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Meloni sospende il redditometro dopo le polemiche: cosa c’era sotto la lente del fisco

Come avrebbe funzionato la “caccia ai furbetti”: la premier aveva già anticipato ieri di non voler istituire un grande fratello fiscale.

Roma – Mai “un grande fratello fiscale”. A poco più di 24 ore dal caos scatenato dal nuovo redditometro Giorgia Meloni, dopo un confronto a Palazzo Chigi con il suo viceministro Maurizio Leo, appare in video sui social e annuncia che il decreto ministeriale sarà “sospeso”, in attesa di “ulteriori approfondimenti”. E nel frattempo ribadisce che la linea del governo è quella di andare a stanare “i grandi evasori”, quei “nullatenenti che girano col Suv e vanno in vacanza con lo yacht” e non certo di mettere il naso nelle spese dei “cittadini onesti”. La premier si era già affrettata in mattinata, sempre via social, ad assicurare che si sarebbe occupata della vicenda e che avrebbe chiesto lei stessa “delle modifiche se necessario”. 

Ma su quali spese il Fisco avrebbe puntato gli occhi? Da medicinali e visite, alle bollette passando per le spese del mutuo o alle spese per il telefono fino, addirittura, alle spese per piante e fiori o per mantenere un cavallo: c’era di tutto tra le voci che con il redditometro l’amministrazione poteva utilizzare per verificare il reddito (presunto) dei contribuenti secondo il nuovo redditometro. I contribuenti potevano comunque difendersi. L’analisi sarebbe partita dai redditi 2016 (riguardava quelli dal 2018 in poi) e teneva conto degli elementi già presenti nell’anagrafe tributaria. Oppure di un livello minimo di spesa.

Ecco come avrebbe funzionato e le spese prese in esame: la difesa dei contribuenti. L’amministrazione legge i dati e presume un reddito tot. Chiede spiegazioni. I contribuenti possono difendersi e dimostrare che il finanziamento delle spese è avvenuto con redditi diversi da quelli posseduti nel periodo d’imposta. Si poteva dunque anche eccepire che le spese attribuite avevano un diverso ammontare e che la quota del risparmio utilizzata per consumi ed investimenti si era formata nel corso di anni precedenti.

Le spese per alimenti, abbigliamento. Il lungo elenco allegato al provvedimento partiva dai consumi di generi alimentari, bevande, abbigliamento e calzature: in questo caso era preso in considerazione il valore della soglia di sussistenza della voce corrispondente individuata dall’Istat in assenza di dati presenti nel Sistema informativo dell’Anagrafe. Cioè in assenza di dati certi si presumeva una certa soglia di spesa. Mutuo e affitto. Si prendevano poi in considerazione le spese per il mutuo o per pagare l’affitto, l’eventuale canone per il leasing immobiliare e le relative spese per pagare acqua e condominio e anche le spese per la manutenzione o per eventuali agenti immobiliari. E ancora la voce investimenti: quasi tutti gli investimenti erano presi in esame, dalle azioni ai francobolli. Chiaramente anche l’oro.

Energia, spese per la casa e la salute: cerano poi le voci per combustibili ed energia. L’amministrazione poteva prendere in esame anche se si era in possesso o meno di un riscaldamento centralizzato. Ma anche la lavatrice nuova poteva rientrare: verificate anche le spese per mobili, elettrodomestici e servizi per la casa. Non sfuggono neanche i collaboratori domestici e altri beni e servizi per la casa (biancheria, detersivi, pentole). Poi le spese per la sanità a partire da medicinali e visite mediche. Poi i trasporti: le spese per assicurazione per la responsabilità civile, incendio e furto per auto, moto, caravan, camper, minicar e anche il pagamento del bollo. Lo stesso per aerei e natanti insieme ai costi di manutenzione (pezzi di ricambio, ad esempio). Rientravano anche le spese per tram, autobus, taxi e altri trasporti.

Comunicazioni e scuola. Anche un nuovo cellulare e le relative bollette erano sotto la lente insieme alle spese per l’istruzione. In questo caso sarebbero rientrate quelle per libri scolastici, tasse scolastiche, rette e simili per: asili nido, scuola per l’infanzia, scuola primaria, scuola secondaria, corsi di lingue straniere, corsi universitari, tutoraggio, corsi di preparazione agli esami, scuole di specializzazione, master. E non sfuggivano neanche i soggiorni di studio all’estero o gli affitti degli universitari.

Ancora la voce tempo libero e cavalli. Sotto la lente le spese per giochi e giocattoli, radio, televisione, hi-fi, computer, libri non scolastici, giornali e riviste, dischi, cancelleria, abbonamenti radio, televisione ed internet, lotto e lotterie, piante e fiori, riparazioni radio, televisore, computer. Non sfuggivano neppure gli abbonamenti pay-tv, le attività sportive e i cavalli: in questo caso si sarebbe presunta una spesa per il cavallo mantenuto in proprio di 5 euro per il numero dei giorni di possesso risultanti in Anagrafe tributaria, 10 euro per un cavallo a pensione. Si guardava anche Fido e relative spese veterinarie. Assegni al coniuge e bigiotteria. Il lungo elenco comprendeva poi gli assegni al coniuge, la bigiotteria, il barbiere, il parrucchiere.

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