Migranti: Csm dice sì a tutela giudici di Bologna, prima risoluzione dopo 15 anni

Approvata a larga maggioranza. Il precedente risale al 2009 sulla vicenda del magistrato che pronunciò la sentenza sul lodo Mondadori. 

Roma – Il Consiglio superiore della magistratura ha approvato, con una larga maggioranza, la risoluzione per la tutela dei giudici di Bologna che hanno rinviato alla Corte europea di giustizia il decreto legge sui Paesi sicuri. Un provvedimento che ha sollevato un vespaio di polemiche politiche, attacchi e riacceso il braccio di ferro tra toghe e politica. La tutela non produce effetti giuridici, ma rappresenta una posizione ufficiale del Csm. Stigmatizzate le dure reazioni del governo sui magistrati in merito a quel caso. È la prima pratica a tutela che sfocia in una risoluzione del plenum negli ultimi 15 anni. Quella precedente risale al 2009 sulla vicenda del giudice che pronunciò la sentenza sul lodo Mondadori. 

”Il Consiglio ritiene di dover affermare che, nel caso in esame, sono stati travalicati i limiti di cronaca e di critica dei provvedimenti giudiziari, così determinando un possibile indebito condizionamento dell’esercizio della funzione giudiziaria oltre che dei singoli magistrati, in violazione delle imprescindibili condizioni di autonomia, indipendenza ed imparzialità. L’auspicio è quello di un dialogo sereno tra le Istituzioni, nel rispetto della reciproca autonomia”, si legge nella risoluzione approvata dal plenum del Csm, con 25 voti a favore, e non 26 come scritto precedentemente, e cinque contrari. Un provvedimento, si rimarca, che “è stato oggetto di dure dichiarazioni da parte di titolari di alte cariche istituzionali, non correlate al merito delle
argomentazioni giuridiche sviluppate nell’ordinanza”.

Il plenum del Csm

Dette dichiarazioni, inoltre, “sono state accompagnate dall’esposizione mediatica, da parte di alcune testate giornalistiche nazionali, di fatti e atti della sfera intima e della vita privata e familiare del Presidente del Collegio giudicante, non limitati ai suoi interventi pubblici e non attinenti alla questione sottesa all’ordinanza. Le sopra citate dichiarazioni e le esposizioni mediatiche – prosegue la risoluzione – non si soffermano sui profili tecnici della pregiudiziale eurounitaria e sugli argomenti posti a suo fondamento, ma adombrano un’assenza di imparzialità dell’organo giudicante priva di riscontri obiettivi e fondata su elementi personali alieni al contesto del giudizio. Conseguentemente – si sottolinea – esse appaiono lesive del prestigio e dell’indipendente esercizio della giurisdizione e tali da turbare il regolare svolgimento e la credibilità della funzione giudiziaria nel suo complesso”.

Lo scorso 29 ottobre, i giudici del tribunale di Bologna avevano rinviato alla Corte di Giustizia europea il decreto sui Paesi sicuri, ossia quelli dove è possibile rimpatriare i migranti, del governo italiano. I giudici si sono chiesti come sia effettivamente possibile individuare tali Stati e se il principio del primato europeo imponga di ritenere che in caso di contrasto fra le normative prevalga quella comunitaria. Il rinvio, tra l’altro, era arrivato nell’ambito di un ricorso promosso da un richiedente asilo del Bangladesh contro la commissione territoriale per il riconoscimento della protezione.

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