Il triste fenomeno dei suicidi fra i roditori più bistrattati del mondo era cosa nota ma in Paesi molto distanti dal nostro. Adesso pare che il triste fenomeno sia arrivato anche da noi, fra Treviso e Pordenone, con una moria di ratti che pare non accenni a diminuire. Meglio la morte diventare dipendenti degli esseri umani.
Roma – La cronaca è il settore principale per chi fa il giornalista. E Noi che ci vantiamo di essere narratori dobbiamo adeguarci alle sue ferree leggi. Il reportage è fatto di tanti pezzi come in un puzzle. A volte succedono però fatti strani che suscitano una certa incredulità.
Un misterioso e, per certi versi, inquietante evento sta tenendo col fiato sospeso i cittadini della zona del Trevigiano e quelli della provincia di Pordenone. Di che cosa si tratta di tanto preoccupante?
Numerosi gruppi di topi campagnoli sono stati trovati privi di vita in queste zone, senza apparente motivo di sofferenza. Sono stati immediatamente allertati gli Istituti zooprofilattici di Treviso e Padova e l’Istituto Superiore di Sanità per dirimere il caso.
Alcuni corpi senza vita delle povere bestie sono stato sottoposti a meticolose analisi, senza però riuscire a dare una plausibile spiegazione ai decessi. Escluse, comunque, cause batteriche o virali.
Con la pandemia ancora in corso, ci mancava pure il pericolo di infezioni trasmesse da topi e poi l’avevamo fatta completa. Dell’inspiegabile moria di topi se n’è occupato il sindaco di Vittorio Veneto, Antonio Miatto, anche per la sua esperienza di veterinario.
Secondo il primo cittadino potrebbe trattarsi di un fenomeno simile a quello dei piccoli roditori delle zone artiche, i lemming. Quest’ultimi, allorquando la popolazione aumenta oltre il limite delle risorse alimentari, pare si lancino dalle scogliere. Una sorta di suicidio di massa denominato pullulazione.
E’ un’ipotesi da prendere in considerazione anche per i topi veneto-friulani. Pare che siano aumentati vertiginosamente di numero, negli ultimi tempi, in seguito ad un’eccessiva produzione di frutti ricavati da certe conifere, poi rientrata nei limiti.
Tuttavia non si è riusciti a comprendere quale sia la causa scientifica che spinga al suicidio i roditori, né quali segnali la natura emetta per scatenare questo fenomeno. La moria di topi, intanto, continua incessantemente.
C’è stata, infatti, una segnalazione di una fila di 183 cadaveri in appena 30 metri di strada, in una località del trevigiano. Uno spettacolo poco gradevole da vedere, senza dubbio. Ma le autorità non demordono: pare che le migliori professionalità investigativo-veterinarie presenti sul territorio abbiano deciso di unire le forze per dare una soluzione all’arcano fenomeno. Si attendono con fiducia ulteriori sviluppi.
Che cosa può trasmetterci una notizia del genere? Innanzitutto la presa d’atto che neppure i topi riescono a sopportare la nostra sicumera e boria ed i nostri disastri. Al punto che hanno preferito la morte piuttosto che avere a che fare con noi.
Inoltre, se ci pensiamo un attimo, una sorta di suicidio di massa è presente anche tra gli umani. Cos’è se non un suicidio indotto la sorte di migliaia di migranti annegati nel mediterraneo, definito dal Papa “Il più grande cimitero d’Europa?” Meditate gente, meditate.