Gli italiani secondo Eurispes: la classe media è allo stremo

Il 37° Rapporto Italia 2025 fotografa un Paese affaticato, dove le famiglie arrancano tra conti in rosso, cure mediche rinviate e consumi sempre più rateizzati. E la protesta si spegne nell’apatia.

Negli ultimi tempi si sono susseguite ricerche sociali, di opinioni e economiche, oltre che indagini psicologiche su come vivono gli italiani. Male se non peggio risponderebbe qualsiasi cittadino medio. Appartengono a questa categoria quei gruppi sociali generalmente collocabili nella fascia intermedia della gerarchia sociale, tra il ceto superiore e la classe inferiore. La definizione del ceto medio, in realtà. è molto variabile, ma solitamente comprende coloro che hanno un reddito e un livello di istruzione medio, e che svolgono professioni o occupazioni che non sono né particolarmente elevate né particolarmente basse. 

Tuttavia è da qualche decennio che si è “proletarizzato”, tanto per usare una terminologia marxista, perdendo peso economico e prestigio sociale a causa della crisi economica che da qualche anno non accenna a placare i suoi effetti nefasti. Il 29 maggio è stato presentato il 37° Rapporto Italia 2025” di Eurispes, un centro studi privato che opera nel campo della ricerca politica, economica e sociale. E’ stato dipinto un quadro che moltissimi cittadini conoscono a menadito.

Tra liste d’attesa infinite e costi esorbitanti, una buona fetta di italiani ha rinunciato alle cure mediche.

Nelle famiglie italiane, infatti, il tempo è occupato dai conti che non tornano mai, lasciandole in braghe di tela. Una vita che scorre via sentendo il fiato sul collo dell’affanno continuo, in quanto il bilancio è…sbilanciato in negativo, sempre in rosso. Molte persone sono state costrette, dato il contesto, a rivedere il loro rapporto coi soldi, cercando di attuare meccanismi per trarsi in salvo dall’ecatombe. Uno strumento molto utilizzato è la rateizzazione per fare acquisti, ma alla fine, comunque, i debiti vanno saldati. Inoltre, una buona fetta di popolazione ha rinunciato alle cure mediche, in parte per l’estrema lunghezza delle liste d’attesa per cui, può capitare che quando si è liberato un posto, il paziente è passato a miglior vita. Le cure odontoiatriche sono quelle a cui si rinuncia in partenza, visti gli esosi costi per andare dal dentista.

Non si tratta più di sapersi adattare ad un periodo negativo ma di un vero e proprio cambiamento antropologico del consumatore italiano. Ad intendere significativi mutamenti nelle caratteristiche, nei comportamenti, nei modelli di pensiero e nei valori di una cultura o di una società. Basti pensare a quelli, rapidi e radicali, succedutesi in seguito a processi come la secolarizzazione, la modernizzazione, il consumismo e la globalizzazione. Il rischio è di avere effetti negativi, come la perdita delle identità culturali, la crescita delle disuguaglianze e il disorientamento sociale.

Con la crisi economica c’è anche chi rimanda le vacanze all’infinito, non potendosele più permettere.

Ma gli aridi numeri non raccontano tutto, cosa si nasconde ad essi. Si tratta di persone in carne ed ossa, con bisogni, sentimenti, aspettative, esigenze. Famiglie che spostano le vacanze ad altra data, che di questo passo, se non ci sarà un’inversione di tendenza, la vedranno col binocolo, nell’anno del mai e nel mese del poi. Il nuovo motto tanto in voga sembra essere diventato “procrastinare”, rimandare ad un futuro molto incerto che, con molta probabilità, realizzerà i propri desideri. Giovani coppie, pur di realizzare il loro sogno d’amore di convolare a nozze, fanno acquisti a rata, entrando in un vortice continuo di “rateizzazione perenne”. Persone che sono talmente affrante, angosciate e esauste che non hanno più la forza di protestare. Resta solo un flebile sospiro per sopravvivere. Già, ma fino a quando?

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