Il comune ibleo reso celebre da Camilleri e dal suo Montalbano sarà il primo passo per l'accertamento di tante verità mai venute a galla. Tante verità e tanti soldi in ballo, quelli dei rifiuti speciali.
La relazione della commissione regionale Antimafia sul ciclo dei rifiuti getta ombre sullo scioglimento di alcun consigli comunali siciliani, nello specifico quelli di Siculiana, Racalmuto e Scicli. Secondo quanto emerge dalla relazione, lo scopo di scioglierli era quello di spianare la strada a piattaforme private per lo smaltimento dei rifiuti.
Tutto questo per favorire il cosiddetto “partito delle discariche” riconducibile al “sistema Montante”. Adesso Claudio Fava ha deciso che su queste vicende vuole andare fino in fondo, vuole ricostruire i fatti per comprendere se dietro quei decreti a firma del ministro dell’Interno vi fosse una regia con l’intento di alimentare il milionario business dei rifiuti appannaggio di imprenditori e politici. La commissione Antimafia inizierà da Scicli, meglio conosciuta come la Vigata di Montalbano, in provincia di Ragusa, “sciolta” il 29 aprile del 2015. “…Sentiremo – ha dichiarato Claudio Fava – prefetti, politici e anche l’allora ministro dell’Interno Angelino Alfano che firmò quel decreto. Quello scioglimento partì da un’inchiesta su un gruppo criminale che aveva il monopolio dell’affissione dei manifesti elettorali e composto per lo più da dipendenti della società che gestiva la raccolta rifiuti in città.
Il sindaco di allora, Franco Susino, un medico, venne rinviato a giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa. Si dimise prima che la commissione inviata dal prefetto consegnasse la relazione finale. “…C’era uno dei tre prefetti – dirà Susino subito dopo la pubblicazione della relazione della commissione Antimafia – che quotidianamente mi aspettava all’entrata del Comune e mi invitava a dimettermi, io rispondevo sempre sostenendo di essere con la coscienza pulita, a quel punto lui un giorno mi disse: Dottore, allora non ha capito niente, noi intanto il fango glielo buttiamo…”.
A spingere lo scioglimento, dalla parte politica, erano soprattutto il senatore Giuseppe Lumia, che presentò anche delle interrogazioni parlamentari, e Mario Michele Giarrusso, in quota M5s. Rispetto all’operato del senatore di un altro collegio, poi coinvolto a piene mani nel “sistema Montante”, si ribellò anche la segreteria locale del Partito Democratico. Lumia, infatti, non si sarebeb mai confrontato con la base del partito scavalcando anche la senatrice di Scicli allora in carica Venera Padua. Scicli, prima dello scioglimento, veniva da un periodo politico turbolento con un sindaco, Giovanni Venticinque, dimessosi anzitempo senza dare adeguate giustificazioni. Circa un anno dopo affermerà: “…Il motivo delle dimissioni è presto detto: il quadro politico all’interno del quale ero costretto a esercitare la mia attività di Sindaco era manovrato dai cosiddetti “potenti”, al solo fine di rendere impossibile la gestione della città, in un balletto di potere totalmente fine a se stesso che non teneva minimamente conto dell’interesse dei cittadini”. A rimarcare il concetto, qualche tempo dopo, era stato il vice di Venticinque, Matteo Gentile, che in occasione della sua candidatura alle regionali ha dichiarato: “…Ho l’impressione che la nostra Giunta sia caduta per la volontà di voler tutelare il territorio da nuove discariche…”.
Seppur nessuno dei consiglieri sciolti nel 2015 siano risultati “incandidabili”, il Consiglio di Stato ebbe a rigettare il ricorso presentato contro lo scioglimento. Diversa, invece, la storia del processo penale concluso con l’assoluzione piena dell’ex sindaco Susino (“…è inaudito – scriveva il giudice nella sentenza – che l’accusa abbia superato il vaglio dell’udienza preliminare…”), mentre per tutti gli altri imputati è decaduta sia l’associazione mafiosa che quella a delinquere. Per il Giudice, insomma, erano sì dei delinquenti che provavano a prendere il controllo dell’azienda per la quale lavoravano (che al processo si è costituita parte civile), ma nulla più. Nel dicembre 2013, tra l’altro, Franco Susino annullò 4 assunzioni irregolari fatte dalla ditta dei rifiuti, tra cui quella di Franco Mormina, ritenuto in via presuntiva il boss mafioso di Scicli (sul suo conto c’è una relazione della DIA che lo collega a Cosa nostra catanese, nello specifico alla famiglia Mazzei, ma gli esiti processuali non lo confermano).
