Il leader di Italia Viva sorprende con una riforma costituzionale che potrebbe cambiare il panorama politico italiano. Ma quali implicazioni avrà questa proposta in un momento cosi delicato per il Bel Paese?
Roma – Renzi non tradisce le aspettative e spariglia le carte nella maggioranza. E, soprattutto, nell’opposizione che soffre di allergie da riforme costituzionali. Così, a sorpresa ma non troppo, il leader di Italia Viva dichiara di presentare al Senato la proposta di legge per l’elezione diretta del premier. Una riforma che piace anche a Giorgia Meloni e che potrebbe trovare consenso nella maggioranza e forse anche nell’opposizione, che sembra ancora un po’ stordita dalle botte elettorali ricevute.
Subito, allora, a confabulare che Renzi è la stampella del centrodestra con il quale, s’insinua, c’è del feeling. Ma se si ragiona in tal modo è meglio smettere di discutere e di provare a fare un ragionamento compiuto, perché se stanno così le cose, di Carlo Calenda cosa si dovrebbe dire, dato che molto spesso è d’accordo con le proposte di Meloni, così come altrettanto frequentemente è in sintonia con Schlein? Che non ha le idee chiare…? Non pare proprio, anzi…! Sarebbe, allora, il caso di avere il coraggio di presentare proposte di legge senza, per forza, essere vincolati ad ideologie che del riformismo tanto declamato hanno perso lo smalto e persino le tracce.
Non si tratta di comportarsi come schegge impazzite e da indisciplinati, ma solo di essere parlamentari, portatori sani di proposte, che contribuiscono ad aprire discussioni, fino adesso siglate da slogan, che possono essere modificate, ampliate e persino rifiutate. Passando ai temi centrali della sua discussione, Renzi proporrà una riforma costituzionale per l’elezione diretta del presidente del Consiglio dei Ministri. Ricordando, altresì, che questa proposta era parte del programma elettorale del Terzo Polo (Calenda compreso), affermando anche che il governo Meloni, pur avendo un grande consenso nei sondaggi, non ha agito su questa riforma costituzionale. Pertanto, ha annunciato che la presenterà personalmente al Senato, invitando tutti al dibattito.
Velleità allo stato puro, ma il sasso è lanciato. L’attacco di Renzi, però, non si fa attendere e spara sul governo facendo notare come la politica italiana si occupa principalmente di questioni superficiali. Ha sottolineato, peraltro, come:
“I problemi geopolitici – sempre secondo il leader di Italia Viva – a livello internazionale siano impressionanti, con situazioni critiche dall’Ucraina all’Africa, dal Medio Oriente al Sud-est asiatico. Allo stesso tempo, ha osservato che le difficoltà per il ceto medio italiano stanno crescendo, tra inflazione, costi della benzina, liste di attesa e tasse”.
La strategia di Renzi sembra essere abbastanza chiara ed è quella di evidenziare lo stallo di alcune riforme di cui si è molto parlato, ma che sono ancora nel cassetto. Forse il bilanciamento di alcune riforme, sia della Lega che di FdI, sta rallentando un iter parlamentare troppo a vantaggio di Salvini. Pertanto, premierato contro autonomia differenziata, al momento, anche secondo Renzi, sembrano sbilanciati. In sostanza, i dissidi, palesi e nascosti, tra Meloni ed il Carroccio, che porta avanti il ddl Calderoli sull’Autonomia differenziata, bloccano qualunque passo in avanti della riforma sul cosiddetto premierato.
In ogni caso, l’ex premier ha firmato in una conferenza stampa, convocata ad hoc, la proposta di legge di revisione costituzionale, che – ha affermato Renzi – “il governo non ha avuto la forza di fare in dieci mesi. Chiacchiera, chiacchiera ma non la fa, allora la presento io ed ha come titolo: *Disposizioni per l’introduzione dell’elezione diretta del presidente del Consiglio dei ministri”. Il dado è tratto…!