I dati dell’Unione degli Studenti e Federconsumatori rivelano che sia diventata un lusso, quasi 10mila euro restando a studiare a casa.
Roma – Per andare all’Università è come stipulare un mutuo! Ormai le spese universitarie sono talmente cresciute che per mandare i figli all’Università, le famiglie non sanno a che santo votarsi. Forse bisogna stipulare una sorta di mutuo o… svaligiare una banca! Le spese sono tante, sia per gli studenti fuori sede, sia per coloro che studiano nelle città dove vivono. L’UDU (Unione degli Studenti) e Federconsumatori si sono presi la briga di quantificare quanto costa studiare. Ebbene, pare proprio diventato un vero e proprio lusso che, purtroppo, appartiene a pochi eletti. La media emersa dallo studio è di 9379 euro annui, 10293 se pendolare e 17498 se fuori sede. Un vero salasso per le famiglie italiane, molte delle quali sono in difficoltà per il caro vita e per le condizioni economiche non brillanti. In particolare, le spese riguardano tasse, alloggio, trasporti sia urbani che extra, vitto, strumenti per la didattica.
Inoltre tutta una serie di attività accessorie, ma non meno importanti, tra cui gli aspetti culturali, ricreativi, sociali, portivi e salutistici. I fuori sede sono quelli più tartassati, tanto che, percentualmente, ogni anno, il peso delle spese è l’87% in più rispetto a chi studia nella propria città e il 70% in più dei pendolari. Ovviamente a pesare sul bilancio familiare sono gli alloggi, sempre più cari, più scarsi e, spesso, in nero. In soldoni, la spesa per la “casa, dolce casa” è pari a 5220 euro all’anno. Mantenere un figlio all’Università si sta rivelando possibile solo vincendo alla… lotteria. Come al solito ci sono differenze territoriali. Le spese del vitto sono maggiori al Centro-Nord rispetto al Sud del Paese. Le differenze non sono solo tra aree geografiche, ma anche tra città delle stesse regioni.
Se pensiamo ai trasporti, alcune regioni, tra cui Campania, Emilia-Romagna, Umbria, Lazio e la Provincia di Trento, si sono dimostrate più all’altezza del compito di altre. L’abbonamento annuale, infatti, si è rivelato molto vantaggioso e vede integrarsi il trasporto ferroviario con quello urbano. Al contrario, ci sono regioni che hanno… conquistato la maglia nera, come Sicilia, Lombardia e Piemonte i cui malcapitati studenti si devono sobbarcare una spesa annuale di 1000 euro. Una differenza molto elevata, che non sta né in cielo, né in terra. Per non parlare degli studenti fuori sede che spendono, all’anno, in media, per tornare ai loro luoghi di origine 600 euro.
Il costo del materiale, anch’ esso particolarmente salato ed è arcinoto che… il sale fa male alla salute, in questo caso delle tasche degli italiani, varia da facoltà a facoltà. Anche i computer hanno subito un rincaro, per cui si può affermare, senza ombra di smentita che il quadro è completo. Secondo l’ANVUR, l’Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca, questo andazzo produce effetti negativi anche sul completamento degli studi, tanto che solo il 28,3% degli studenti consegue la laurea. Inoltre il tasso di abbandono è giunto nel 2021 al 14,5% ed è probabile un suo aumento.
Le borse di studio stanziate non riescono a garantire un diritto fondamentale per ogni democrazia che si definisce tale studio. Così come il suo finanziamento per il diritto allo studio, quasi del tutto assente nella ultima legge di bilancio. Una vera e propria “Università di classe” tanto per usare un termine marxiano, desueto certo, ma che rende l’idea della situazione in atto. A cui si aggiunge la costante violazione della Costituzione, là dove all’artico 3 recita, tra l’altro, che “E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale”. Eppure, ogni volta che si insedia un governo, il presidente del consiglio e i ministri incaricati giurano di “osservare lealmente la Costituzione e le sue leggi. Ipocriti e spergiuri!