Il film di Grimaldi racconta puntualmente la vicenda dell'omicidio e, soprattutto, gran parte dei retroscena politici più importanti che, inevitabilmente, coinvolsero i vertici politici romani.
Palermo – La mattina di domenica 6 gennaio, giorno dell’Epifania, Piersanti Mattarella e famiglia si recavano in chiesa per la santa messa. Un uomo si avvicinò all’auto e attraverso il finestrino uccise a colpi di pistola il presidente della Regione Siciliana. Era il 1980 e la mafia dominava quasi incontrastata le strade di Palermo. L’intera regione, in verità, ne era schiacciata.
Solo due anni prima era stato ammazzato Peppino Impastato, attivista e candidato sindaco di Cinisi per Democrazia Proletaria. In quel frangente, l’allora presidente Mattarella si espose personalmente con un durissimo discorso contro Cosa Nostra e la collusione dell’amministrazione pubblica. Parole forti di denuncia che stupirono persino i sostenitori della vittima.
L’anno successivo, nel febbraio del 1979, il leader democristiano partecipava alla Conferenza regionale dell’Agricoltura a conferma della propria presa di posizione. A quel tavolo Mattarella rifiutò di difendere il l’assessore della sua giunta Giuseppe Aleppo (il cui assessorato era stato definito da La Torre centro di corruzione regionale) e riconobbe la necessità di correttezza nella gestione dei contributi agricoli regionali.
Mattarella trovò l’immediato appoggio di Pio La Torre, deputato del PCI e futuro segretario regionale (poi assassinato la mattina del 30 aprile del 1982 insieme al suo autista e uomo di scorta, Rosario Di Salvo). Un’alleanza inedita e profonda che a più di qualcuno aveva fatto storcere il naso. E non solo in Sicilia, beninteso. Da quell’alleanza di intenti alla tragedia il passo era stato assai breve. In primis considerato un attentato terroristico, l’omicidio fu poi ricondotto alla mafia e collegato a Roma.
Quell’incontro fondamentale nella storia della Sicilia, colpevolmente dimenticato dal Paese, è al centro dell’ultimo film di Aurelio Grimaldi. “Il delitto Mattarella”, infatti, raccoglie anni di documentazione sul caso e tenta la ricostruzione il più possibile esaustiva della vicenda:
“…Amo i film impegnati che raccontano momenti dolorosi del passato – spiega il regista – perché mi fanno capire quale futuro voglio…”. L’autore ha pubblicato in contemporanea un libro d’inchiesta che contiene interessanti argomenti che non hanno trovato spazio nella pellicola.
“Il delitto Mattarella” compare nella lista dei 25 film italiani proposti per la candidatura all’Oscar 2021. Un elenco molto variegato che contiene commedie, drammi familiari e film d’impegno civile, tutti speranzosi di ammaliare il pubblico d’oltreoceano e portare a casa il premio.
Grimaldi si ispira al cinema politico degli anni sessanta e settanta, quello di autori come Francesco Rosi, e a questo scopo propone un film di finzione che si fa presto documento storico. Nel susseguirsi degli eventi raccontati, la tragica vicenda di Piersanti Mattarella ci rivela gli interessi molteplici e ramificati di un sistema che non è mai scomparso. In particolare spicca l’implicazione certa dei neofascisti poiché la minaccia nera è tornata alla luce nel nostro presente.
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