Retribuzioni? Sprofondo rosso, anzi di più

Attendiamo senza alcuna fiducia le elezioni del 25 settembre. I salari in calo preoccupano, si spera in silenzio nel prossimo esecutivo che avrà in mano anche l’equo compenso di cui si parla da anni e che non ha visto ancora la luce.

Roma – Il lavoro e i salari in calo sono problemi che attanagliano molte famiglie e i giovani. Creano disagi ed ingiustizie sociali aberranti, che la politica si ostina a sottovalutare. Nonostante i diversi indici che sottolineano la gravità delle questioni legate anche al welfare, dai governi che si sono succeduti nessuna risposta. Il mercato del lavoro sembra sia migliorato nei primi mesi del 2022 portando il tasso di disoccupazione al 7,9% nello scorso mese di luglio. Un dato ben al di sopra della media Ocse che si attesta al 4,9%. In Italia l’impatto della crisi virale sul mercato del lavoro è stato attenuato dall’uso massiccio della Cassa Integrazione, ma i nodi ora si sono ulteriormente aggravati e sono giunti inesorabilmente al pettine.

Nonostante l’enorme calo delle ore lavorate, il tasso di disoccupazione massimo del secondo trimestre 2020 era solo 0,5 punti percentuali al di sopra del 9,7% del dicembre 2019. Dunque la disoccupazione cresce, ma bisogna sempre vedere con quale tipologia di contratti, soprattutto con quelli che fanno la differenza visto il boom di quelli a termine. Il vero problema, però, è rappresentato dai salari erosi dall’inflazione. L’analisi del mercato del lavoro italiano firmata dall’Ocse è fatta di luci e ombre. Se è vero che da un lato vi è in calo la disoccupazione con un livello di occupazione tornato al periodo pre-Covid, dall’altro la questione salariale resta incredibilmente attuale ed è allarmante.

Gli stipendi italiani caleranno ancora. Anche quest’anno l’unico Paese europeo dove diminuiranno di più rimane la Spagna. “I salari reali scenderanno del 3% in Italia nel corso del 2022, contro una media Ocse del 2,3%”. Questo è quanto si legge nelle proiezioni contenute nelle Prospettive dell’Occupazione Ocse 2022 pubblicate giorni fa a Parigi. La minima crescita dei salari non riesce a tenere il passo dell’inflazione, nonostante l’aumento della tensione nel mercato del lavoro, la crescita salariale nominale rimane debole, specie in Italia, nel secondo trimestre 2022. Tanto che la crescita annua dei “salari orari” negoziati è rimasta intorno all’1%, mentre l’inflazione ha raggiunto il 6,9%, contro una media Ocse del 9,7%.

Il risultato dunque è un calo dei salari reali del 3% nel corso del 2022. L’ennesima pessima notizia per i lavoratori, soprattutto per quelli che già sono in difficoltà. La politica non può fare come le tre scimmiette, che non vedono, non sentono e non parlano. Si blatera solamente di riforme mai avviate e quelle “lavorate” sono semplicemente fallimentari. A chi governerà l’Italia spetterà il compito di assumersi le dovute responsabilità e di affrontare, in modo serio, questi problemi. Le questioni del lavoro e della giustizia sociale dovranno essere per forza al centro delle iniziative politiche a carattere di estrema priorità. Infatti il recente studio della Fondazione Di Vittorio stima che oltre 9 milioni di persone siano in seria difficoltà con il lavoro.

Se si alzasse lo sguardo oltre il proprio ombelico si potrebbe avere una migliore visione della politica e del suo ruolo importante. Ormai non è più l’ora dei pannicelli caldi, refrain che rinnoviamo quasi quotidianamente ma che non viene accolto ormai da nessuno. Pensare soltanto a come fronteggiare l’odierno malessere, senza volgere lo sguardo indietro per affrontare il futuro dell’Italia, è roba da irresponsabili. Cavalcare il consenso con frasi ad effetto non serve, anzi allontana.

In ogni caso occorrono misure ulteriori per lasciare maggiore disponibilità economica alle famiglie. Soprattutto quelle a basso reddito, perché i consumi sono in contrazione e limitare l’uso dell’energia in casa è certamente utile, ma non contribuisce a frenare il costo del carrello della spesa. L’inflazione, il lavoro che scarseggia e gli aumenti incontrollati dei prodotti stanno alimentando la disperazione. Un allarme sociale che preoccupa sul serio.

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