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Pressing della Lega sul terzo mandato, ma trova il muro di Meloni e Schlein

Acque agitate da Nord a Sud in una polemica trasversale attorno alla ricandidatura di Zaia in Veneto e di De Luca in Campania.

Roma – Da Nord a Sud, da destra a sinistra, è scontro totale sul terzo mandato. Da una parte, In Veneto, la Lega scalpita per ricandidare Luca Zaia alla guida del Veneto, dall’altra parte, in Campania, Vincenzo De Luca dà del filo da torcere al partito di Elly Schlein. Comunque vada, per la terza volta vorrebbero mantenere la poltrona da governatore. In tutto questo, il Carroccio è tirato per la giacchetta dagli amici di coalizione.

Fratelli d’Italia vuole porre un freno all’ossessione di Matteo Salvini sull’eterno Zaia. E Forza Italia si è posizionato sul fronte del no. Anche a sinistra il clima è ad alta tensione, una pentola a pressione pronta a scoppiare: i sindaci accusano Elly di prenderli “a schiaffi su tutto, dal terzo mandato all’abuso d’ufficio”, e a guidare la rivolta è il sempre verde Vincenzo De Luca, restìo a lasciare lo scettro campano a qualcun altro.

Di riffa e di raffa questo terzo mandato sta agitando le acque della politica. Tanto che o’ governatore De Luca ha puntato alla marcia su Roma per protestare contro le scelte della segretaria: svariate centinaia di sindaci compatti nel manifestare. A innescare la miccia, l’emendamento che la Lega ha presentato al dl Elezioni con l’obiettivo di consentire un terzo mandato ai governatori. Il cosiddetto “lodo-Zaia”, che permetterebbe al “doge” di ricandidarsi un’ultima volta in Veneto nel 2025.

Luca Ciriani, governatore del Veneto

Una proposta che si intreccia pericolosamente con il ddl sul premierato, entrambi all’esame della Commissione Affari costituzionali del Senato, dove è iniziato una sorta di ostruzionismo reciproco dei partiti della maggioranza. Tensioni finora velate e latenti esternate ora chiaramente dal capogruppo della Lega alla Camera Riccardo Molinari, che ha lamentato il freno di Fdi a tale richiesta. Un “niet” confermato da Tommaso Foti, presidente dei deputati meloniani, a cui ha replicato subito il vicesegretario leghista Andrea Crippa.

In questo gioco di governatori tra “dogi” e “Masanielli”, al botta e risposta di Molinari e Foti sul terzo mandato, si sono aggiunte quelle di Antonio Tajani, anch’egli contrario, e soprattutto del senatore veneto di Fdi Luca De Carlo; questi non solo ha detto stop alla richiesta della Lega, ma si è proposto come candidato al posto di Luca Zaia per guidare il Veneto, visto che a livello di voti Fratelli d’Italia ormai supera la Lega in quella Regione. Parole che hanno suscitato l’ira di Crippa.

Il governatore campano Vincenzo De Luca

Il terzo mandato, quello dei sindaci, ha aperto una crepa non indifferente anche nel Pd. Francesco Boccia ha esternato il “no” della segreteria Dem, perché il terzo mandato creerebbe “dei satrapi”. Il sindaco di Pesaro Matteo Ricci ha chiesto che questa non sia la posizione del partito, e anche il primo cittadino di Firenze Dario Nardella ha chiesto di approvarlo, come nei mesi scorsi aveva fatto il sindaco di Bari Antonio Decaro. Visto il voto degli emendamenti la prossima settimana un chiarimento si impone.

Ma la “linea del Piave” leghista vede il partito arroccato nella sua posizione: “Fratelli d’Italia si scordi il Veneto. Mai cederemo la candidatura di Zaia”. Ci potrebbe però essere un colpo di scena: la proposta potrebbe essere ritirata prima di giovedì, quando in commissione Affari costituzionali del Senato si inizieranno a votare gli emendamenti al decreto Elezioni. Sale sul ring il ministro per i rapporti con il Parlamento Luca Ciriani: “Senza peccare di modestia, noi vogliamo giocare tutte le partite. Per Zaia, che è stato un ottimo governatore, sarebbe il quarto mandato. L’alternanza potrebbe essere possibile. Nessuno è eterno, neanche Zaia”.

Il ‘doge’ veneto replica: “Mi sento un pò come San Sebastiano con le frecce che arrivano“. Convinto che “l’eternità non è di questo mondo” ma anche sorpreso che “l’unico dibattito di questo Paese sia il sottoscritto”. Ma da via della Scrofa si fa notare che è la Lega, presentando l’emendamento, a non aver rispettato i patti. L’accordo stretto in maggioranza era sull’approvazione dell’abolizione del limite ai mandati per i sindaci dei piccoli Comuni. In cambio di questa apertura degli alleati, il Carroccio si era impegnato a non riproporre la questione per i sindaci della città con oltre 15mila abitanti e per i presidenti di Regione. “Zaia avrà forzato la mano e fatto presentare questo emendamento ma hanno violato i patti”, si osserva dal partito di Meloni.

Terzo mandato sì o no? Più no che si a questo punto, ma se ne discuterà ancora tanto.

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