L’ha ucciso con due colpi di pistola perché era amico della sua ex compagna. Gli avrebbe teso un agguato in un parcheggio fuori mano per consumare la sua vendetta accecato dalla gelosia.
Tarquinia – L’uomo che avrebbe premuto per due volte il grilletto di una semiautomatica è Claudio Cesaris, di 69 anni, tecnico di laboratorio dell’Università di Pavia in pensione, innocente sino a condanna definitiva. Secondo la ricostruzione degli inquirenti Cesaris aveva saputo che il professor Dario Angeletti, 61 anni, biologo e docente associato presso l’università della Tuscia di Viterbo, distaccato presso l’ateneo di Civitavecchia, era diventato amico di una ricercatrice scientifica, originaria di Abbiategrasso, con la quale aveva avuto una relazione sentimentale. La donna si era poi trasferita presso l’Unitus dove aveva conosciuto Angeletti con il quale intratteneva un rapporto di amicizia ma anche professionale.
Probabilmente per gelosia il pensionato non tollerava questa amicizia condivisa fra i due tanto da seguire la sua ex sino a Viterbo dove aveva trovato casa nelle vicinanze della città etrusca. Il presunto assassino, che avrebbe ammesso poi ogni addebito ma raccontando una storia diversa, viveva con l’ossessione di questa donna che spesso avrebbe disturbato chiedendole di non vedere più il docente universitario di biologia.
Al culmine della rabbia Cesaris avrebbe dato un appuntamento ad Angeletti nel parcheggio delle Saline, un’oasi naturalistica lontana da occhi indiscreti. Appena arrivato nell’area di sosta Il docente avrebbe parcheggiato la sua auto mentre Cesaris si sarebbe avvicinato senza allarmare la vittima. Una volta accanto all’auto il pensionato avrebbe fatto fuoco a distanza ravvicinata senza dare scampo alcuno ad Angeletti che si accasciava sul sedile lato guida in un lago di sangue. A questo punto il tecnico si sarebbe dato alla fuga ma poi, incastrato dalle telecamere di sorveglianza, sarebbe stato catturato dai carabinieri nella sua abitazione di San Martino al Cimino dopo la segnalazione di un passante che aveva notato il cadavere.
L’uomo, all’arrivo dei militari, era stato colto da un malore e dunque trasferito al reparto di medicina protetta per detenuti dell’ospedale Belcolle. In questa sede, davanti al Gip Savina Poli, il pensionato confessava il delitto dichiarando di averlo commesso per un raptus improvviso, spiegando di non averlo premeditato. Il reo confesso aveva riferito agli inquirenti che si trovava presso l’oasi protetta delle Saline perché appassionato di ornitologia.
Durante l’osservazione di alcune specie di uccelli Cesaris, sempre secondo la sua versione dei fatti, si sarebbe sentito male a causa di diversi problemi di salute che lo affliggevano da tempo. Chiedendo aiuto l’uomo aveva fermato l’auto del professore Angeletti, che dopo la pausa pranzo stava rientrando al laboratorio del centro ittiogenico sperimentale marino dell’Università degli Studi della Tuscia.
Il professore, a dire ancora del presunto assassino, si sarebbe offerto di dargli un passaggio sino al posteggio in cui Cesaris aveva lasciato la propria vettura, ma proprio in quel momento il professore veniva freddato da due proiettili sparati da Claudio Cesaris che cosi facendo avrebbe compiuto la sua vendetta senza senso.
Nell’udienza preliminare del 23 settembre scorso il Gup Francesco Filocamo del Tribunale di Civitavecchia aveva già rigettato la richiesta di rito abbreviato avanzata dai legali dell’imputato, gli avvocati Michele Passione e Alessandro De Federicis. Il giudice Filocamo ha ammesso tutte le parti civili, ovvero la vedova, i due figli e le sorelle della vittima, rappresentati dagli avvocati Rodolfo Bentivoglio e Massimiliano Zoli.
Tra le parti civili anche la ricercatrice quarantenne, originaria di Abbiategrasso, assistita dall’avvocato Eliana Saporito, e ammessa relativamente al reato di stalking, altra contestazione che si aggiunge all’accusa di omicidio volontario addebitata al reo confesso. Anche il Comune di Tarquinia si è costituito parte civile con l’avvocato Paolo Pirani. L’omicidio ha lasciato nello sconforto la famiglia del compianto professore e l’intero ateneo della Tuscia.