Appena insediatasi, la triade inviata dal ministero ha stipulato un accordo con il Cas (Consorzio autostrade siciliane) per l’utilizzo di una cava come discarica di inerti per smaltire i rifiuti provenienti dai lavori dell’autostrada, eterna incompiuta, Siracusa-Gela. Prima dello scioglimento, il consiglio comunale aveva provato a tutelare quella cava (della quale aveva parlato anche il vicesindaco della Giunta Venticinque) con una delibera che eleggeva l’intera area a parco extraurbano. Nel frattempo, su Scicli, si abbatteva il progetto di una mega piattaforma per il trattamento di rifiuti pericolosi e non da 200 mila tonnellate da realizzare in una contrada a meno di 2 chilometri dal centro storico di una città patrimonio Unesco. Quella piattaforma, denominata ACIF, sarebbe stata al servizio delle aziende petrolifere ovvero nella loro piena disponibilità. Il progetto aveva ricevuto da parte della Regione tutte le autorizzazioni in tempi brevi, nonostante poi si dimostreranno tante anomalie nell’iter che aveva portato al rilascio dell’autorizzazione integrata Ambientale e della Valutazione di Impatto Ambientale (VAS e VIA). Anche in questo la politica si era opposta all’iniziativa e Susino in commissione Antimafia lo racconterà per filo e per segno:
“…Nel maggio del 2014 la ditta ACIF presenta un progetto, io invio all’assessorato il mio parere negativo. Qua purtroppo succede una cosa… il 9 settembre 2014 la ditta presenta le controdeduzioni, però io non le ho mai viste! A me non sono mai arrivate! Manca il protocollo elettronico e non sono mai state siglate. Le conseguenze vengono citate nelle varie autorizzazioni della Regione che dicono che, noi, alle controdeduzioni non abbiamo dato nessuna risposta… è passato pure che ero favorevole perché non avevo risposto alle controdeduzioni!”. Quella delle controdeduzioni è solo una delle anomalie riscontrate nell’iter che ha riguardato un progetto portato avanti contro tutto e tutti. Il progetto ACIF ha ottenuti diversi stop, il Tar però ha sempre dato ragione all’azienda. Recentemente sono state anche riscontrate, da parte del Genio Civile e del Comune, opere abusive e la Giunta Musumeci ha revocato in autotutela i nulla osta rilasciati. Al momento, sulla questione, vi sono in atto ben tre ricorsi presso il Tribunale amministrativo, dunque ancora tutto da vedere. Inoltre alla commissione Antimafia è stata segnalata anche la presenza, nel corso di un’ispezione effettuata dalla presidente di una commissione consiliare di Scicli, del professore Giuseppe Mineo, giudice del Cga, arrestato nel luglio del 2018 per corruzione in atti giudiziari e connessioni con il Sistema Amara.
Claudio Fava vuole fare luce su questo e sul “silenzio della politica” riguardo lo scioglimento di Scicli, e vuole farlo in fretta. Un silenzio tombale rotto dall’allora governatore Rosario Crocetta che, con una sua dichiarazione forse impudente, aveva ridotto il decreto del ministero dell’Interno ad un atto dal mero valore politico: “…Il movimento “Il Megafono” e altri avevano dato la disponibilità a candidare un esponente delle forze dell’ordine – ebbe a dire Crocetta – se gli altri partiti avessero avuto il coraggio si sarebbe evitato lo scioglimento…”. Le prime audizioni si terranno il 13 maggio. Si incomincerà con le deposizioni del maresciallo dei carabinieri Sebastiano Furnò e dell’avvocato Bartolo Iacono.
Il primo nel corso del processo Eco aveva raccontato che nel settembre 2013 c’erano stati diversi accessi alla banca dati del ministero dell’Interno riguardanti il sindaco Susino, alcuni assessori e due dirigenti. Qualcuno disse al sottufficiale che gli accessi erano stati fatti con gli user id di ‘foca 608’ e di ‘foca 606’, due operatori diversi, in uso all’Aisi di Roma, i nostri servizi segreti interni. Perché mai la nostra intelligence avrebbe dovuto occuparsi dell’amministrazione di un piccolo paese del Sud? L’ulteriore richiesta di notizie del maresciallo Furnò non venne esitata per “motivi di sicurezza”. L’avvocato Iacono Bartolo, persona molto in vista in città, da anni sostiene la tesi che dietro lo scioglimento del consiglio di Scicli potrebbe celarsi il “sistema Montante” con la complicità di alcuni organi di informazione. Ma questa è tutta un’altra storia.