Ora si viene assunti dall’intelligenza artificiale

Piaccia o no l’intelligenza artificiale sta sovvertendo radicalmente la struttura sociale ed il mondo del lavoro in particolare.

Roma – Confermando l’assunto marxiano che il capitalismo è sempre stata l’unica classe rivoluzionaria, in quanto è riuscita a cambiare sia il modo di produzione che i suoi rapporti sociali. C’è chi ne canta le lodi con sperticati peana, chi, al contrario, ne evidenzia i pericoli. Sta di fatto che è sempre più probabile che l’IA possa selezionare candidati per un posto di lavoro. La prima conseguenza di questo cambiamento è che il ruolo di selezionatore sarebbe affidato ad un algoritmo. Al momento, pare, che non sia ‘sto “gran genio”, come viene definito.

Ma sarebbe ancora grossolano e poco efficiente. Il problema principale è che, in caso di criticità, non sarebbe presente alcun essere umano. Sono emersi seri rischi, quali disumanizzazione e discriminazione, che possono rivelarsi pregiudicanti sugli esiti del colloquio. Nel primo caso c’è poco da stupirsi. Se si sta parlando con una macchina, è scontato che l’aspetto umano va a farsi benedire. Nel secondo, invece, si potrebbero, trascurare aspetti importanti che possono essere dirimenti se consideriamo che la creatività e l’ingegno dell’essere umano possono considerarsi decisivi in un lavoro di un certo livello.

L’IA nella selezione del personale

Come succede spesso nella vita, le scelte importanti possono mostrarsi ambivalenti. Nella selezione del personale l’IA da un lato facilita alcune situazioni. Ad esempio, di fronte ad un algoritmo ci si può sentire più liberi di parlare perché non si è impacciati come quando lo si è con una persona che viene percepita come un “giudice” inflessibile. Sicuramente si è ancora agli esordi di questo processo e c’è bisogno di un ulteriore monitoraggio dell’operato dei robot. Comunque, meglio andare coi piedi di piombo, le precauzioni non sono mai troppe! Giacché, secondo gli esperti, il processo appena iniziato, appare irreversibile, mettiamoci per un attimo nei panni di un giovane che si trova ad affrontare l’IA.

Innanzitutto non deve averne timore, ma informarsi su cosa sia e dove vuole andare a parare. In questo modo si potrà scoprire che il “diavolo” non è poi così brutto come appare e ci si potrà difendersi. La tecnologia ancora non è riuscita a replicare, per fortuna, si potrebbe dire, l’esperienza umana. Il colloquio di lavoro effettuato davanti ad uno schermo con l’IA dall’altra parte, per cercare di superare l’impatto deve essere affrontato con consapevolezza, altrimenti si rischia di lasciare le penne. Si consiglia di dare risposte precise, senza tentennamenti e riguardanti l’oggetto del colloquio. Superato questo scoglio, ci sarà, finalmente, una persona vera a completare i passaggi successivi.

Accettare il cambiamento e trovare gli strumenti adeguati

E’ chiaro che, ormai, si va in questa direzione. E se il processo è irreversibile, bisogna prenderne atto, anche a malincuore, ed avere gli strumenti giusti per affrontarlo. Altrimenti, si corre il rischio di soccombere o di restare indietro. E con questi chiari di luna, non è proprio il caso. Certo che di fronte all’irrimediabilità dei processi sociali come l’IA si resta, comunque, basiti, vittime della prepotenza e virulenza con cui si sta imponendo. Forse mai, nella storia, si è assistiti ad una tale voracità. “Così è se vi pare” tanto per parafrasare l’opera teatrale di Luigi Pirandello, premio Nobel per la letteratura nel 1934. Si può solo palesare tristezza, perché qualunque algoritmo anche il più perfetto ed efficace, non potrà mai sostituire l’imponderabilità dell’azione umana, che è qualcosa di indeterminato, incalcolabile e indefinito!

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