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Norvegia, il mito del modello scandinavo vacilla: anche qui cresce la disuguaglianza sociale

Secondo uno studio pubblicato su “The Lancet Public Health”, la Norvegia mostra preoccupanti segni di crisi sociale. Aumentano povertà infantile, disuguaglianze e fragilità tra gli immigrati.

La notizia ha destato un forte stupore sia tra i maître à penser che nell’opinione pubblica. Stanno, veramente, crollando tutte le certezze o i miti ritenuti tali. La Norvegia è stata sempre considerata, così come gli altri Paesi scandinavi Danimarca e Svezia, un modello sociale da imitare. Economia florida, un livello di vita tra i più alti del mondo e, soprattutto, un welfare state che offriva protezione dalla “culla alla tomba”, come si soleva dire, in quanto mirava a garantire il benessere e la sicurezza dei cittadini in tutti i momenti della loro vita, combattendo miseria, ignoranza, malattia e infortuni. Se non era una sorta di giardino dell’Eden, poco ci mancava.

In realtà, uno studio pubblicato su “The Lancet Public Health”, una rivista scientifica inglese di salute pubblica, ha evidenziato come le disparità sociali stanno crescendo ad una velocità preoccupante, al punto che il tanto decantato modello sociale inizia a mostrare le sue vistose crepe. La ricchezza economica è ancora sostanziosa, ma è concentrata nelle mani del 10% di persone, mentre il restante 50% più indigente peggiora e, nel migliore dei casi, resta nella posizione di partenza. Inoltre, secondo l’Unicef, 69 milioni di bambini sono in condizioni di povertà negli Stati più ricchi. Il fenomeno, come un virus, si è propagato anche in Norvegia, malgrado sia, tuttora, un Paese solido economicamente. Tra le fasce della popolazione più colpite, le più fragili sono gli immigrati. Le disuguaglianze sono cresciute anche a causa di politiche fiscali vantaggiose per i più ricchi, instaurate sin dagli albori del nuovo millennio.

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La povertà, come un virus, si è propagata anche in Norvegia, malgrado sia, tuttora, un Paese solido economicamente

I giovani, vista l’impennata dei prezzi delle abitazioni, si sono affidati alle risorse finanziarie della famiglia di provenienza, innescando una sorta di gap socio economico intergenerazionale. La povertà infantile, nell’ultimo decennio, è cresciuta del 10,1%, con tutti gli effetti devastanti psicologici, sociali ed economici sugli adulti di domani, se lo vedranno mai un domani!

La Norvegia occupa il 35° posto su 39 paesi dell’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), perché le politiche di sostegno all’infanzia e alle loro famiglie sono state inefficaci. L’aspetto più increscioso è il rapporto negativo tra disuguaglianze e salute, con difficoltà di accedere ai servizi sanitari, un’alimentazione priva di nutrienti importanti e la proliferazione della solitudine.

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La Norvegia occupa il 35° posto su 39 paesi dell’OCSE perché le politiche di sostegno all’infanzia e alle loro famiglie sono state inefficaci.

Se sono franati anche i Paesi scandinavi, considerati modelli da imitare, bisogna arrendersi o si può invertire la rotta? Gli esperti propongono la tassazione progressiva per redistribuire i redditi e un più efficace sistema previdenziale e assistenziale. Ed ancora, una politica per case popolari a costi accessibili ed una regolamentazione del mercato immobiliare trasformato in una giungla. Infine offrire posti di lavoro a chi è in possesso di bassi titoli di studio, con programmi mirati di riqualificazione professionale.

Decisiva, secondo i ricercatori, è l’educazione prescolare estesa a tutti i bambini, per offrire a tutti le stesse possibilità iniziali. Per compiere… questo miracolo (perché tale è) sono necessari strumenti di valutazione dei risultati ottenuti. Non ci è dato sapere chi dovrebbe istituirli. Se tocca alla stessa politica, il controllato e il controllore sarebbero la stessa entità, col rischio evidente di trovarsi in un circolo vizioso!

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