Professione rider, dal Consiglio Ue un primo passo per regolamentare la categoria

Dall’Europa una direttiva che interviene sulla loro condizione, oggi sono 30 milioni, aumenteranno di 15mila unità entro il 2025.

Roma – Toh, il Consiglio Europeo si accorge dell’esistenza dei lavoratori della gig economy! C’è ne voluto, meglio tardi che mai!  Il Consiglio Ue ha infatti emanato una direttiva per favorire la condizione giuridica-lavorativa dei “riders”. Si tratta di fattorini che effettuano consegne a domicilio, soprattutto cibo, andando in giro con cicli o motocicli, per conto di piattaforme e applicativi web. Gente che sgobba pedalando per quattro soldi e con tutte le condizioni atmosferiche. La consegna viene stabilita da un algoritmo, e chi sennò -non c’è pericolo di avvertirne la mancanza! -che decide percorso e orario di percorrenza.

Cosa si vuole di più dalla vita? Questi poveri cristi, nella maggioranza dei casi extracomunitari, hanno riempito le cronache nostrane durante il periodo della pandemia, quando siamo stati costretti a restare chiusi in casa, come animali nelle loro tane e, guai ad uscire, il malefico virus si sarebbe dato alla pazza gioia! Erano tra le poche categorie di lavoratori che avevano il permesso di frequentare le strade cittadine in un’atmosfera quasi spettrale, irreale dominata dal silenzio e dal deserto. Scorrazzavano su e giù per le citta a consegnare cibo e bevande ai…reclusi da virus. Da allora il settore si è sviluppato tanto che in Europa i lavoratori raggiungono la ragguardevole cifra di quasi 30 milioni. Lo scorso 11 marzo il Consiglio Europeo ha ratificato un’intesa, seppur provvisoria, con il Parlamento sulla regolamentazione dei lavoratori che hanno rapporti con piattaforme digitali, come Deliveroo o Uber.

Secondo le previsioni i riders aumenteranno fino a 45 milioni entro il 2025. C’è da dire che è stata una transazione molto difficoltosa in quanto le divergenze erano tante. Tuttavia lo scopo della direttiva è di dare il corretto status occupazionale dei lavoratori del settore. Quantomeno sono state stabilite le prime norme a livello europeo sull’utilizzo del “deus ex machina” dell’era tecnologica, l’algoritmo. In dettaglio vengono regolamentati vari lavoratori: i fattorini, i traduttori, chi lavora nel data entry, babysitter e assistenti agli anziani. Quasi tutte queste tipologie di lavoro, dal punto di vista formale sono considerati lavoratori autonomi, ma di fatto si trovano costretti a seguire la regolamentazione di uno dipendente, senza averne gli stessi diritti.

Ora, finalmente, come ritengono i legislatori europei, questi lavoratori devono essere inquadrati secondo il diritto del lavoro e la protezione sociale di cui gode chi ha un rapporto di lavoro da dipendente, secondo i dettami del diritto nazionale e dell’Unione Europea (UE). In quest’accordo ha preso forma quella che i giuristi definiscono “presunzione legale effettiva e confutabile”. Si tratta di un’argomentazione logico-deduttiva con cui la legge può indurre da un fatto già provato l’esistenza o il modo di essere di un fatto ignoto. In poche parole, il lavoro dei riders è tale quando vengono constatati il controllo e la direzione dell’azienda.

In questo caso il rapporto di lavoro deve sottostare alla legislazione nazionale ed europea. La piattaforma, qualora volesse attuare la presunzione confutabile, deve essere in grado di documentare che il rapporto di lavoro stipulato non è tale. E’ un primo passo, sperando che possa servire a migliorare le condizioni di lavoro dei “riders”. Anche se, come la cronaca ci propone periodicamente, quando si tratta di grandi aziende internazionali, fatta la legge, trovato l’inganno!

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