Qualcuno si fa i Fatti Vostri. Chi l’ha visto?

Conti correnti, regalie, spese folli, amanti e rapporti pruriginosi sono gli argomenti più imbarazzanti che, se cadessero in cattive mani, farebbero davvero tanto male. Specie se si tratta di politici, imprenditori e giornalisti più o meno noti. Vizi e virtù hanno un loro costo e l’ennesima asta è già cominciata. Chi offre di più?

Roma – Il dossieraggio come forma di lotta politica ha radici profonde e consolidate. D’altronde è risaputo che il potere si consolida sulle informazioni. Insomma una forma di ricatto antica che oggi più che mai indigna e desta serie perplessità e preoccupazioni sulla tenuta delle istituzioni. Poi se sono proprio i rappresentanti dello Stato ad essere le talpe, il sistema diventa ancora più pericoloso, soprattutto per i collegamenti tra le stesse istituzioni ed apparati collegati, in grado di manipolare le informazioni per creare discredito e togliere di mezzo il “nemico” di turno.

L’ipotesi che una regia politico-mediatico-giudiziaria voglia condizionare il governo non sembra avere molti precedenti. Su Berlusconi è accaduto di tutto e, a ragione o torto, ora è inutile tirare in ballo vicende che sono state sotto gli occhi di tutti. Fanno riflettere, comunque, le recenti indagini giornalistiche sul ministro Adolfo Urso, sui familiari del premier ed altre personalità. È un caso, oppure c’è una regia? Ci sono rapporti privilegiati tra alcuni giornalisti e uomini di Stato dentro la Dia, la Dna, la commissione Antimafia ed il Copasir?

Il ministro Adolfo Urso

La domanda è doverosa visto quel che sta succedendo. Insomma, una bella gatta da pelare per Cantone. I precedenti sono molteplici, ma si riuscirà veramente a portare a galla i mandanti, gli infiltrati, i collusi e gli appartenenti alle istituzioni, anche deviate? Speriamo di sì, ma il dubbio è forte. Già, infatti, sono troppe le indiscrezioni che veleggiano con il vento in poppa sulla vicenda emersa recentemente! Una Repubblica fondata sul ricatto è partita già nel dopoguerra con i principali esponenti della politica impegnati a ostacolare gli avversari proiettati verso il vertice della Democrazia cristiana, introducendo falsi memoriali lanciati l’uno contro l’altro.

E sempre i politici, negli anni Sessanta, furono protagonisti di una stagione maleodorante che venne farcita da 150mila schedature del Sifar, il servizio segreto militare italiano, ritenuti politicamente “pericolosi”. Non è la prima volta che i dossieraggi sfiorano la politica. In passato c’è stato il caso di Antonello Montante, l’ex presidente di Confindustria Sicilia, condannato a 8 anni per aver ideato un “Sistema” per monitorare politici e manager. Non si dimentichi la vicenda ed il libro di “Palamara”.

La Procura di Palermo, per esempio, ha recentemente bloccato un traffico di materiale secretato nel caso dell’arresto di Matteo Messina Denaro. Un poliziotto infedele della Digos di Forlì e un luogotenente dei carabinieri avrebbero fornito dati sensibili all’ex parlamentare leghista Gianluca Pini, come si è scoperto nell’indagine contro l’ex capo delle Dogane. In passato, e neanche tanto lontano, ci fu un accesso abusivo all’Anagrafe tributaria per carpire informazioni sensibili a carico di personaggi politici e no, come l’ex Pm Antonio Di Pietro, Gioacchino Genchi, Marco Travaglio e la famiglia Agnelli.

La questione, nel 2007, del portavoce di Prodi, Silvio Sircana, paparazzato mentre si avvicina in strada di notte a un trans. Il presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo, beccato dai carabinieri con la trans Natalì e poi dagli stessi ricattati dopo averlo filmato. Insomma, una macchina del fango. Ma stavolta è diverso, in quanto il “caso Crosetto” fa presagire dei risvolti non solo di natura politica, ma anche altri interessi economici di carattere internazionale. La sicurezza del Paese è a rischio?

Alcuni documenti di Matteo Messina Denaro sono stati secretati dalla Procura di Palermo

Chissà cosa emergerà. In ogni caso, il modus operandi del tenente che avrebbe – secondo i magistrati – scaricato atti riservati senza autorizzazione, ricorda quello che successe nel 2020, quando vennero rese note sui giornali alcune notizie, non sempre meritevoli di indagini giudiziarie, a carico di personaggi politici. Matteo Renzi, così, finì nel tritacarne per la vendita della sua villa nel 2018 e per una consulenza ad Abu Dhabi; Giuseppe Conte venne travolto dal fango per una transazione sospetta della sua compagna Olivia Palladino.

Anche l’allora portavoce di Palazzo Chigi Rocco Casalino venne segnalato all’Uif perché il compagno cubano aveva perso 18mila euro col trading online. La delegittimazione è ormai divenuta un’arma da combattimento per creare dubbi ed inabissare carriere. Chissà quante volte accade, ora la vicenda, infatti, è venuta fuori solo perché vi è stata una denuncia. Pericoloso, in ogni caso, che frammenti dello Stato possano perseguire interessi opachi e di parte.

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