Secondo UN Women, in 1 Paese su 4 i diritti delle donne sono regrediti. Tra crisi globali e misoginia, la parità di genere è ancora lontana.
Nel 25% dei Paesi, i diritti delle donne sono peggiorati. In occasione della festa della donna, l’ 8 marzo scorso, UN Women, l’Ente dell’ONU per l’uguaglianza di genere e l’emancipazione delle donne volto a favorire il processo di crescita e sviluppo della condizione delle donne e della loro partecipazione pubblica, ha diffuso un report secondo cui l’anno scorso in 1 Paese su 4 i diritti femminili sono regrediti. Eppure sono trascorsi quasi 30 anni (15 settembre 1995) dalla “Dichiarazione e Piattaforma d’azione di Pechino” attraverso la quale si prospettava l’iter da percorrere per la parità di genere.
L’accordo fu ratificato da ben 189 governi mondiali, che pensarono di mettere nero su bianco un documento da cui si immaginava un futuro migliore per le donne di tutto il mondo. Ma tra il dire e il fare, come recita un motto popolare “c’è di mezzo il mare”. Senza dubbio, da allora molto è stato fatto e altrettanto c’è da fare, però sono emerse delle criticità a conferma di una politica che segue il passo del gambero: l’atteggiamento di coloro che, quando intraprendono un percorso, ogni volta che ottengono un successo e fanno un passo avanti, immediatamente ne fanno due all’indietro.

Dal report si evince che il sistema mondo soffre di una serie di problematicità: economie barcollanti, clima impazzito, scontri armati su scala mondiale da cui discendono crisi umanitarie e sociali, democrazia in pericolo e inasprimento contro l’uguaglianza di genere. Lo stesso segretario dell’ONU, Antonio Guterres ha dichiarato: “A livello globale, i diritti delle donne sono sotto attacco. Invece di integrarli per favorire la parità, stiamo assistendo all’integrazione della misoginia”. Il fatto è che il potere delle donne è limitato. Solo 87 Paesi sono stati governati da una donna e il 27% di esse occupa gli scranni dei vari parlamenti. La tendenza riguarda anche l’Italia.
Come è stato riportato dallo studio “Sesso è Potere” a cura di info.des (associazione di giornalisti e attivisti per la lotta contro corruzione, ineguaglianze, ingiustizie sociali e ambientali) e onData (associazione per la promozione, pubblicazione, riutilizzazione e partecipazione dei dati aperti della Pubblica Amministrazione), malgrado ci sia una donna, Giorgia Meloni, alla Presidenza del Consiglio, la disparità è ancora notevole I numeri parlano chiaro: ad esempio, tra le prime 50 testate giornalistiche solo 2 donne occupano il ruolo direzionale, il 15% le cariche di sindaco, tra le società quotate in borsa 2 donne occupano la carica di amministratrici delegate e solo 24 sono ambasciatrici. Dati evidenti, senza tema di smentita. Secondo il report di UN Women le donne godono solo del 64% dei diritti legali degli uomini e soprattutto quelli inerenti la sfera sessuale e riproduttiva subiscono gravi discriminazioni.

Un altro dato aberrante e obbrobrioso è rappresentato dal fatto che, nel mondo, ogni 10 minuti, una donna viene uccisa dal suo compagno o altro membro della famiglia. Sono dati agghiaccianti, così lapalissiani da non poter essere contestati. Piuttosto bisogna impegnarsi ancora tanto di fronte alle spinte conservatrici in atto un po’ in tutto il mondo, per cui i diritti di tutte le minoranze, comprese le donne, sono a rischio. In giro si respira proprio una brutta aria che sta ostacolando il livello dei diritti raggiunti dalle donne e la stessa emancipazione femminile. Ma bisogna mostrare saldezza e determinazione, sono in gioco la vita, l’autodeterminazione delle donne e la civiltà dei popoli!