Prossimo Premier? Probabilmente in fondo, a destra

La cavalcata del centrodestra della Meloni per il trono di Palazzo Chigi continua inesorabile e senza ostacoli. Il Pd pensa già al post Letta ma si defila. Gli altri seguono con numeri decrescenti e verranno spazzati via dall’astensionismo.

Roma – Il 2022 verrà ricordato come l’anno in cui si sono svolte le elezioni politiche più brevi, calde e ricche di soli slogan senza programmi. Insomma la prima campagna elettorale estiva della storia d’Italia. Perfino Tik-Tok è stato scomodato, tra i social, per fare breccia tra i giovani. Così dalla crisi di governo più sconsiderata di sempre non poteva che uscire una campagna elettorale “réclame” del tutti contro tutti. Meloni e il centrodestra galoppano. Il Pd usa l’imperativo: “Scegli”, facendo presagire, in caso di vittoria della destra, scenari bui del fascismo più reazionario. Nel caso di vittoria dei dem il colore rosso invece avrebbe dovuto far pensare ad un Bel Paese dai colori forti e passionali. Fantasie allo stato puro.

Purtroppo c’è poco da immaginare perché lo stiamo già vivendo questo periodo maledetto, per nulla positivo e tutt’altro che gioioso. Pertanto declinandolo al presente, questo rimane un momento difficile. Anzi difficilissimo. La Lega utilizza la parola: “Credo”, forse pensando alla protezione di un ombrello per colmare l’imbarazzante vuoto di idealità. Mentre Fratelli d’Italia, che parla al plurale, esclama “Pronti”, ed evita di impartire ordini o scelte come fa Letta. Oppure di parlare in prima persona come fa Salvini.“

Pronti”, invece, parla alla gente ipotizzando competenza e di essere “sul pezzo”. Poi si tratta di vedere quanto questa armata Brancaleone, che è il centrodestra, sarà disposta a mettersi alla prova e quanto sarà adeguata nel guidare il governo di un Paese così mal ridotto in un contesto internazionale drammatico.

Il centrodestra insomma naviga con il vento in poppa e davanti al centrosinistra di oltre 20 punti percentuali. Annaspa, invece, Enrico Letta passato dal campo largo al campo vago, uno dei pochi ancora a difendere quell’Agenda Draghi oramai dimenticata anche dallo stesso Premier che non vuole essere strumentalizzato elettoralmente. A due settimane dal voto, in ogni caso, il quadro è chiaro. Pur con toni diversi il centrodestra marcia unito e nei collegi uninominali farà votare i propri candidati in maniera compatta. Così facendo avrà la meglio quasi ovunque. Nel centrosinistra prosegue la baruffa fra i partiti e dentro i partiti: nessuno crede alla rimonta nel rush finale e nel Pd si pensa già al nuovo segretario.

Così l’Italia si avvia a una svolta politica storica. Per la prima volta c’è in “prima posizione” come Premier una donna, Giorgia Meloni con il suo centrodestra pronto a sostenerla sino alla fine. Non una donna qualsiasi, ma una leader del partito con la fiamma tricolore nella bandiera e nel cuore, inutile negarlo. E un partito, Fratelli d’Italia, che alle elezioni del 2018 ottenne solo il 4,3%. A conti fatti e in soli quattro anni un salto di oltre venti punti percentuali. Un record mai ottenuto da nessun altro partito in oltre settant’anni di storia repubblicana. Questo successo ha portato Enrico Letta a demonizzare la destra e a dire che se vincerà la destra, la democrazia è a rischio”. Mentendo e sapendo di mentire.

In buona sostanza parole al vento, che stanno ottenendo l’effetto contrario. Contenti loro. Un’esternazione a dir poco azzardata, oltre che ampiamente contestata, è stata quella profferita dal presidente della regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini. Quest’ultimo infatti ha affermato che “…In Italia il pericolo fascista non c’è: bisogna sfidare la destra non urlando o offendendoli ma dicendogli che non siamo migliori ma diversi e alternativi…”.

Tempo perso, il dado è tratto. Fratelli d’Italia cambierà la propria natura ideologica e il proprio metodo politico facendosi coinvolgere nei nuovi giochi di potere interni ed esterni? Movimento 5 stelle docet.

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