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Omicidio Gambirasio, la difesa di Bossetti vede (per la prima volta) i reperti

Troppo presto per parlare di revisione, ma i legali vogliono vedere cosa c’è dentro gli scatoli e come sono stati custoditi gli oggetti: “Dopo quattro anni, qualcosa si sta muovendo”.

BERGAMO – Bossetti atto quarto: autorizzata la visione dei reperti mai acquisiti dalla difesa del muratore di Mapello condannato all’ergastolo per la morte di Yara Gambirasio. L’uomo, in galera praticamente dal suo arresto, avvenuto il 16 giugno del 2014 e annunciato in pompa magna dall’allora ministro dell’Interno Angelino Alfano, è stato riconosciuto colpevole di omicidio in tre gradi di giudizio e chiunque si trovi nelle sue condizioni, a maggior ragione se si ritiene innocente, esulta anche per una concessione come questa che, da sola, non vuol dire assolutamente nulla. Altra cosa sarebbe stata l’analisi dei reperti, che permetterebbe un contraddittorio scientifico dunque la possibilità di contestare, con dati di fatto, le accuse che in primo, secondo e Cassazione hanno inchiodato il carpentiere quale assassino della povera tredicenne di Brembate.

Massimo Bossetti

Comunque stiano le cose gli avvocati “storici” di Bossetti, Claudio Salvagni e Paolo Camporini, ritengono che già questo primo passo è importante anche perché ne seguirà un secondo, quello basilare ovvero la richiesta di analizzare i reperti che verranno solo mostrati ai due difensori (Bossetti non potrà assistere) nell’udienza in Corte d’Assise del prossimo 20 novembre fissata dal giudice Donatella Nava. Lo stesso magistrato che aveva negato, per due volte di seguito, chiarendo che “non era consentito il quarto grado di giudizio”. Le modalità con le quali avverrà questa sorta di “esposizione” appaiono davvero singolari atteso che un carabiniere e un poliziotto preleveranno diversi scatoloni nell’ufficio corpi di reato contenenti, fra le altre cose, ciò che rimane del Dna, i leggings e gli slip di Yara sui quali venne isolato il materiale genetico identificato come Ignoto 1 che portò dritto dritto a Bossetti.

Una volta rimossi i sigilli di piombo i due pubblici ufficiali mostreranno agli avvocati Salvagni e Camporini, alla stessa Procura, ai legali Enrico Pelillo e Andrea Pezzotta per i genitori di Yara, Fulvio Gambirasio e Maura Panarese, il contenuto delle buste di plastica trasparenti per qualche istante. Subito dopo i reperti verranno rinchiusi nei medesimi scatoloni, risigillati e trasportati di nuovo in archivio. Durante la visione degli oggetti le telecamere del circuito di videosorveglianza del tribunale di Bergamo entreranno in funzione per riprendere ufficialmente l’evento in aula ma non sarà possibile fotografare o riprendere in video le operazioni in corso da parte di soggetti terzi alla compagine giudiziaria. Il passo successivo dunque sarà quello di analizzare gli oggetti e poi, se vi saranno novità concrete, si potrà anche parlare di revisione del processo:

Gli avvocati Paolo Camporini e Claudio Salvagni

“Sì, al 99%. Per ora, il 20 novembre, vorrò visionare che cosa c’è e come è stato custodito – dice Salvagni – e se ci sono dei ‘buchi’, cioè reperti mancanti… E’ presto per parlare di revisione, allo stato non abbiamo elementi in più. Contiamo di trovarli nei reperti, non si può prescindere…Le analisi si dovevano fare all’epoca del processo”.

Il penalista si riferisce alla richiesta di perizia che all’epoca venne sempre respinta dai giudici bergamaschi che ritennero non necessaria perché i risultati scientifici elaborati da più laboratori di biologia erano sicuri anche perché eseguiti 4 anni prima dell’arresto di Bossetti: ”L’ho visto in carcere – aggiunge Salvagni – é molto contento perché qualsiasi notizia di segno positivo, dopo tante negative, è una buona notizia. Dopo quattro anni di battaglia, qualcosa si sta muovendo”. Il carpentiere di Mapello aveva denunciato i magistrati per frode processuale.

Letizia Ruggeri, foto Paolo Magni

A tal proposito erano stati indagati, a Venezia, il presidente della Corte d’Assise che rilasciò la prima autorizzazione all’accesso ai reperti e disponendone poi la confisca, oltre alla funzionaria dell’ufficio corpi di reato. I due vennero prosciolti e il giudice per le indagini preliminari avrebbe rinviato gli atti in Procura per porre sotto inchiesta la Pm Letizia Ruggeri. Poi della faccenda non si è saputo più nulla. Yara Gambirasio era stata rapita il 26 novembre 2010 una volta uscita dalla palestra di Brembate di Sopra, a poche centinaia di metri da casa. Il suo cadavere venne ritrovato a Chignolo d’Isola tre mesi dopo, il 26 febbraio 2011. Bossetti, che si è sempre professato innocente, si vedeva confermato il fine pena mai il 12 ottobre 2018.

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