Cosi recitava il ritornello di una nota canzone di Gaber. Invece la sudaticcia campagna elettorale si prospetta assai meno interessante del famoso brano del cantautore milanese, mai cosi attuale. I programmi stentano a palesarsi, è l’incubo dell’ennesimo pollaio bicamerale.
Roma – Una corsa contro il tempo è stata intrapresa da tutti i partiti per queste strane elezioni estive. Termini strettissimi per la presentazione delle liste con l’enorme difficoltà a raccogliere le firme per un nuovo partito. Mancanza del tempo necessario ad adeguare i programmi all’attuale realtà, con l’impossibilità di discutere e negoziare effettivamente i programmi di coalizione. Presentati 60 simboli di partiti soltanto il primo giorno: quasi un record.
Campagna elettorale sotto l’ombrellone, dunque, ma caratterizzata solo da slogan e logo su bandiere e monitor. Infatti in una elezione super veloce come questa, in cui il “mese di agosto” impone il blocco di qualsiasi attività, non ci potranno essere molti spazi di manovra destinati agli incontri pubblici.
Tutto sta cambiando velocemente, senza che ancora ne abbiamo una percezione concreta, tanto che alla fine della corsa qualcuno dirà sicuramente che neanche si è accorto del tradizionale clima elettorale che rimarrà, concentrato in soli 15 giorni. Questa è la ciliegina sulla torta che ci è stata donata nell’ultima legislatura nazionale a cui fa seguito la scelta di dimettersi, nella Regione Sicilia, del presidente Nello Musumeci che, peraltro, si è anche ritirato dalla competizione, onde consentire l’election day. Insomma nessuno potrà sognarsi di essere ascoltato o di cercare di ragionare con gli elettori per proporre un programma per il futuro.
Inoltre un solo giorno sarà destinato alla votazione, domenica 25 settembre. Stando cosi le cose il “partito del non voto” potrebbe allargarsi a dismisura, e sarebbero dolori. Cosi ogni iniziativa sembra convergere per rafforzare la distanza tra palazzi del potere e Paese, divisi da un solco che appare sempre più difficile da colmare. Tante rimangono le grandi emergenze economiche e sociali che vengono rappresentate da tutti i leader, i quali invece di prospettare soluzioni, modalità, programmi e tempi per ristabilire l’equilibrio sociale ormai sconvolto, allarmano il Paese con le solite e desuete paure del “pericolo fascista e comunista”. Paure paventate per nascondere i veri problemi. Sembra di essere ritornati indietro di oltre 70 anni. Che rovina questa classe politica.
Così tutti a gridare ed a cercare di risvegliare il tepore dell’elettore potenziale con le tradizionali denunce del “pericolo nero e del pericolo rosso” con le contestuali grida di allarme per “l’emergenza democratica”. Emblematico di quanto sta accadendo è il tentativo di Letta di mettere insieme tutto ed il contrario di tutto per impedire che “questa” destra possa vincere.
Come se vi fosse mai stata, per la parte politica cui appartiene Letta, una “destra” vincente meritevole di rispetto. Stesso discorso vale per Berlusconi and company quando invoca maggiori consensi per scongiurare l’avvento della sinistra e dei “pericolosi comunisti nostrani”. Urlate pure mentre gli italiani sono spiaggia. Non vi sente nessuno ed è giusto che sia cosi. In fin dei conti lo meritate e gli elettori sapranno dimostrarvelo.
In parole povere quello del 25 settembre rimane un appuntamento elettorale destinato a consumarsi sulla sola base di slogan con un unico comune denominatore: la paura del domani. Invece avrebbe dovuto segnare un momento decisivo per il futuro dell’Italia, in considerazione sia dell’urgenza delle crisi che attanagliano il Paese, sia della necessità impellente di una legislazione efficiente. Invece di tutto si parla salvo che del merito di quelle che sono le impellenze dell’Italia, come lavoro, fisco, scuola, sanità, la giustizia e povertà. Ma a chi volete che interessi?
Le conseguenze di tali metodi, che sono del tutto inidonee a mobilitare l’elettorato, produrranno l’ennesima incapacità parlamentare a gestire il Bel Paese. La volontà popolare così sarà ridotta a mero orpello formale. Tanto che molti dei leader in corsa hanno già preannunciato l’esito di un nuovo commissariamento della politica, con la nomina di Draghi o del futuro parlamentare dem, Carlo Cottarelli. Forse anche queste sono considerazioni da “colpo di sole“. A breve ne avremo contezza.