Scontava in una Rsa padovana la condanna definitiva per abusi sessuali su minori. La sua comunità per bambini in difficoltà si rivelò un luogo di orrori.
Padova – Rodolfo Fiesoli, 84 anni, noto come il “Profeta” e fondatore della comunità Il Forteto a Vicchio (Firenze), è morto ieri in una RSA di Padova, dove scontava in detenzione domiciliare una condanna definitiva a 14 anni e 10 mesi per maltrattamenti e abusi sessuali su minori. La notizia chiude la parabola di un uomo che, dietro la facciata di guru di una “famiglia funzionale”, ha trasformato il Forteto in un luogo di orrori, come emerso da processi e inchieste. La Commissione parlamentare d’inchiesta, insediata anche nella XIX legislatura, continua a indagare sulle responsabilità istituzionali che hanno permesso al Forteto di operare per decenni nonostante le prime denunce risalenti al 1978.
Fondata nel 1977 da Fiesoli e Luigi Goffredi, Il Forteto nacque come cooperativa agricola e comunità per minori in difficoltà, spesso affidati dal Tribunale dei Minori di Firenze. Prometteva recupero e integrazione per giovani da contesti familiari complessi – figli di tossicodipendenti, genitori violenti o indigenti – ma si rivelò una setta caratterizzata da abusi psicologici e sessuali. La comunità, secondo le sentenze, operava con “un martellante lavaggio del cervello”, isolando i minori dalle famiglie d’origine e promuovendo pratiche come i “chiarimenti serali”, confessioni pubbliche per correggere comportamenti ritenuti errati. Fiesoli teorizzava l’omosessualità come strumento per “liberare la materialità” degli adolescenti, giustificando rapporti sessuali con loro.
Le donne erano separate dagli uomini, i rapporti eterosessuali considerati “impuri”, i minori lavoravano nei campi e nel caseificio senza compenso, mentre Fiesoli, descritto come carismatico, esercitava un controllo totale, definito dai giudici il suo “territorio di caccia”. Le denunce di ex membri, entrati bambini e usciti adulti segnati, hanno svelato un clima di terrore e plagio, con accuse di abusi e denigrazioni sistematiche dei genitori biologici.
Il Forteto attirò sospetti già nel 1978, quando Fiesoli fu arrestato per abusi sessuali su minori. Rilasciato nel 1979, continuò a ricevere affidamenti, incluso un bambino down, nonostante le accuse. Nel 1985 fu condannato a due anni per maltrattamenti, atti di libidine violenta e corruzione di minorenne, ma gli affidamenti proseguirono. Nel 1998, la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo multò l’Italia per 200 milioni di lire per l’affidamento di due minori al Forteto, denunciando trattamenti inumani e scolarizzazione inesistente.
L’inchiesta decisiva arrivò nel 2011, guidata dalla pm Ornella Galeotti e dal procuratore Giuliano Giambartolomei. Fiesoli fu arrestato il 20 dicembre per pedofilia, insieme a 22 membri della comunità. Le testimonianze, come quella di un minore abusato dai 14 ai 18 anni, descrissero rapporti sessuali continui e una dipendenza psicologica da Fiesoli, che lo elogiava per gratificarlo. Nel 2017, la Cassazione confermò la condanna a 14 anni e 10 mesi per Fiesoli, mentre Goffredi, morto nel 2020, beneficiò della prescrizione. Nel 2018, un altro processo condannò Fiesoli a otto anni per un ulteriore abuso, con un risarcimento di 80mila euro alla vittima.
Il Forteto godette per decenni di un “credito illimitato” da parte di politici, magistrati e assistenti sociali. La Commissione regionale Toscana (2012-2013), presieduta da Stefano Mugnai, definì il Forteto “una setta” e elencò frequentatori di spicco. La Commissione parlamentare, istituita nel 2019 e rinnovata nel 2024, ha evidenziato un “rimpallo di responsabilità” tra Tribunale dei Minori e servizi sociali, che si fidavano ciecamente delle valutazioni altrui.
L’audizione di Fiesoli del 6 marzo 2025, la sua prima in 14 anni, fu segnata da reticenze e “non ricordo”. Portato coattivamente a Roma, negò abusi, processi e arresti, definendo i minori “felici” e vantando rapporti con politici e magistrati. Francesco Michelotti, presidente della Commissione, ha dichiarato che il lavoro proseguirà per “fare luce su una vicenda agghiacciante”. Sergio Pietracito, presidente dell’Associazione Vittime del Forteto, ha lamentato che “molti segreti” resteranno con Fiesoli, citando il caso di Flora Rusciano, madre incarcerata ingiustamente per sette anni.