Autentica partaccia quella di Sua Maestà Britannica contro il popolo venezuelano. E mentre Maduro chiede aiuto all'Iran, l’America schiera mezza flotta da guerra nei Caraibi. Un passo falso e gli obici da 460 millimetri potrebbero causare più vittime del Covid.
Tira una brutta aria in Venezuela. Il governo di Maduro, ormai da molto tempo costretto a sopportare i ciclici tentativi di colpo di Stato pianificati da Washington, deve risolvere la questione dell’oro requisito arbitrariamente da Londra.
Nelle scorse ore anche l’ex legislatore e politico laburista, nonché membro del Parlamento per Derby North dal 2010 fino al 2015 e dal 2017 al 2019, riprende le parti al vertice bolivariano:
“…Il ripetuto rifiuto da parte di Londra di restituire l’oro venezuelano al legittimo proprietario – chiarisce il giurista – sta compromettendo l’immagine internazionale del Regno Unito, soprattutto dopo che la nazione latinoamericana ha chiarito che quelle ricchezze sarebbero state utilizzate solo per combattere il Coronavirus. In primo luogo, non avremmo mai dovuto trattenere quell’oro, ma ora, e soprattutto dopo che Caracas ha reiterato la richiesta e dopo tutte le sanzioni ingiustificate da parte degli Stati Uniti, se davvero vogliamo parlare di diritti umani e se prendiamo sul serio la risposta globale a questa pandemia, dovremmo assolutamente restituire queste risorse…”.
La disputa è nata circa un anno e mezzo fa quando il leader dell’opposizione Juan Guaido si proclamò autonomamente, ma con il sostegno americano, presidente del Paese. Da quel momento iniziarono a verificarsi una serie di sconvolgimenti geopolitici mossi principalmente da interessi finanziari. Il governo legittimo si mobilitò immediatamente per richiedere alla Banca Centrale d’Inghilterra il ritorno dell’oro nel Paese d’appartenenza. Dal Regno Unito, che nel frattempo aveva riconosciuto Guaido quale Presidente, però, arrivarono solo risposte negative.
Sebbene le successive rivolte popolari e la fermezza dell’esercito confermarono Maduro quale capo di Stato ufficiale, l’oro a Caracas non è mai più arrivato. Le numerose e continue richieste venezuelane non sono mai state ascoltate e, in concomitanza con la pandemia, hanno causato seri problemi al tessuto economico locale. La somma d’oro che Caracas attualmente reclama si aggirerebbe intorno a 1,2 miliardi di dollari (circa 1,09 miliardi d’euro). Una cifra cospicua, che avrebbe portato lo Stato venezuelano il 14 maggio scorso a presentare istanza a un tribunale della capitale inglese.
Dunque, la domanda sorge spontanea: l’operato di Londra è legittimo o no? Sempre secondo Christopher Williamson non sembrerebbe esserlo. Al contrario, proprio l’ostinazione inglese, noncurante dell’emergenza pandemica, avrebbe gettato il governo inglese ulteriormente al centro delle critiche.
“…Sappiamo che sono sotto pressione economica –continua Williamson – e date le conseguenze mortali del COVID-19 non puoi pretendere di voler avere una risposta internazionale, non puoi pretendere di sostenere i diritti umani se non sei disposto a sostenere una nazione sovrana, come il Venezuela, che chiede semplicemente la restituzione di quanto gli appartiene per poter far fronte alla lotta a questo virus mortale…”.
A peggiorare ulteriormente la situazione, in queste ore, si è aggiunta la questione legata alle 5 petroliere inviate dall’Iran in supporto a Maduro.
Washington non sembrerebbe aver preso bene tale decisione tanto da aver pubblicamente minacciato anche l’utilizzo di misure coercitive per evitare l’approdo delle imbarcazioni. Ogni minuto che passa la situazione sembra diventare più tesa, soprattutto perché i cargo zeppi di carburante disterebbero ormai poche ore dalle coste venezuelane.
Inoltre, nel Mar dei Caraibi, in prossimità delle acque nazionali venezuelane, sarebbero state dislocate varie unità navali statunitensi che, almeno ufficialmente, dovrebbero svolgere meramente attività dedite alla repressione del narcotraffico. In realtà, secondo fonti venezuelane, servirebbero per fare pressione sul presidente Maduro. La questione è sempre più complessa e una sola mossa azzardata potrebbe trascinare la disputa in qualcosa di molto più grave. Se non irreparabile.
“…Gli americani sanno benissimo – dichiarano i giornalisti di Al-Manar, stazione televisiva satellitare libanese – che se osano abbordare una o addirittura cinque navi iraniane, gli iraniani potrebbero abbordare dieci navi americane. Avrebbe così inizio una guerra economica contro gli Stati Uniti e nessuna nave americana oserà più muoversi in questa regione…”.
Insomma, come sempre a muovere l’ago della bilancia sono petrolio e denaro. Nel Mar dei Caraibi tira un vento pericoloso: un vento di guerra.