L’Ue non vuole riconoscere l’elezione di Putin, lui replica: “Nessuno ci sopprimerà”

Tra le polemiche rieletto presidente con quasi il 90% dei voti, oltre 70 arresti nella protesta di mezzogiorno ai seggi per Alexei Navalny.

Mosca – La vittoria di Vladimir Putin in Russia, schiacciante con quasi il 90% dei consensi e scontata, non è priva di polemiche né nella terra degli Zar né in Occidente. Strasburgo invita a non riconoscere la sua elezione, con assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa che esorta all’unanimità la comunità internazionale a non riconoscere più la legittimità di Putin come presidente e invita tutti i paesi a cessare ogni contatto con lui, tranne che per perseguire la pace e per scopi umanitari, ad esempio per organizzare scambi di prigionieri o per riportare a casa i bambini dell’Ucraina.

Anche Ilya Politkovsky, figlio di Anna Politkovskaja, giornalista russa uccisa nel 2006 a Mosca, non nasconde lo sdegno: “l’Occidente non dovrebbe riconoscere il risultato delle elezioni, ad esempio la Germania non lo chiama ‘presidente’ ma ‘signor Putin’, potete capire che è una grande differenza che mostra l’atteggiamento nei confronti di questa persona. Spero che i paesi dell’Unione europea non riconoscano le cosiddette elezioni”, insorge. E ancora, file di persone si sono formate davanti ad alcuni seggi elettorali nel centro di Mosca e San Pietroburgo intorno a mezzogiorno, orario della protesta pacifica indetta da Yulia Navalnaya e dai sostenitori del defunto dissidente Alexei Navalny.

Alexei Navalny

Oltre 70 le persone fermate nella “protesta di mezzogiorno contro Putin”. E ora il presidente eletto con un plebiscito di voti, al potere da 24 anni, resta al Cremlino fino al 2030 e potenzialmente fino al 2036, come prevede la Costituzione appositamente emendata quattro anni fa. Era la prima volta che le presidenziali erano spalmate su tre giorni invece che uno, ed era anche la prima volta che numerose regioni (27 oltre la Crimea) potevano usare il voto elettronico; entrambi gli aspetti avevano sollevato timori, tra gli osservatori indipendenti, per un possibile aumento di brogli e manipolazioni.

Sulla protesta per Navalny, lo Zar ha replicato: “Non ha avuto effetto. È morto, è triste. Volevo liberarlo per scambiarlo con alcuni prigionieri”. E ancora, nel suo primo discorso a Mosca dopo la vittoria ha aggiunto: “Chi ha danneggiato le schede elettorali deve essere perseguito a norma di legge. L’opposizione può essere solo che elogiata per il suo appello a votare a mezzogiorno”. Questa vittoria, ha proseguito, “consentirà alla Russia di consolidare la società e diventare più forte ed efficace. Nessuno sopprimerà mai la Russia quando saremo consolidati, siamo una famiglia unita. Non importa quanto abbiano cercato di spaventarci, di sopprimere la nostra volontà, la nostra coscienza, nessuno ci è mai riuscito nella storia. Hanno fallito ora e falliranno in futuro”, ha concluso tra l’esultanza dei suoi supporter.

Sebbene fosse impossibile influenzare l’esito del voto – in un sistema dove lo stesso accesso alla corsa elettorale è altamente controllato e filtrato e gli unici due candidati contrari alla guerra sono stati squalificati – l’esile opposizione rimasta dentro e fuori la Russia puntava tutto sull’iniziativa di un ex deputato regionale di San Pietroburgo. Maksim Reznik ha ideato la campagna “Mezzogiorno contro Putin”, abbracciata anche dall’oppositore Alexei Navalny, pochi giorni prima di morire in un carcere di alta sicurezza in Siberia il
mese scorso, e poi rilanciata dalla sua vedova, Yulia Navalnaya. L’obiettivo era semplice: tutti gli elettori contrari a Putin dovevano presentarsi contemporaneamente ai seggi l’ultimo giorno delle votazioni, il 17 marzo, alle 12.

Le proteste

Così è stato. Lunghe code si sono formate in varie città russe, da Mosca a San Pietroburgo fino alla Siberia, ma anche all’estero, davanti alle ambasciate e ai consolati russi, come appunto a Berlino e a Erevan, in Armenia. Un’azione dimostrativa, in elezioni presidenziali il cui risultato – un plebiscito per Putin – era comunque già deciso e scontato. Il presidente russo Vladimir Putin, ha ottenuto l’87,29% dei voti a favore a fronte di uno spoglio delle schede completato al 70%. Lo ha reso noto la Commissione elettorale, secondo quanto riporta la Tass. Il risultato più alto nella storia della Russia.

Al secondo posto si trova il candidato del Partito Comunista della Federazione Russa Nikolai Kharitonov con il 4,19% dei voti, al terzo e quarto posto Vladislav Davankov (Popolo Nuovo) e Leonid Slutsky (LDPR) rispettivamente con il 4,08% e 3,15%. L’affluenza alle urne alle elezioni presidenziali, che per la prima volta nella storia si sono svolte nell’arco di tre giorni alle 18.00 di ieri, ora di Mosca, ha sfiorato il 74,22%.

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