Della barbara uccisione della giovanissima sposa, assassinata a soli 16 anni, serba memoria la lapide eretta dai parenti sulla sua tomba all’Isola Sacra, nell’odierna Fiumicino.
Roma – La lapide, molto semplice, è conservata nel Parco Archeologico di Ostia Antica e contiene solo poche laconiche righe che in traduzione italiana suonano così: “Restutus Piscinesis e Prima Restuta fecero alla carissima figlia Prima Florentia, che dal marito Orfeo fu gettata nel Tevere. Lo zio materno December pose. Aveva 16 anni e mezzo”. Parole asciutte e toccanti, scritte dai parenti della ragazza, che si ergono a perpetuo ricordo di un femminicidio avvenuto quasi duemila anni, ai tempi della Roma imperiale, quando la giovanissima Prima Florentia – dato il nome, probabilmente la primogenita della coppia – fa affogata nel fiume dal coniuge. Ignoti i motivi della barbara uccisione, come nulla si sa o rimane della sposa a eccezione dell’epigrafe funeraria ritrovata all’interno della necropoli di Porto all’Isola Sacra, nell’odierna Fiumicino, dove fu sepolta nel II secolo d.C.
La vicenda è citata da Anna Pasqualini, già docente di Antichità romane presso l’Università di Tor Vergata, la quale studiando le fonti antiche – Tacito, Ovidio e Svetonio, fra gli altri- e l’enorme corpus di epigrafi giunte fino ai giorni nostri, ha ricostruito una lunga serie di casi di femminicidio, stalking e violenza ai danni delle donne dell’antica Roma: dalla celebre Poppea, moglie di Nerone e da lui stesso uccisa, incinta, a calci nel ventre, alla “sconosciuta” Annia Regilla, nobile matrona fatta uccidere nel medesimo efferato modo da un sicario assoldato dal marito, il console Erode Attico; dalla virtuosa Lucrezia, moglie di Collatino insidiata da Sesto Tarquinio, figlio del re di Roma Tarquinio il Superbo, il cui stupro – con conseguente suicidio della matrona – aprì la strada alla caduta della monarchia e all’inizio della repubblica, a Ponzia Postumina, accoltellata da parte dell’amante, il senatore Ottavio Sagitta, solo perché aveva deciso di lasciarlo.
Un triste fenomeno, quello del femminicidio, che non conosce oblio e anzi riempie le cronache di ogni giorno, come dimostra purtroppo la drammatica attualità di queste settimane. Crimini che, generati dai complicati meccanismi di “amore” possessivo e dalla pulsione distruttiva del “maschio predatore” – scrive Anna Pasqualini nell’incipit dell’intervento -, dimostra ancora una volta, semmai ce ne fosse bisogno, quanto “certi comportamenti, ahimè, sono connaturati e difficili da reprimere, laddove morale e civiltà hanno fallito”.
Per saperne di più: Anna Pasqualini, Femminicidio e stalking nell’antica Roma, in “Donne nell’antichità: figlie, mogli, sorelle, madri, streghe, sante”, «Forma Urbis» XX, 3, marzo 2015, pp. 29-32.