“Pronto Maggioranza, come stai?” “Sto”.

Ebbene sì, il consenso non basta in politica. La destra italiana sta attraversando un periodo di stallo interno che non promette bene, specie alla povera Giorgia Meloni in vista delle elezioni Europee. Insomma l’aria che tira nella Maggioranza è viziata. E meno male che il problema più grande era Silvio Berlusconi…

Roma – In qualunque rapporto umano la passione non è eterna e l’intensità delal relazione varia con il tempo. Così è anche in politica dove nella vita dei governi la luna di miele non dura mai molto a lungo. Allora è importante impostare una road-mape senza troppe dispersioni su facili ed opache affermazioni, critiche ed atteggiamenti di innato protagonismo di rivalsa, che potrebbero delegittimare lo stesso operato del governo. Di qualunque governo, ma anche dell’opposizione di turno.

È un problema di stile, ma anche di sostanza. Fuori ogni demagogica interpretazione e suggestione e si vada, invece, al merito delle questioni senza alcuna intolleranza verso diverse proposte di riforme. Quando, certamente, queste proposte ci sono. Molto spesso, purtroppo, ci sono solo difese di status che nulla hanno a che vedere con l’interesse supremo del rispetto della dignità del cittadino. Infatti, è ricorrente avvertire, invece, un clima da “curva da stadio” poco edificante e per nulla trasparente, nel senso, in quest’ultimo caso, della legittimità di una ragione al di sopra di ogni possibile commistione di interessi.

Non sempre, però, si ha questa percezione. Così le tifoserie, di qualunque colore e bandiera, hanno il sopravvento sulla reale questione. Il dossier giustizia ne è un esempio. Si dirà appunto che anche questo è un lascito di Berlusconi. Ma forse proprio l’insuccesso di quella politica di scontro frontale con la magistratura dovrebbe suggerire a Palazzo Chigi un approccio più morbido. Teso a fare riforme incisive e magari anche controverse.

La Maggioranza stenta a trovare serenità dopo la morte di Silvio Berlusconi

Senza aggiungervi però quel di più di gratuita polemica politica che finisce per debordare dal reale fine, allontanando gli obiettivi che si vorrebbero perseguire. O comunque renderli opachi e meno efficaci. Sta qui il vero bivio di questa stagione politica. Tra una Maggioranza che si chiude in sé stessa, rischiando però la conflittualità interna e una Maggioranza che guarda oltre i propri confini, cercando con fatica e pazienza di ampliare lo spettro dei suoi consensi.

In un caso e nell’altro è da prevedere un po’ di turbolenza. In ogni caso il rispetto verso la diversità di opinioni è un arricchimento ed è importante che vi sia, la supponenza sic et simpliciter no. Dunque, ascolto attento ed azione. Giorgia Meloni sta incrociando due grandi difficoltà che la cronaca di questi giorni ha messo in evidenza. Una è la disputa sotterranea con la Lega di Salvini e l’altra è lo scontro in campo aperto con la magistratura. Il leader leghista ha proposto con apparente innocenza un “patto” tra tutti i partiti del centrodestra per andare insieme alle elezioni europee.

Apparentemente, un proposito amichevole, ma in realtà rappresenta un sottile ma cruciale fattore di divisione ed è una “polpetta avvelenata”. È evidente, infatti, che né FdiForza Italia possono condurre quella campagna elettorale sotto la stessa bandiera, alleandosi con la francese Le Pen e con i tedeschi dell’Afd, nemici giurati del Ppe. Se Meloni si imbarcasse in questa compagnia di giro le riuscirebbe impossibile proseguire su quella strada di accreditamento presso l’Europa, intrapresa, tra alti e bassi, in questi mesi.

In ogni caso il sistema elettorale taglia ogni possibile conflitto ed è la condizione per proseguire Meloni il suo tragitto. L’altra difficoltà, rivelata da cronache ancor più recenti, sta nel conflitto che s’è aperto con la magistratura. Un conflitto riaperto, dagli ultimi “scandali”, da Santanchè a Dalmastro sino a La Russa. Ma a cui la dura nota di Palazzo Chigi dei giorni scorsi ha impresso un’accelerazione inattesa.

Polemiche a Palazzo Chigi per le esternazioni del Centrodestra

Fino a riproporre argomenti e sospetti che sembrano ridare fiato alla vecchia campagna berlusconiana contro le “toghe rosse” e le loro propaggini politiche. Su questo fronte Meloni può contare sulla coesione del suo schieramento, ma può trovarsi isolata in un contesto più ampio. Laddove ci si aspetta che un governo nato da poco e sorretto da un vasto consenso sia indotto a dispiegare un approccio meno ideologico e partigiano.

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Email
Stampa