Molestie sessuali sul lavoro, 2 milioni le donne vittime di avances e ricatti

L’Istat: a subirle nel 2022-2023, soprattutto le giovani tra i 15 e i 24 anni. Il movimento #Metoo ha contribuito a diminuire i casi.

Roma – Cronache ignobili di ordinarie molestie sessuali sul luogo di lavoro. “Ma che piccola storia ignobile mi tocca raccontare. Così solita e banale come tante”. Chi ha superato gli ‘anta da un bel po’ ed è prossimo alla pensione, ricorderà l’incipit del brano musicale del cantautore Francesco Guccini nel 1976, dedicato ad una ragazza figlia di buona famiglia, costretta ad abortire, con tutti gli effetti dovuti al moralismo imperante del periodo, ancora tetragono alle innovazioni dei movimenti giovanili e femministi dell’epoca. Le cronache ignobili odierne riguardano le molestie sessuali subite dalle donne sul posto di lavoro.

Si tratta di storie, purtroppo consuete, scontate, da non suscitare più alcun stupore. Secondo i dati del rapporto dell’ISTAT (Istituto Nazionale di Statistica) “Le molestie: vittime e contesto” le vittime ammonterebbero a 2 milioni. Numero che dovrebbe indignare chi ha un minimo di coscienza civile. Le molestie si manifestano in diverse modalità, anzitutto con avances verbali, allusioni fuori contesto, per passare in un secondo momento a quelle fisiche. Spesso viaggiano sui social, ma non per questo sono meno inquietanti. Il rapporto ha riguardato gli anni 2022-2023. Ebbene, tra le vittime… preferite, sono emerse giovani donne tra i 15 e 24 anni da parte di persone che, in qualche modo, si relazionano con esse. Ad esempio, un cliente, uno studente, un paziente.

A peggiorare la situazione è che le denunce alle forze dell’ordine e alle autorità sono molto scarse. A volte ci si rivolge a consulenti, al datore di lavoro o responsabile o, ancora, se ne parla coi colleghi. Il rapporto dell’ISTAT ha registrato che, a subire molestie, sono anche gli uomini, sia da colleghe che da colleghi. I dati del report segnalano un calo rispetto alla rilevazione precedente, relativo alle donne costrette a subire ricatti sessuali per avere o mantenere il posto di lavoro e per uno scatto di carriera.

Secondo i ricercatori ciò è dovuto agli effetti positivi della campagna promossa dal movimento #meetoo (“anch’io”), un’organizzazione femminista contro le molestie sessuali e la violenza sulle donne, diffuso in modo virale dal 2017 come hashtag usato sui social media per dimostrare la diffusione della violenza sessuale e molestie, soprattutto sul posto di lavoro subita dalle donne. Ebbe inizio in seguito alle rivelazioni pubbliche contro il produttore cinematografico Harwey Weinstein. C’è da tener presente che ad incidere sul calo delle molestie ha influito, anche, il periodo della pandemia durante il quale il lavoro in presenza era ridotto all’osso. Inoltre, anche lo smart working sembra aver prodotto benefici per le donne. Il rapporto ha continuato coi suoi “cahiers de doléances” andando a fare le pulci ai contesti extra lavorativi. In questo caso le donne vittime di molestie sono state 1.311.000, di cui 743 mila nell’ultimo anno. Le più utilizzate dai molestatori riguardano inviti, sessualmente sconci e valutazioni denigratorie sul proprio corpo.

Oltre a queste, negli ultimi anni sono molto cresciute quelle virtuali, attraverso i social, con annessi commenti e video inopportuni. Fenomeno esacerbatosi con la diffusione di foto e video che circolano sul web senza consenso della vittima di turno. Si tratta, comunque, di una realtà complessa coi suoi risvolti sociologici, psicologici, giuridici e economici, attraverso i quali, oltre alla sua comprensione, è necessario conoscere gli attrezzi di rilevazione del rischio e segnalarne in anticipo gli indizi. L’Università Cattolica di Milano, per questi motivi, ha istituito il corso di “Psicologia della violenza di genere”. Ben vengano iniziative del genere se servono all’uopo. Però che tristezza constatare come la cultura maschile sia ancorata ad un becero maschilismo per ostentare il proprio dominio con argomenti che col lavoro e con la relazione con le donne non hanno nulla a che fare.        

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