MONTECASSIANO – AMMAZZATA PER CENTO EURO DAL NIPOTE CHE L’ODIAVA?

L'omicidio sarebbe maturato nell'ambito familiare dove la vittima era appena tollerata e, come pare, privata della sua libertà, addirittura maltrattata e costretta a sopravvivere alla meno peggio.

Montecassiano Madre e figlio in galera: avevano organizzato una messinscena che non stava in piedi zeppa com’era di contraddizioni. Gli investigatori non avevano creduto ad una sola parola di Arianna Orazi e del figlio Enea Simonetti, particolarmente verbosi con gli inquirenti dopo la scoperta del cadavere di Rosina Carsetti, la pensionata di 78 anni, morta ammazzata il 24 dicembre scorso.

I carabinieri diretti dal tenente colonnello Nicola Candido avevano registrato ogni discussione fra i tre congiunti della vittima sin dalle prime ore della tragica vicenda. Madre e figlio, infatti, lo scorso 12 febbraio sono stati arrestati e attualmente si trovano in carcere (la donna in quello di Villa Fastiggi a Pesaro, il giovane a Montacuto di Ancona) su disposizioni del Gip Giovanni Manzoni.

Enea Simonetti prima dell’arresto

Lo stesso magistrato, stante le numerose intercettazioni nelle quali i tre indagati parlavano chiaramente dell’omicidio, aveva evidenziato sulla sua ordinanza la mancanza di segni di scasso in ogni ingresso dell’abitazione e il mancato abbaiare dei due molossi alla vista dell’inesistente rapinatore.

Oltre al comportamento “gelido” dei familiari nei riguardi della vittima per la quale non avevano speso una parola. Al contrario del resoconto che i familiari avevano fatto ai carabinieri in merito alla falsa rapina subita il cui evolversi era stato ricco di particolari contrastanti che avevano poi incrementato i sospetti degli inquirenti rivelatisi fondati.

L’esecutore materiale dell’omicidio sarebbe stato Enea dietro la regia poco accorta della madre Arianna. II nipote della vittima, con la quale i rapporti erano da tempo conflittuali, avrebbe sottratto a Rosina 100 euro che le erano stati dati da un’amica poiché la poveretta non aveva soldi.

Rosina Carsetti

Enea li avrebbe sfilati dal cassetto del comò dove la vittima li aveva nascosti ma Rosina se ne sarebbe accorta e avrebbe preso di petto il nipote. In questo contesto il giovane l’avrebbe massacrata di botte per poi soffocarla e schiacciarla una volta che la donna era stramazzata sul pavimento. Anche le intercettazioni eseguite nella caserma dei carabinieri avvalorerebbero l’ipotesi degli inquirenti:

”…Una volta che c’ha l’autopsia – dice Arianna Orazi rimproverando il figlio dentro la caserma nella notte tra il 24 e il 25 dicembre – una volta che vedono chi l’ha strozzata, chi l’ha strozzata Ene’? Uno che pesa settanta chili? Io? Enea, non dire mai c’hai fatto, mai a un’anima! Non dire chi è stato. Non può essere un incidente! Un incidente è se casca dalle scale. Ma se la strozzi che incidente è?.

Enea dopo ore di interrogatorio sostenuto davanti ai militari del nucleo investigativo aveva ceduto in parte confessando che la madre s’era inventato tutto e che non c’era stata alcuna rapina. Il giovane, in sostanza, aveva tentato di stare al gioco di Arianna che si trasformava però in un castello di sabbia:

Solo fiori per la povera Rosina

“….Non gliel’hai detto che ero slegatagli chiede poi la madre – non gliel’hai detto? Devi dirlo all’avvocato che te l’hanno estorto. Abbiamo sempre detto che l’anello debole era Enrichetto, no?. Arianna, la mente dell’omicidio, tenta di mettere a posto la faccenda che però si complica perché gli altri due congiunti non reggono alla tensione e i sospetti dei carabinieri diventeranno quasi certezze: “…Chi gliel’ha dato lo schiaffo a tuo nonno, io gliel’ho dato? – chiede Arianna al figlio – “…No – risponde Eneacon lui non mi sono regolato. Sono forte. Con quella morta lì vicino. Ti rendi conto di quello che ho fatto?.

Insomma il procuratore Giovanni Giorgio e il Pm Vincenzo Carusi ritengono che il piano di morte sia stato orchestrato da Arianna Orazi per motivi economici (la vittima era stata costretta a cedere la sua metà della villetta di via Pertini diventando solo un peso per la famiglia) ed anche il marito della vittima sarebbe stato consapevole del progetto criminale e non lo avrebbe impedito.

Ancora sopralluoghi sulla scena del crimine

Pare che per il rinvio a giudizio dei tre sia solo questione di tempo. Enea Simonetti non molla e rimane in carcere con la bocca cucita mentre la regista della “commedia” medita sui suoi errori che l’hanno portata dritta dritta in cella.

I magistrati inquirenti hanno reiterato le accuse di omicidio premeditato pluriaggravato, maltrattamenti in famiglia e simulazione di reato per i due arrestati e reati connessi per l’indagato a piede libero. Anche su Instagram la donna aveva avvisato il figlio: il piano è pronto. Per ammazzare la povera Rosy.

 

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