L’attività dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione ha consentito di recuperare una somma record lo scorso anno. Ma c’è ancora molto da fare poiché i crediti non recuperati ammontano a 1.100 miliardi di euro. La riforma tributaria in fieri punta a migliorare questo aspetto e a disciplinare l’annullamento delle sanzioni pregresse.
Roma – La riforma tributaria sembra abbia come obiettivo la riscrittura del sistema fiscale organizzato negli anni 70. Un reticolo di norme così complesso e confuso da cui non si è ancora riusciti a fuggire. In pratica si aggiungono sempre più provvedimenti che vanno ad incrementare la selva normativa tributaria già abbastanza intricata, anche per gli addetti ai lavori.
Vi è, dunque, la necessità di adottare un codice unico tributario, ha sostenuto inoltre il direttore dell’Agenzia delle Entrate, aggiungendo che “l’esigenza di raccogliere tutti i testi unici in un unico Codice tributario è un dovere per consentire a chiunque di poter sapere, quantomeno, dove andare a cercare la norma di riferimento. In questo momento le norme fuori sistema sono più delle norme sistematiche”. Infatti, il testo unico del 1986 ha subito circa 1.300 modifiche, quindi di unico ha ben poca cosa.
Nel 2022 il recupero dell’evasione è stato da record: 20,2 miliardi di euro la somma riportata nelle casse dello Stato per effetto della complessiva attività dell’Agenzia delle Entrate e di Agenzia delle Entrate-Riscossione. Oltre alle maggiori entrate derivanti dai controlli, lo scorso anno infatti l’Agenzia delle Entrate ha anche assicurato “minori uscite” a carico del bilancio dello Stato, grazie alle analisi di rischio e alle attività anti-frode, che hanno consentito di bloccare 9,5 miliardi di euro tra crediti, bonus e rimborsi non spettanti.
Di questi, la parte preponderante riguarda i crediti fittizi generati da bonus edilizi, individuati in sinergia con la Guardia di Finanza. Sempre nel 2022, inoltre, è cresciuto il gettito spontaneo, cioè i tributi amministrati dall’Agenzia delle Entrate versati dai contribuenti, che sono stati pari a quasi 510 miliardi (+11% rispetto al 2021), mentre i rimborsi erogati nel 2022 a famiglie e imprese hanno sfiorato i 20 miliardi. Intanto sulla riscossione si gioca una delle principali partite di efficienza del sistema fiscale italiano. A chiedere di procedere senza indugi sulla strada della revisione del sistema di recupero coattivo è proprio la Corte dei conti, con una delibera adottata poco prima della fine del 2022 e resa nota a gennaio 2023, che si concentra proprio sulla riforma della riscossione e gli effetti delle modifiche degli ultimi anni.
Modifiche che ancora non tengono in considerazione gli ultimi interventi della manovra 2023 (legge 197/2022) che prevedono due sanatorie della tregua fiscale e la riscrittura delle modalità per la cancellazione dei crediti inesigibili. In sostanza, vi sono 1.100 miliardi non recuperati dall’evasione fiscale. Più nel dettaglio, ci sono la cancellazione dei mini-debiti fino a mille euro e la rottamazione quater, che prevede la definizione agevolata sia dei carichi affidati alla riscossione dal 2000 al 30 giugno 2022 che le sanzioni diverse da quelle irrogate per violazioni tributarie o per violazione degli obblighi relativi ai contributi ed ai premi dovuti agli enti previdenziali, comprese le sanzioni per violazioni del codice della strada, ma limitatamente agli interessi e all’aggio.
Per le sanzioni amministrative, incluse quelle per le multe stradali, l’annullamento riguarderà solo gli interessi e non, invece, le sanzioni e il rimborso delle spese per le procedure esecutive e di notifica, che dovranno comunque essere pagate dal debitore. A partire dall’1 gennaio e fino al 31 marzo 2023 resta comunque sospesa la riscossione dell’intero importo. In sostanza, la riforma della riscossione punta ad introdurre un meccanismo di rateizzazione fino a 120 rate e al graduale abbandono del ruolo. Si estenderà, pertanto, il termine di efficacia degli atti della riscossione.