Tribunale durante il processo d’appello per le accuse di tortura nel carcere di Torino

Nel decreto giustizia nuove carceri anche senza l’ok delle Regioni

La situazione dell’edilizia penitenziaria vista da Antigone, che parla dell’esperienza passata e punta l’attenzione sul sovraffollamento.

Roma – Al via i lavori per la costruzione di nuove carceri anche senza l’ok delle Regioni. E’ una delle novità contenute in una bozza del decreto giustizia approvato ieri dal Consiglio dei ministri. L’approvazione dei progetti per i nuovi istituti da parte del commissario straordinario per l’edilizia carceraria, si legge, “sostituisce, ad ogni effetto di legge, ogni autorizzazione, parere, visto e nulla osta occorrente per l’avvio o la prosecuzione dei lavori”. In precedenza l’approvazione dei progetti da parte del commissario avveniva “d’intesa con i Presidenti delle regioni territorialmente competenti”.

Altre modifiche vengono poi introdotte sul ruolo del commissario straordinario: resterà in carica non più fino al 31 dicembre 2025 ma fino al 31 dicembre 2026 ed entro il 30 giugno di ogni anno dovrà trasmettere una relazione sullo stato di attuazione del programma. Si può avvalere di una struttura di supporto composta da 5 esperti al massimo, retribuiti fino ad 80mila euro lordi l’anno ciascuno. Aumenta il compenso del commissario straordinario e della sua struttura di supporto: 995.400 per ciascuno degli anni il 2025 e 2026. 

Nel 20esimo Rapporto sull’edilizia penitenziaria di Antigone, l’associazione parte dall’emergenza sovraffollamento e dal fatto che le carceri quasi sempre ospitano più persone di quante ce ne dovrebbero stare in base alla loro capienza regolamentare. “Nell’immaginario collettivo – si fa notare – il problema del sovraffollamento è anzitutto un problema di mancanza di spazi, e la soluzione più scontata appare quella della costruzione di nuove carceri. In realtà senza più personale e più risorse la disponibilità di maggiori spazi risolve solo in parte il problema, ma la risposta puramente edilizia è fallace anche per altre ragioni. Una appare puramente logica: se in un contenitore mettiamo in una unità di tempo più “cose” di quelle che nella stessa unità di tempo togliamo, il contenitore prima o poi si riempirà. Se è più grande, ci metterà più tempo a riempirsi, ma se il carcere dovesse rispettare la logica del nostro esempio, il sovraffollamento sarebbe comunque inevitabile“.

L’altra ragione per cui la “risposta puramente edilizia è perdente, – spiega il rapporto – è data invece dall’esperienza, che da tempo ci insegna come la crescita della capacità detentiva determina di solito una crescita della popolazione detenuta, più che un calo del sovraffollamento penitenziario. Il concetto è stato ribadito di recente nel 31esimo rapporto generale del Comitato europeo per la prevenzione della tortura: il CPT nota che in alcuni Paesi europei si stanno spendendo ingenti somme per per la costruzione di nuove carceri e/o per l’adozione di politiche di espansione della capacità del patrimonio carcerario. Il CPT è fermamente convinto che la costruzione di nuove carceri e/o consentire la crescita della popolazione carceraria non fornirà una soluzione duratura al problema del sovraffollamento”.

Antigone fa poi riferimento all’ultimo documento disponibile sul tema, ossia la Relazione del Ministero sull’amministrazione della giustizia relativa all’anno 2023, presentata in occasione della inaugurazione dell’Anno Giudiziario 2024, “apprendiamo anzitutto che in effetti di nuove carceri non si parla quasi più. Niente nuove carceri neanche nelle ex caserme, nel futuro prossimo, ma nella Relazione si parla invece estesamente della realizzazione di nuovi padiglioni. Si dice ad esempio che ‘sono in corso di completamento le attività di collaudo tecnico amministrativo, a cura del competente Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, del nuovo padiglione da n. 92 posti destinato al regime 41-bis presso la Casa circondariale di Cagliari e il padiglione da n. 200 posti della Casa di reclusione di Sulmona”.

“Il carcere di Sulmona è all’ottantacinquesimo posto per indice di sovraffollamento, una situazione che crea tensioni e condizioni ambientali precarie”, ha scritto giorni fa in una nota il senatore del Pd Michele Fina. “Per questa ragione, sollecitato anche dai sindacati, ho ritenuto di interessare con un’interrogazione il ministro della Giustizia. La grave carenza di personale penitenziario esige la necessità di turni estenuanti che non consentono lo svolgimento di un servizio efficace. Anche per questo, più volte, si sono verificati atti di violenza e aggressioni di cui la stampa ha dato conto a più riprese. Questa situazione, aggravata da condizioni igieniche precarie, infiltrazioni di acqua e carenze impiantistiche impone la necessità e l’urgenza di un intervento del Governo.

Nella nuova Relazione 2023, scopriamo – aggiunge l’associazione – che “entro il 2025 dovrebbero essere, inoltre, ultimati il nuovo padiglione da n. 200 posti dell’istituto di Bologna”, nel Piano Ionta già dal 2009, e che quello di Ferrara è finito nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) con decreto legge n. 59 del 2021. La Relazione prosegue elencando una serie di nuovi padiglioni da realizzare, per lo più legati al PNRR.

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Email
Stampa