Il dibattito sulla maternità surrogata divide la politica italiana, mentre il 39,5% degli italiani si dichiara favorevole secondo il rapporto Eurispes.
Roma – Quello del cosiddetto utero in affitto continua ad essere argomento di scontro politico. Con la maggioranza di governo che ne ha fatto una questione prioritaria e l’opposizione che denuncia affondi ai diritti delle famiglie arcobaleno. Nel frattempo è stato anche pubblicato il rapporto di Eurispes, secondo cui poco meno di quattro italiani su dieci sono favorevoli alla maternità surrogata, il 39,5%. Una minoranza, dunque, anche se il dato è in lieve aumento rispetto all’anno scorso (36,5%), ma più contenuto sul 2020 (40,2%). Insomma la maggioranza degli intervistati non è favorevole e non lo vede di buon occhio.
La percentuale di favorevoli, comunque, varia molto a seconda della fascia di età. La maternità surrogata è una pratica di procreazione in cui la donna si impegna a portare avanti una gravidanza per poi consegnare il neonato che darà alla luce a una coppia committente. Con tale pratica una donna si obbliga “contrattualmente” a seguitare la gestazione per conto dei cosiddetti genitori intenzionali o committenti. Viene così impiantato nel suo utero un embrione creato artificialmente mediante inseminazione o fecondazione in vitro di un ovocita di donatrice anonima, o della stessa madre surrogata o della madre committente e del seme del padre intenzionale, o di donatore anonimo.
Il centrodestra non intende accelerare sulla maternità surrogata, preferendo il dibattito parlamentare, il quale anche se sarà duro è un provvedimento che interroga la propria coscienza e come tale non può essere compresso e limitato. Dopo aver adottato un testo base in commissione Giustizia per la Gpa (la gestazione per altri) come reato universale, ha dato il via all’esame della proposta. Già nel primo giorno di lavori la commissione ha respinto gli emendamenti dell’opposizione per la trascrizione dei figli delle coppie omo-genitoriali. Certamente non sono mancate le fibrillazioni e le contestazioni, specialmente da parte del Partito democratico, con Alessandro Zan che si è detto pronto a fare ostruzionismo quella stessa notte.
Appunto ostruzionismo, mentre si dovrebbero analizzare e valutare le possibili ripercussioni, affettive, emotive e sociali, di una scelta legislativa che incide profondamente nel tessuto sociale del Paese, in piena serenità e senza preclusioni.
“In commissione Giustizia la destra ha bocciato il nostro emendamento per tutelare tutti i figli di questo Paese, come chiedono la Consulta, la Corte di giustizia Ue e centinaia di sindaci al Parlamento. Hanno confermato la loro volontà persecutoria contro le famiglie arcobaleno”, ha commentato il responsabile diritti della segreteria dem.
L’opinione contrapposta del governo e del centrodestra, invece, è di tutt’altro tenore ed esattamente inversa, ritenendo che non vi è alcuna persecuzione tant’è che anche quando il centrosinistra è stato al governo e cioè sino all’anno scorso, non si è fatta alcuna legge in tal senso. In ogni caso, onde consentire pur nella diversità di opinioni di esaminare il testo di legge, si è rinviato l’esame dei restanti emendamenti. La domanda che, il gesuita Giuseppe Occhetta, propone è “fino a che punto l’idea del legame liquido che fonda la surrogazione può condizionare le domande e gli appelli più profondi della coscienza morale…? Davvero vogliamo insegnare ai giovani che tutto può essere disponibile, soggetto a prezzo di mercato e controllato dagli interessi delle industrie biotecnologiche…? La maternità è frutto di un dono che perde di valore se diventa uno scambio”.
Il fatto, forse, è che una nuova corrente culturale si va insinuando nelle coscienze delle donne: “La madre surrogata – ha affermato la giurista Silvia Niccolai – è il modo per proporre alle donne un nuovo “ideale” femminile, di una donna che sa staccarsi dal bambino dopo il parto, che sa essere razionale, che è generosissima, che sa da subito che suo figlio non è suo e che non è sua neppure la gravidanza. Si coltiva una sorta di pedagogia che insegna alle donne che l’esperienza vissuta nel loro corpo non è loro, così non si affezionano al bambino, non si toccano la pancia”.