Mafia, il cassiere del clan ucciso 12 anni fa perché faceva la cresta sui soldi del racket

Svolta nell’omicidio di Giovanni Perdichizzi nel Messinese. Due arresti dei carabinieri tra Barcellona Pozzo di Gotto e Siena.

Barcellona Pozzo di Gotto (Messina) – Dopo oltre dodici anni di mistero, l’omicidio di Giovanni Perdichizzi, avvenuto la sera di Capodanno del 2013, arriva ad una svolta decisiva. Nelle prime ore di questa mattina, i carabinieri del ROS (Raggruppamento Operativo Speciale), con il supporto del Comando Provinciale di Messina, hanno eseguito un’operazione tra Barcellona Pozzo di Gotto e la provincia di Siena, arrestando due soggetti ritenuti responsabili del delitto. L’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Gip del Tribunale di Messina, è stata messa su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia.

La vicenda risale alla sera dell’1 gennaio 2013, quando Giovanni Perdichizzi, 41 anni, noto per i suoi legami con la famiglia mafiosa dei “barcellonesi”, fu freddato all’interno del Bar Jolly, in piazza Sant’Antonino. Un killer a volto coperto, armato di un fucile a canne mozze, gli sparò in pieno volto, per poi dileguarsi con un complice che lo attendeva su una motocicletta. Le modalità dell’esecuzione – brutale e in pieno centro – fecero subito pensare a un regolamento di conti interno al mondo della criminalità organizzata. Perdichizzi, referente del gruppo attivo nel quartiere San Giovanni, era incaricato di gestire la “cassa” del clan e raccogliere i proventi delle estorsioni nella zona sotto il controllo dei barcellonesi.

Le indagini, partite immediatamente dopo il fatto, si sono protratte per anni, trovando un punto di svolta grazie alle dichiarazioni di collaboratori di giustizia, alcune delle quali recenti. Questi pentiti hanno rivelato un dettaglio chiave: l’omicidio sarebbe stato deciso perché Perdichizzi tratteneva per sé parte dei guadagni derivanti dal racket delle estorsioni, violando così le regole del clan. Un tradimento che, secondo la logica mafiosa, non poteva restare impunito. Le testimonianze, corroborate da un’intensa attività investigativa del ROS, hanno permesso di ricostruire la dinamica dell’agguato e di identificare i due presunti responsabili.

I fermati sono ora accusati di concorso in omicidio premeditato e porto illegale di arma da sparo in luogo pubblico, reati aggravati dall’appartenenza e dall’intento di favorire l’associazione mafiosa dei barcellonesi, radicata a Barcellona Pozzo di Gotto e attiva lungo la fascia tirrenica messinese. Entrambi si trovano in custodia cautelare in carcere, in attesa delle prossime fasi processuali.

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