Mentre il decreto flussi diventa legge, il Consiglio Superiore della Magistratura boccia la norma tanto discussa. Parere non vincolante.
Roma – Allungamento dei tempi nelle corti d’Appello, e dunque mancato raggiungimento degli obiettivi fissati dal Pnrr, e rischio che a giudicare siano magistrati privi delle competenze necessarie. Sono questi i motivi alla base del parere negativo espresso dal plenum del Csm all’emendamento al decreto flussi del governo che affida alle Corti di Appello la competenza dei procedimenti di convalida o proroga del trattenimento dei migranti richiedenti asilo. Il parere andrà al ministro della Giustizia Carlo Nordio e non è vincolante.
Secondo il documento della sesta commissione del Csm, il cui relatore è Roberto Fontana, “l’attribuzione della competenza alle Corti d’appello imporrà una riorganizzazione degli uffici giudiziari di secondo grado”, che si troveranno investiti di un numero di reclami “non irrilevante” e “in una materia che richiede di essere trattata non solo con celerità e priorità rispetto agli altri procedimenti, ma anche da magistrati che siano in possesso di specifiche competenze”. Inoltre, si legge nel parere, si impone “la necessità, per ciascuna Corte d’Appello, di ripensare l’intera distribuzione delle risorse umane” e “l’ulteriore effetto negativo che tale modifica recherebbe verosimilmente con sé riguarda la potenziale incidenza negativa sui tempi di definizione dei procedimenti relativi agli altri affari civili di competenza delle Corti d’appello”.
Dunque, “va tenuto presente e valutato il rischio concreto di pregiudicare il raggiungimento degli obiettivi fissati per il settore giustizia dal Pnrr”. Con il provvedimento del governo, diventato legge dopo il voto al Senato, sottolinea ancora il plenum del Csm, si “incrina il consolidato assetto giurisdizionale in tema di convalida dei trattenimenti, sin qui imperniato sull’attribuzione della relativa competenza alle Sezioni specializzate in materia di immigrazione”. Il parere del Csm arriva infatti mentre nell’Aula di Palazzo Madama viene approvato con 99 sì, 65 no, 1 astenuto il decreto sui flussi migratori.
Il provvedimento, che ha già passato l’esame della Camera lo scorso 27 novembre, diventa così definitivo. Tra le novità del testo c’è un nuovo elenco dei Paesi considerati ‘sicuri’ come Bangladesh, Egitto e Marocco; la secretazione dei contratti pubblici relativi a fornitura di mezzi e materiali per il controllo delle frontiere e delle attività di soccorso in mare; competenza delle Corti d’Appello e non più dei Tribunali specializzati, per quanto riguarda la competenza sulla convalida del trattenimento dei richiedenti asilo. “Poiché non si danno ragioni plausibili, i motivi degli spostamenti di competenza disposti con decreto legge sono purtroppo sotto gli occhi di tutti: liberarsi dei giudici che decidono in modo sgradito”, fa notare Marcello Basilico, esponente di AreaDg al Csm.
Solo così, aggiunge, “si spiega perché sui trattenimenti dei migranti vengano ora chiamati a pronunciarsi giudici di appello non specializzati e sulle convalide delle ispezioni nei confronti di migranti addirittura magistrati non professionali, i giudici di pace, che non si sa bene come, lavorando in uffici già disastrati e per soli due giorni a settimana, potranno rispettare il termine di legge di 48 ore”. Alle parole di Basilico, seguono quelle di Antonello Cosentino, anche lui esponente di AreaDg al Csm: “la materia della immigrazione è affidata dalla legge a sezioni specializzate dei tribunali. Oggi la maggioranza intende sottrarre al giudice specializzato una parte di quella materia, ossia le convalide dei provvedimenti di trattenimento, per assegnarla a un giudice non specializzato, le corti di appello. Perché? Nessuna spiegazione è data”.
Oggi – aggiunge – “in Plenum si è parlato di ‘criticità’ con riferimento alla presenza di plurimi orientamenti giurisprudenziali in ordine all’individuazione della nozione giuridica di Stato sicuro. Ma la presenza di opinioni giurisprudenziali difformi non è una criticità, tanto meno una criticità da rimuovere trasferendo la competenza ad altro giudice non specializzato. Con un provvedimento, per di più, che non si limita a stabilire un criterio di competenza, ma indica addirittura le sezioni di appello che dovranno trattare le convalide e le individua nelle sezioni penali, pur in assenza di qualunque ipotesi di reato. In poche settimane abbiamo visto la maggioranza parlamentare introdurre il reclamo in appello contro i provvedimenti in materia di protezione internazionale, poi abolirlo e assegnare alle corti d’appello un segmento di procedura di un giudice specializzato e – conclude Cosentino – spostarlo dal giudice penale al giudice civile”.