ROMA – 50 MILIONI DI EURO A RADIO E TV PER RACCONTARE I NUMERI DEL COVID

L'iniziativa non risolleverà la grave situazione finanziaria in cui versa l'editoria radiotelevisiva privata. Di contro altri 50 milioni di euro buttati al vento per regalarci dati inutili e un mare di pubblicità in tempi di magra.

Roma – Le chiusure colorate dal verde al rosso stanno portando scompiglio sociale, incitano ai campanilismi e seminano sospetti di brogli sui dati. Proprio come nelle elezioni americane appena concluse. Allora che cosa escogita il nostro buon governo? Per una maggiore circolazione delle curve epidemiologiche finanzia la diffusione dei dati sul virus con ben 50 milioni di euro. Soldi pubblici che, in tempi di magra come questi, finiranno nelle casse esauste di radio e tv per pubblicizzare tutti i numeri della pandemia.

Incredibile ma vero. Ormai tutto è emergenza ed anche le cose più assurde trovano credenza in questi momenti terribili in cui molti sembrano essere usciti di senno. A proposito di pazzie è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 9 novembre scorso il decreto del 12 ottobre 2020 emanato dal Ministero dello Sviluppo Economico. Il dicastero con a capo Stefano Patuanelli definisce i criteri di verifica e le modalità di erogazione dello stanziamento di 50 milioni previsti dal “Fondo emergenze emittenti locali”, istituito dal decreto Rilancio.

In effetti alle emittenti radiofoniche e televisive locali che si impegnano a trasmettere i messaggi di comunicazione istituzionali relativi all’emergenza sanitaria all’interno dei propri spazi informativi è riconosciuto, per l’anno 2020, un contributo straordinario. Il Ministero ha già pubblicato sul proprio sito web il decreto direttoriale di concessione di detto contributo alle emittenti locali in base alle graduatorie per l’anno 2019 con l’elenco degli importi spettanti.

Stefano Patuanelli

I soggetti di cui all’articolo 1, comma 1 del decreto, che intendono beneficiare del contributo straordinario devono inviare apposita domanda firmata digitalmente, d’accordo con gli editori si impegnano formalmente a disporre di opportuni spazi informativi, appositamente indicati, per la trasmissione dei messaggi istituzionali. Questa iniziativa servirà ad evitare le polemiche sull’affidabilità dei dati diffusi? Sarà cosi possibile togliere il bavaglio all’informazione? Finirà una volta per tutte la pubblicazione di fake-news sulle percentuali falsate spacciate per sacrosanta verità?

Per l’occasione lo scontro tra il centrodestra ed il centrosinistra, compreso il M5S, è stato quanto meno imbarazzante ma alla fine il mistero sembra essere chiarito. Il governo offre a radio e tv private la possibilità di uscire da una crisi imprevedibile con “un pugno di dollari in tasca se, nell’ambito del proprio palinsesto, verranno offerte informazioni (vere – false – presunte) agli italiani che sino ad oggi hanno ingoiato qualsiasi tipo di notizia portasse sfiga facendola propria.

Per quanto attiene i numeri del Covid abbiamo ricevuto esclusivamente dati contrastanti. Ve ne fossero stati due, diciamo due di numero, che potessero combaciare fra di loro ai fini di calcoli esatti e trasparenti. Il motivo è chiaro: aumentando l’iperbole si cerca di imbastire programmi che, per eccesso o difetto, facciano notizia.

Pubblicità sino allo sfinimento

Se poi all’interno di questi programmi viene inserita, con maestria da consumati registi, un bel po’ di pubblicità, meglio se ripetuta sino allo sfinimento, il risultato diventa economicamente infallibile. Allora diciamola tutta: la vena artistica e “genialoide” di certi politici con la compiacenza dei “compari” proprietari-editori, imprenditori o prenditori di network radiotelevisivi, hanno raggiunto il loro obiettivo: un “mondo di convenienza”. Quando si dice come fare soldi dalle disgrazie

 

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