Nada conosceva bene il suo assassino

Tanti i particolari trascurati nella precedente indagine, non sono mancati i depistaggi e particolari importanti messi da parte. Come se qualcuno avesse voluto coprire, e informare sullo stato delle investigazioni, l’assassino. Adesso il caso potrebbe prendere una piega assai diversa.

Chiavari – C’è grande attesa per i risultati delle analisi sul Dna prelevato da tracce organiche ritrovate sulla scena del crimine e per le verifiche di laboratorio operate dalla squadra Scientifica sulla borsetta di Nada Cella, la giovane uccisa nell’ufficio del suo commercialista 25 anni fa.

Nada Cella

Per quanto attiene l’analisi dei campioni biologici dunque la ricerca dell’acido nucleico nello studio di via Marsala e sullo scooter di Annalucia Cecere, ex maestra di 53 anni, unica indagata a piede libero per l’omicidio della segretaria, è stato lo stesso genetista Emiliano Giardina, Ctu della Procura di Genova, a chiedere una seconda proroga. E’ probabile dunque che in questi giorni si sappia qualcosa in più delle nuove ricerche espletate con metodologie digitali dunque molto più all’avanguardia rispetto a quelle di un quarto di secolo fa.

C’è da dire che sullo scooter dell’indagata, conservato nel garage della sua abitazione di Mellana di Boves, in provincia di Cuneo, non sono state ritrovate tracce ematiche ma la superficie del mezzo sarebbe stata passata al setaccio con il Luminol per non lasciare, stavolta, nulla di intentato.

Gli inquirenti in via Marsala subito dopo la scoperta del cadavere

Per quanto riguarda invece la borsa della vittima, ritrovata dalla mamma di Nada Cella, Silvana Smaniotto, nella soffitta della casa di Alpepiana, frazione di Rezzoaglio, sempre nel Genovese, l’oggetto sarebbe stato sottoposto ad ulteriori verifiche scientifiche che potrebbero dare esiti ben diversi rispetto al nulla di fatto ottenuto all’epoca delle prime investigazioni dei carabinieri.

La borsa, che Nada portava il giorno dell’omicidio, conteneva carta d’identità, libretto di lavoro e il suo orologio. Ricordiamo che la riapertura del fascicolo si deve all’impegno professionale e agli sviluppi investigativi, con nuovi elementi di prova, della criminologa Antonella Delfino Pesce e del legale della famiglia Cella, l’avvocato Sabrina Franzone.

Annalucia Cecere

Una volta riaperta l’inchiesta sono saltati su testimoni, il coinvolgimento, a vario titolo, della Chiesa, ovvero di alcuni sacerdoti, ma anche di altre donne che avrebbero saputo, e taciuto, molti particolari del delitto. Anche in questo caso pare non siano mancati depistaggi e qualche particolare dell’inchiesta trascurato e messo da parte quando, invece, avrebbe potuto dare nuova linfa, con ben altri risultati, a quell’indagine arenatasi troppo presto. Come la vicenda dei bottoni, che potrebbe essere decisiva, a dire di Antonella Delfino Pesce.

Nel verbale di sequestro si parla di cinque bottoni ritrovati in casa della Cecere. Tutti riportano sul bordo metallico un’iscrizione inconfondibile: “Great Seal of the State of Oklahoma”. Tutti e cinque sono identici per forgia a quello ritrovato sotto il cadavere di Nada. Quel bottone l’avrebbe strappato la vittima in un estremo tentativo di difesa? Non si sa ma qualcuno, già all’epoca dei fatti, avrebbe riferito che si trattava di bottoni diversi, particolare smentito dalla Delfino Pesce:

Uno dei bottoni scoperti in casa dell’indagata

”…I bottoni sono uguali – ha detto la criminologa – solo che in quello ritrovato nello studio dove si è consumato il delitto manca una ghiera in plastica. Poteva benissimo essersi spezzata lì, oppure altrove nei giorni precedenti…”.

Nello studio di commercialista prendeva corpo un altro indizio importante. Sono le quattro telefonate che una cliente, tale Giuseppina Vaio, aveva fatto in ufficio negli stessi istanti in cui Nada veniva massacrata. Alle ore 8,45 non risponde nessuno. Pochi istanti dopo le 9, una voce di donna riferisce in tono sgarbato di aver sbagliato numero e riattacca. La Vaio riprova subito dopo e riceve la stessa risposta. Alle ore 9,20 la donna richiama: stavolta risponde Marco Soracco e dice che la segretaria ha avuto un incidente. Nada è stesa sul pavimento in un lago di sangue.

Antonella Delfino Pesce

Secondo gli inquirenti Cecere avrebbe agito d’impulso per gelosia, vedendo nella segretaria una rivale in amore: anche il datore di lavoro della vittima, Marco Soracco, è indagato insieme all’anziana madre per favoreggiamento.

L’uomo avrebbe taciuto su alcuni aspetti del suo rapporto con lindagata. Ora come allora. Contro la criminologa non sono mancate le critiche:”… Mi è stato dato della detective improvvisata – ha detto la professionista – o della pseudo criminologa. Orgogliosissima di esserlo, se l’alternativa è il presenzialismo televisivo…”.

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