Mense scolastiche: il 25% non è a norma, rischio per la salute dei bambini

Indagine NAS: un quarto delle mense scolastiche italiane presenta gravi irregolarità, tra cui igiene precaria e cibi senza tracciabilità.

Il 25% delle mense scolastiche non è a norma! Diavolo di un articolo determinativo, basta cambiare il genere e il significato di una parola muta in modo significativo! Ad esempio, il termine mensa. Al femminile, deriva dal latino “mensa” (tavola), intendendo una tavola rotonda in cui tutti i membri sono uguali tra loro. Col tempo, la locuzione si è riferita alle mense aziendale o scolastiche. Quest’ultime svolgono un ruolo importante, in quanto il pasto a scuola consente così ai bambini di conoscere alimenti diversi e nuovi sapori, stimolando curiosità verso il cibo, grazie anche all’importante ruolo di mediazione degli insegnanti, che possono aiutare a superare l’iniziale rifiuto verso cibi e sapori sconosciuti o poco usuali. Inoltre, favorisce l’integrazione con bambini di altre etnie.

Si parla tanto di educazione alimentare nelle scuole, ma la realtà nelle mense è preoccupante.

Tuttavia secondo un’indagine dei Nuclei Antisofisticazioni e Sanità (NAS) dei Carabinieri, che vigilano sui reati contro la salute pubblica e sulla salubrità degli alimenti e degli ambienti, molte mense non rispettano i requisiti di legge. Il 25% delle mense scolastiche italiane non è a norma. L’elenco delle criticità riguarda un ampio ventaglio di illegalità. Si passa dalla presenza di insetti o escrementi di roditori, alle carenti norme operative, quali assenza di autorizzazioni, pasti con bassa qualità e quantità. Inoltre, senza nessun tipo di tracciabilità degli alimenti e di presenza di allergeni.

Come al solito nel nostro Paese viene espresso stupore su un fenomeno che in realtà è conosciuto da tempo. Già l’anno scorso, infatti, nel consueto rapporto dei NAS, erano state evidenziate le medesime ombre e con gli stessi valori, a dimostrazione di una certa costanza nel tempo! Senza andare troppo indietro nella cronaca, è sintomatico il caso della mensa scolastica a Bastia Umbria, provincia di Perugia, in cui si è verificato un contagio da salmonellosi. Eppure si fa un gran sproloquiare di educazione alimentare nelle scuole con tanto di corsi ad hoc!

Non si può rischiare un’intossicazione in un ambiente quale l’istituzione scolastica!

Ma la cruda realtà ci racconta che le strutture in cui si preparano i pasti sono fatiscenti, per cui le parole sull’educazione alimentare vengono spazzate via dal vento. Nell’indagine dei NAS, cominciata all’inizio dell’anno scolastico, sono state visitate mense scolastiche di ogni ordine e grado, pubbliche e private, dagli asili nido agli istituti superiori e universitari. Le violazioni sono dei veri e propri “cahiers de doléance”: accertate 225 violazioni amministrative o penali, comminate sanzioni pecuniarie per 130 mila euro, 5 responsabili deferiti all’autorità giudiziaria, sequestrati alcuni punti cottura e dispense, oltre a 350 chili di mezzi di sussistenza. E’ un fenomeno che va portato alla luce e i responsabili puniti con certezza della pena. Non possono cavarsela con le solite lungaggini burocratiche e col solito metodo all’italiana, ossia tutto finisce nel dimenticatoio. O a “tarallucci e vino”, com’è consuetudine della forma mentis italiana. Non sono reati di poco conto.

Si tratta della salute, adolescenti e giovani. Non si può rischiare un’intossicazione in un ambiente quale l’istituzione scolastica, che è uno dei pilastri della nostra Costituzione e che, al contrario, viene maltrattata, offesa, quotidianamente. Non si può affidare dei bambini ad un’istituzione dello Stato, col rischio di mettere a repentaglio un bene prezioso come la salute. E poi, basta con gli appalti al massimo ribasso ad aziende senza rispetto delle regole amministrative e della salute!

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