I giovani italiani bocciano la politica a livello locale e centrale. Ne hanno un’idea chiara ma negativa e la colpa di certo non è delle nuove generazioni. I palazzinari appaiono distanti dalle necessità dei ragazzi e di chi muove i primi passi nel mondo del lavoro, ormai introvabile.
Roma – Tempi elettorali e di sondaggi su tutte le fasce d’età degli italiani. Il “sentiment” dei giovani non lascia dubbi e rispecchia quello che pensano anche le generazioni più anziane. Infatti quasi 9 su 10, ossia il 59% degli intervistati, dichiarano di nutrire poca o nessuna fiducia nella politica. Ma è ancora più deludente il verdetto giovanile quando si rileva che la classe politica non conosce i problemi che affliggono le nuove generazioni.
Circa il 90% dei giovani boccia, insomma, la politica italiana. Per incompetenza e conseguente insensibilità. D’altronde se si osservano le politiche governative degli ultimi anni si può avere un quadro di colpevole disinteresse, al di là dei proclami sbandierati dai vari leader di partito nei confronti delle nuove generazioni. Infatti sono stati portati avanti solo temporanei benefit, insomma “pannicelli caldi” che non hanno una visione d’insieme ma l’esclusivo scopo di lambire un elettorato che però snobba la politica, condannandola alla propria incapacità.
Il verdetto dei giovani è performante e chiaro ed è ormai un campanello d’allarme che nonostante sia stato suonato e declinato in tanti modi, negli anni, la sordità governativa e parlamentare ha avuto il sopravvento. In ogni caso la sfiducia di fondo non sembra, comunque, alimentare i tassi di astensionismo fino a picchi irrimediabili.
Il 68% degli utenti, infatti, dichiara che andrà a votare, contro un 17% orientato in senso contrario e un 15% che non sa ancora se recarsi o meno alle urne. Comunque, il 59% degli intervistati sostiene di non aver ancora deciso chi voterà, contro una quota del 41% che ha già scelto un partito o un’area politica di rappresentanza. Ecco spiegato il motivo di tanto presenzialismo nei social ed in particolare su “Tik-Tok” di alcuni leader, interessati a lanciare messaggi che possano coinvolgere il mondo giovanile, soprattutto quello che si appresta a votare per la prima volta.
L’agenda delle priorità giovanile fa emergere un quadro, chiaro, su che cosa sia o non sia rilevante per il loro futuro. Il tema più importante che la politica dovrebbe affrontare risulta essere il lavoro, poi l’ambiente, in riferimento alla crisi climatica. Solo che per le politiche sull’istruzione si mostra interessato solo il 16%, mentre per le politiche sui diritti civili è appena il 10% che considera il tema più rilevante per la politica attuale.
La misura che riscuote più consensi, in ogni caso, riguarda il mercato del lavoro, in particolare l’istituzione del salario minimo. Favorevole è l’87% degli intervistati, contro un 7% ostile e un 6% che non sa come esprimersi. Su un versante ambientale, ossia per la produzione energetica, il 63% si schiera a favore della costruzione di centrali nucleari, contro un 21% contrario e un 16% che non si sbilancia. Sui diritti civili, invece il 53% degli interpellati dichiara di essere a favore dello ius scholae ed il conseguente diritto ad acquisire la cittadinanza italiana con la frequenza del ciclo scolastico in Italia.
Il 18% invece è contrario, mentre il 31% dichiara di non sapere come orientarsi. Rilevazioni che dovrebbero servire da bussola per i nostri futuri governanti, anche per percorrere quelle strade che non vengono rilevate dai sondaggi e che sarebbero, invece, utili per progettare il futuro e garantire una migliore vivibilità e sbocchi sociali e formativi all’altezza dei tempi. Per adesso l’interesse dei politici pare essere solo quello di carpire il maggiore numero di voti con proposte che non vengono approfondite e senza chiarire come sostenerle dal punto di vista economico. Insomma nulla di nulla. Ma la campagna elettorale continua inesorabile.