pubblico interesse o indifferibili.

Saranno sospesi gli eventi e le competizioni sportive mentre nulla osta per eventi sportivi a porte chiuse sempre nella stessa area. Chiusi gli impianti turistici, discoteche, bingo, pub, cinema e teatri e stop a cerimonie civili e religiose oltre ai funerali. Chiusi musei e luoghi di cultura. No ai concorsi tranne quelli per via telematica e per il personale sanitario di Lombardia e 11 province. Bar e ristoranti aperti ma con l’obbligo di mantenere un metro di distanza fra clienti e con mescita e servizi a distanza dunque non al banco. Attività sospesa per il gestore che non rispetta il metro di distanza e le altre preclusioni. Sanzioni penali per i trasgressori ai sensi dell’art. 650 del C.P. che recita cosi: chiunque non osserva un provvedimento legalmente dato dalla pubblica Autorità per ragione di giustizia o di sicurezza pubblica, o di ordine pubblico o d’igiene, è punito, se il fatto non costituisce un più grave reato, con l’arresto fino a tre mesi o con l’ammenda fino a euro 206. Non rimane altro che adeguarsi con pazienza e buon senso. Alla fine il DPCM è legge:”… Nelle zone del Centro-Nord identificate dal decreto sarà istituito un vincolo a limitare gli spostamenti nel territorio – ha detto Conte durante la conferenza stampa notturna – si potrà entrare e uscire soltanto per comprovate esigenze lavorative, situazioni di necessità e di emergenza. Sarà comunque consentito il rientro presso la propria residenza o domicilio per chi ne avesse esigenza…. Non c’è divieto assoluto di muoversi ma necessità di motivarlo, quindi una ridotta mobilità. Non si ferma tutto, ma entrare nella logica che ci sono delle regole da rispettare….Le forze di polizia saranno legittimate a chiedere conto ai cittadini dei loro spostamenti…”. Per il resto vale ciò che vi avevamo anticipato:”…In Lombardia e nelle 14 province del Centro-Nord identificate nel Dpcm – ha concluso Conte – non possiamo più permetterci aggregazioni di persone…”. Dunque strettissimo giro di vite e saracinesche abbassate per scuole e università (tranne quelle telematiche), sospese le cerimonie civili e religiose, chiusi pub, discoteche e altri luoghi di divertimento, palestre e piscine, musei e luoghi di cultura. Bar e ristoranti possono restare aperti, ma solo dalle 6 alle 18, e solo se possono garantire che tra un avventore e l’altro ci sia una distanza di sicurezza di almeno un metro. Forza e coraggio, passerà anche questa.

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