La sentenza del Tribunale di Milano stabilisce interdizione dai pubblici uffici e risarcimenti.
Milano – Il filosofo progressista e antispecista Leonardo Caffo è stato condannato in primo grado dal Tribunale di Milano a 4 anni di carcere per maltrattamenti aggravati e lesioni gravi nei confronti della sua ex compagna. La sentenza, emessa dalla quinta sezione penale presieduta da Alessandra Clemente, ha accolto in gran parte la richiesta della Procura, che aveva proposto 4 anni e mezzo di reclusione.
Oltre alla pena detentiva, Caffo è stato interdetto dai pubblici uffici per 5 anni e condannato a versare una provvisionale di 45.000 euro alla parte offesa, oltre a rifondere le spese legali.
Carola, la parte offesa, ha espresso sollievo per la sentenza, sottolineando come questa rappresenti un passo importante per il riconoscimento della verità. “Per quasi due anni ho cercato di far emergere ciò che ho vissuto, affrontando enormi difficoltà personali, legali e mediatiche,” ha dichiarato, aggiungendo che il caso dimostra la necessità di migliorare il supporto alle vittime e di educare la società contro pregiudizi e violenze.
L’avvocata Elena Tomayer, che rappresenta Carola, ha evidenziato come questa sentenza sia una conferma della giustizia e un incoraggiamento per le donne a denunciare.
Caffo ha dichiarato di essere intenzionato a fare appello, sostenendo che la “verità processuale” non coincide con la sua versione dei fatti. Ha chiesto scusa “su un piano morale” per quanto accaduto, pur respingendo le accuse. “Sono stato colpito per educarne mille,” ha affermato, accettando il verdetto ma mantenendo la speranza di ribaltarlo nei successivi gradi di giudizio.
La vicenda ha attirato ulteriore attenzione pubblica quando l’intellettuale, invitato inizialmente alla fiera “Più Libri Più Liberi”, ha dovuto declinare l’invito a causa delle proteste per il processo in corso. L’edizione della fiera era dedicata a Giulia Cecchettin, vittima di femminicidio, rendendo inopportuna la partecipazione di Caffo secondo molti.
Tra 90 giorni saranno rese pubbliche le motivazioni della sentenza, che permetteranno alla difesa di presentare ricorso in appello.