Nordio: “Il Papa sensibile alle sofferenze dei carcerati, lavoreremo nel suo nome”

I penalisti ricordano i suoi ultimi giorni con i detenuti: “Lui non aveva dimenticato il valore universale della dignità della persona”.

Roma – Nei suoi ultimi giorni di vita Papa Francesco lascia moltissime tracce della sua missione: una di queste, con il giovedì Santo passato a Regina Coeli, ha lasciato il suo segno indelebile di vicinanza ai reclusi. Un appello accorato rivolto alla politica, affinché non dimenticasse le condizioni di vita nei penitenziari.  “Nella sua grande misericordia era molto sensibile alle sofferenze dei carcerati. Nel suo nome lavoreremo per rendere il sistema penitenziario sempre più umano”. Queste le parole del Ministro della Giustizia, Carlo Nordio dopo la scomparsa del Pontefice.

A ricordare il suo grande sostegno al mondo della detenzione, è anche l’Unione delle Camere Penali. “L’Unione, nell’esprimere cordoglio per la morte di Papa Francesco, – si legge in una nota – ne ricorda la vicinanza agli ultimi e a tutte le persone private della libertà ed il suo monito  di come nella giustizia terrena ‘i fili del bene si intreccino con quelli del male’. La sua reiterata richiesta di un gesto di clemenza per i carcerati – denunciano i penalisti – è rimasta del tutto inascoltata“.

L’apertura della Porta Santa a Rebibbia

Papa Francesco “aveva per questo voluto aprire una Porta Santa proprio nel carcere di Rebibbia facendo si che quella porta fosse il simbolo della speranza. Questo giovedì santo, nel pieno della sofferenza fisica, non aveva rinunciato alla sua visita ai detenuti di Regina Coeli. Anche per questo suo ultimo gesto i penalisti italiani lo ricordano a tutti coloro che hanno dimenticato il valore universale della dignità della persona”, conclude la nota.

“L’incontro è stato molto emozionante ovviamente, non ce l’aspettavamo perché Papa Francesco ci aveva avvisato il giorno precedente che sarebbe venuto a trovarci. È stata una sorpresa graditissima perché si vedeva che forse sarebbe stata una delle ultime cose che avrebbe fatto e quindi ci ha veramente fatto un dono preziosissimo”. Così al Tg1 Claudia Clementi, direttrice del carcere romano di Regina Coeli, dove lo scorso Giovedì Santo Papa Francesco aveva incontrato una settantina di detenuti. L’accoglienza dei detenuti “è stata calorosissima, tant’è vero che non si riusciva nemmeno a parlare per quanto gridavano il nome di Francesco. Ho parlato con qualcuno di loro ed erano veramente emozionati. Loro avevano anche scritto una lettera un po’ di tempo fa al Papa per chiedere appunto di venirli a trovare, quindi erano felicissimi”, spiega.

“Credo che la sua presenza fisica lì giovedì così sofferente sia stata una testimonianza grandissima, veramente grandissima”, ha concluso. Anche l’associazione Antigone si unisce al cordoglio per la morte di Papa Francesco. “Durante il suo dicastero con frequenza ha manifestato preoccupazione per le condizioni di detenzione, chiedendo anche provvedimenti di clemenza per le persone detenute. Ribadendo questa richiesta e questa vicinanza anche con un gesto fortemente simbolico, aprendo una delle Porte Sante dell’anno giubilare nel carcere di Rebibbia”. Così Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, auspicando che “in ricordo del Papa i governi, a partire da quello italiano, facciano proprio l’appello per un atto di clemenza per le persone detenute.

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