La Regione Campania si avvia verso numeri più clementi che potrebbero farla uscire dalla zona rossa. Per Vincenzo De Luca le restrizioni sono all'acqua di rose o, meglio, rosé…
Napoli – “…Hanno istituito la zona rossa, ma a parte qualche chiusura di negozi, qualcuno in Italia può dire seriamente che qui abbiamo la zona rossa? Diciamo che in Campania abbiamo istituito la zona rosé, fiorin fiorello, l’amore è bello vicino a te...”. Così esordisce Vincenzo De Luca nella sua diretta Facebook ed evidenzia che la curva dei contagi discende ma non è certo grazie al Governo, il merito va alle misure prese dall‘Ente regionale nelle scorse settimane.
Insomma il governatore non ci sta. E solo alcuni giorni addietro aveva definito la zona rossa attribuita alla Campania un atto di sciacallaggio e razzismo. Contemporaneamente, in centro città, iniziavano le manifestazioni di protesta con i napoletani in piazza.
Vincenzo De Luca, 71 anni, lucano di Ruvo del Monte in provincia di Potenza, ha ricoperto la carica di sindaco di Salerno sino al 2015 per ben quattro mandati. Militante del Partito Democratico, De Luca è stato due volte parlamentare, già sottosegretario alle Infrastrutture col governo Letta, e dal 18 giugno del 2015 è presidente della Regione Campania.
Dagli inizi della pandemia, forse con una vena ironica e istrionica che bene non ha fatto alla sua immagine politica, De Luca ha scelto la linea del rigore, spesso anticipando le stesse decisioni di Roma che poi diedero origine al lockdown totale della scorsa primavera. Va da sé che i problemi di Napoli e della Campania non sono paragonabili a quelli di nessuna altra regione italiana per una serie di motivi logistici e di antropizzazione massiva del territorio.
Basti pensare ai quartieri spagnoli di Napoli in regime di massima restrizione. Come si può pretendere il distanziamento fisico se nei “bassi” napoletani ci sono famiglie di otto persone che vivono in due stanzini di dieci metri quadri?
Nonostante le condizioni del sistema sanitario campano che, ad ogni buon conto, De Luca è riuscito a migliorare in uno con il buon contrasto dell’epidemia, i dati che il governo Conte avrebbe analizzato e da cui è scaturito il trasferimento del territorio nella massima fascia di chiusure, non sarebbero stati valutati per bene oppure ci sarebbero state influenze politiche:
”…Noi stiamo combattendo a mani nude – ha detto alla sua maniera De Luca – abbiamo fatto un miracolo. Avevo proposto la zona rossa per tutta Italia ad ottobre. La decisione per la Campania è arrivata dopo le immagini del lungomare di Napoli, totalmente fuori controllo domenica 8 novembre. Noi eravamo in zona gialla martedì 10 novembre, nel giro di 72 ore siamo arrivati in zona rossa. Il ministero della Salute dovrebbe dire cosa è cambiato in 72 ore. O non hanno letto i dati martedì o non li hanno letti venerdì. Oppure, davanti ad un’ondata di sciacallaggio mediatico e politico, il governo non ha retto…”.
Il numero uno della Campania non si ferma e ha annunciato querela alla trasmissione de La 7 “Non è l’Arena” condotta da Massimo Giletti “rea”, secondo De Luca, di aver ulteriormente perpetrato un atto di sciacallaggio, mediatico stavolta, poiché l’Unità di Crisi avrebbe rilevato dati completamente falsi. Per questo il presidente avrebbe dato mandato all’ufficio legale di sporre denuncia:
”…Abbiamo raddoppiato le terapie intensive – aggiungeva il presidente – con un tasso di occupazione sotto il 30%. Abbiamo il 50% dei posti in ospedale liberi, abbiamo il tasso di morte più basso in Italia. Abbiamo ottenuto risultati straordinari che meritano rispetto. Due mesi fa si potevano fare due scelte diverse: anticipare il contagio o seguirlo. Il governo ha fatto questa seconda scelta, a mio parere sbagliata perché ha creato divisioni tra territori e categorie. Un mese fa mi hanno messo in croce quando ho chiuso le scuole, ora le stanno chiudendo loro. Perché si è perso un mese? C’erano illusioni, si immaginava che il contagio non esplodesse. C’era un retroterra di semplificazione, mentre io dicevo che il contagio era dietro l’angolo, a Milano per qualche autorevole medico il contagio era clinicamente scomparso. Adesso dobbiamo dare una prova di unità nazionale, a condizione che il governo si metta in condizione di essere aiutato…”.
Queste sono verità incontrovertibili che, probabilmente, non sono state tenute nella giusta considerazione. Ricordiamoci che siamo arrivati a questo punto di crisi sanitaria per l’eccessiva, scellerata, colpevole privatizzazione del comparto sanitario pubblico a cui sono state sottratte, negli anni, ingenti risorse che ci hanno portato alla chiusura degli ospedali periferici, alla drastica riduzione dei posti letto, alla mancanza cronica di concorsi per nuove assunzioni e a ulteriori tagli per la ricerca scientifica: “…Usciremo dall’epidemia prima e meglio degli altri...”, annuncia De Luca più deciso che mai. Ce lo auguriamo tutti.
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