Non ci vuole molto per “sporcarsi” la fedina penale e per vedersi le tasche svuotate da pene pecuniarie sempre più pesanti. Insomma ancora per 15 giorni stiamo buoni a casa, qualcosa cambierà.
“…Attenzione, circola una Opel Mokka bianca con due persone, un uomo e una donna, tra i 40 e i 50 anni, che citofonano in casa e dicono di essere operatori della Croce Rossa Italiana, incaricati di effettuare tamponi per lo screening del coronavirus…”.
Sono molti gli alert di questo tenore che circolano in questo tragico periodo e che mettono ancora più in ansia la popolazione, già provata dalle restrizioni, dalle immagini e dai dati della pandemia.
La criminalità non si ferma davanti a niente e a nessuno, anche se alcuni dati parlano di calo dei reati nei luoghi con il maggior numero di positivi e di ricoveri da CoVid-19 come Bergamo.
Anche la polizia postale non si ferma, anzi è più che mai oberata di lavoro in questo periodo in cui, complice l’uso ampio dei mezzi informatici e della rete internet, si moltiplicano i siti fasulli che vendono prodotti sanitari, propongono finte campagne di raccolta fondi in favore della lotta al virus, proliferazione dei malware che infettano i nostri pc, smartphone e tablet per poi procedere al controllo da remoto, per rubare dati e chiedere il riscatto.
E che dire delle sempre verdi truffe on line? Se i reati classici come furti o rapine hanno subìto un’inflessione forzata, in ragione delle disposizioni restrittive e degli aumentati controlli, così non è per la criminalità informatica che non risente di queste limitazioni da cui, anzi, trae maggior profitto e giovamento.
A questo scenario si aggiungono, com’è noto, i casi di violazione delle prescrizioni previste dalle normative antivirus in continuo divenire, con particolare riguardo alle limitazioni della libertà di movimento. Ogni violazione ha rilevanza penale. I controlli, anche a mezzo dei cosiddetti Sapr, acronimo di Sistemi aeromobili a pilotaggio remoto meglio conosciuti come droni sono in aumento e così anche i numeri delle violazioni accertate.
Si consideri inoltre che al momento la Procura di Milano sta valutando di applicare per queste violazioni una norma più dura dell’articolo 650 del codice penale (ovvero il reato con pena pecuniaria che punisce le inosservanze dei provvedimenti dell’Autorità), ovvero l’articolo 260 del testo unico delle leggi sanitarie, che punisce chi non osserva un ordine -legalmente dato per impedire l’invasione o la diffusione di una malattia infettiva -. Un reato che prevede la pena congiunta dell’arresto fino a 6 mesi di reclusione e dell’ammenda fino a 400 euro. Tale ammenda non è configurata tra le oblazioni come l’altro reato, dunque non si può pagare per cancellarlo. Un’idea che ha un fondamento giuridico e che non si esclude che venga applicata a Milano così come in altri Tribunali che intendessero avvalersene.