Cosi facendo dove andremo a finire? Non c’è giorno che non ci siano nuovi rincari, soprattutto sui generi alimentari ormai lievitati come non mai. Milioni di famiglie fanno davvero fatica a sopravvivere e poco importano argomenti come l’aumento del contante, i rave-party o i sondaggi. Con queste cose non si mangia.
Roma – I prezzi volano sempre più in alto. Ma sono le bollette e l’inflazione che monopolizzano le preoccupazioni degli italiani. Non solo l’energia toglie il sonno, oltre la luce. Molte polemiche elettorali si sono scatenate sulle “agende” da mantenere o da buttare, ma l’agenda reale delle nostre famiglie non è cambiata. Anzi è sempre più in rosso. Capita spesso che gli italiani si rivelino più saggi, o almeno più concreti, rispetto al frastuono del dibattito politico e giornalistico. Il problema riguarda i partiti, spesso spiazzati da un’opinione pubblica che si muove in libertà con sempre meno vincoli ideologici, ma anche i media, facili alla passione per temi che all’atto pratico sono più che secondari.
La continuità fra il vecchio e il nuovo governo non interessa molto ai cittadini anche se si spera in una politica economica concentrata sugli aiuti emergenziali a famiglie e imprese, giudicata nei fatti una via obbligata per non vedersi peggiorare drasticamente la condizione propria e del Paese. Infatti dopo una campagna elettorale rapida ma fitta di accesi scontri frontali, è stato premiato l’unico partito di opposizione al governo Draghi che non ha lodato la sua agenda. In ogni caso la conferma di questo pragmatismo piuttosto disincantato arriva se si guarda a quanto avvertito come priorità.
Per esempio non c’è molto interesse nei confronti delle riforme dell’ordinamento, dal presidenzialismo all’autonomia differenziata e dell’innalzamento del tetto all’uso del contante. Quest’ultimo tema ha dominato la scena delle scorse settimane e, come spesso capita, lo ha fatto con un’intensità inversamente proporzionale alla sua effettiva rilevanza pratica. Almeno per la maggioranza degli italiani.
Anche perché mentre la politica ostenta certezze sul fatto che il limite “penalizza i poveri” o che, al contrario, è un fondamentale argine antievasione, non ci si rende conto che evasori e riciclatori di denaro sporco difficilmente si fanno impressionare da un limite legale facile da aggirare. Senza considerare che, almeno per quanto riguarda chi ha poca “pecunia”, oltre a non avere dimestichezza con le carte di credito in genere, non ha nemmeno troppa frequentazione con pacchi di banconote.
Allora a rimettere le cose a posto ci pensano ancora gli italiani, collocando all’ultimo posto nella graduatoria del gradimento l’aumento del tetto al contante, ma nello stesso tempo si dimostrano, secondo alcune rilevazioni, convinti del fatto che governo e Parlamento non desisteranno dall’intervenire, forse con l’obiettivo di agitare una bandiera politica tutto sommato meno costosa di altre rese impossibili dall’emergenza. Peraltro si rimane tiepidi anche sul regime fiscale agevolato in quanto non è avvertito come una urgenza. Invece un punto molto sentito dagli italiani è l’orientamento della lotta all’evasione sulle “grandi frodi”, nonché l’esigenza di lasciar tranquilli cittadini e “imprese normali” a cui riservare, peraltro, un taglio della pressione fiscale.
La questione però occupa attualmente uno scarso gradimento, anche perché la burocrazia delle tasse ha ancora bisogno di parecchio snellimento. Intanto regna sovrano lo scetticismo, per questa tanto decantata rivoluzione fiscale.