I militari della Guardia di Finanza di Reggio Calabria in collaborazione con diversi Reparti del Nord Italia, coordinati dalla Procura e della Direzione Distrettuale Antimafia, hanno effettuato il sequestro di cospicui capitali di origine illecita. Le indagini continuano.
Reggio Calabria – I militari della Guardia di Finanza di Reggio Calabria con la collaborazione di diversi Reparti del Nord Italia, coordinati da Procura e Direzione Distrettuale Antimafia, hanno eseguito un provvedimento emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria – presieduta da Ornella Pastore – su richiesta del sostituto procuratore Stefano Musolino, che dispone l’applicazione della misura di prevenzione patrimoniale del sequestro su beni immobili (sia terreni che fabbricati), società (sia quote societarie che complessi aziendali) e rapporti finanziari, per un’accertata sproporzione di circa 9 milioni di euro, nei confronti dei coniugi Antonio Sapone e Maria Ripepi, imprenditori attivi nel settore del noleggio di apparecchi da intrattenimento con vincita in denaro nelle zone del Gebbione e di Sbarre della città di Reggio Calabria, contigui al gruppo mafioso “Labate”, nonché nei confronti di uno dei loro figli, Vincenzo Sapone di 28 anni.
Le indagini portate avanti dalle Fiamme gialle e che sono culminate con l’operazione denominata Las Vegas, hanno portato alla luce le condotte criminali perpetrate dal «Gruppo Sapone», subentrato nella gestione del business a Gioacchino Campolo, definito il re dei videogiochi, forti del suo consenso. Da quel momento le attività della famiglia Sapone hanno registrato una crescita di fatturato vertiginosa, questo grazie allo sponsor della cosca Labate. La vicinanza del gruppo Sapone agli ambienti criminali è stata tra l’altro confermata, oltre che dalle attività investigative, anche dalle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia.
Tra le condotte criminali riscontrate, oltre al concorso esterno in associazione mafiosa con la cosca Labate, gli inquirenti hanno documentato, da parte dei Sapone, delitti contro la pubblica amministrazione, grazie al concorso di pubblici ufficiali infedeli che agevolavano la crescita imprenditoriale del gruppo, garantendo il conseguimento illecito di licenze ed autorizzazioni. Gli accertamenti eseguiti hanno evidenziato una significativa e ingiustificata differenza tra il reddito dichiarato ai fini delle imposte sui redditi e il patrimonio posseduto (anche indirettamente, tramite i propri figli), nonché l’intrinseca illiceità dell’enorme patrimonio accumulato nell’arco temporale di 15 anni, periodo oggetto di investigazioni: è stata così constatata la sussistenza di una sperequazione di oltre 8,8 milioni di euro.
L’ingente disponibilità di denaro contante da parte dei componenti del «Gruppo Sapone» è comprovata anche dalle modalità di effettuazione, da parte degli imprenditori, di acquisti immobiliari di rilevante entità. In esecuzione del decreto applicativo della misura di prevenzione patrimoniale, i finanzieri reggini hanno individuato e, contestualmente, sottoposto a sequestro 8 beni immobili (di cui 6 fabbricati e 2 terreni) situati a Reggio Calabria e Milano e 4 società (con i relativi patrimoni), unitamente al complesso delle disponibilità finanziarie riconducibili ai soggetti proposti. Contestualmente l’autorità giudiziaria procedente ha emesso un apposito decreto di perquisizione ricomprendente tutti i luoghi rientranti nella disponibilità dei componenti del «Gruppo Sapone» e delle 4 società agli stessi riconducibili, al cui esito i militari operanti hanno rinvenuto e sequestrato documentazione e altro materiale probatorio di rilevante interesse investigativo che potrebbe portare ad ulteriori importanti sviluppi.
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