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Russia al voto: Putin verso la rielezione, tra esito scontato e incognita proteste

Consultazioni dal 15 al 17 marzo, ci sarà il voto elettronico: 112,3 milioni gli aventi diritto, altri 1,9 mln invece vivono all’estero.

Mosca –  Invasione dell’Ucraina, repressione del dissenso in Russia e lo scontro permanente con l’Occidente: è da comandante in capo di un esercito, più che da presidente che Vladimir Putin, al potere da 24 anni, si candida alle elezioni del 15-17 marzo per restare al Cremlino fino al 2030 e potenzialmente fino al 2036, come prevede la Costituzione appositamente emendata quattro anni fa. È la prima volta che le presidenziali sono spalmate su tre giorni invece che uno, ed è anche la prima volta che numerose regioni (27 oltre la Crimea) potranno usare il voto elettronico; entrambi gli aspetti hanno sollevato timori, tra gli osservatori indipendenti, per un possibile aumento di brogli e manipolazioni.

La Russia ha utilizzato per la prima volta il voto su tre giorni nel referendum del 2020 sulle riforme costituzionali, promosso da Putin per candidarsi altri due mandati e rimanere al potere fino al 2036, diventando così il leader russo più longevo di sempre. Su una popolazione di 146 milioni di abitanti, può votare qualsiasi cittadino di età superiore ai 18 anni che non sia in carcere per precedenti penali. Secondo la Commissione elettorale centrale sono 112,3 milioni gli elettori aventi diritto in Russia, in Crimea e nelle regioni dell’Ucraina “annesse” (Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia, Kherson); altri 1,9 milioni, invece, vivono all’estero. Sono oltre 8,5 milioni i russi che hanno fatto richiesta per accedere al “sistema di voto elettronico a distanza”, sempre secondo la Commissione elettorale.

Vladimir Putin

Si voterà anche all’estero, presso 295 seggi allestiti in 144 Paesi, tra cui l’Italia. Circa 1,42 milioni di elettori in 39 regioni hanno votato in anticipo (a partire dal 25 febbraio), nelle aree remote o difficili da raggiungere e sulle navi che saranno in servizio nei giorni della consultazione. L’affluenza alle presidenziali del 2018 era stata del 67,5%; osservatori e singoli elettori avevano segnalato violazioni diffuse, tramite pratiche ben note come l’inserimento nelle urne di schede precompilate e intimidazioni e pressioni da parte dei superiori sul posto di lavoro per andare a votare. L’affluenza alle parlamentari del 2021 era stata del 51,7%. 

Sebbene sia impossibile influenzare l’esito del voto – in un sistema dove lo stesso accesso alla corsa elettorale è altamente controllato e filtrato e gli unici due candidati contrari alla guerra sono stati squalificati – l’esile opposizione rimasta dentro e fuori la Russia punta tutto sull’iniziativa di un ex deputato regionale di San Pietroburgo. Maksim Reznik ha ideato la campagna “Mezzogiorno contro Putin”, abbracciata anche dall’oppositore Aleksei Navalny, pochi giorni prima di morire in un carcere di alta sicurezza in Siberia il
mese scorso, e poi rilanciata dalla sua vedova, Yulia Navalnaya. L’obiettivo è semplice: tutti gli elettori contrari a Putin devono presentarsi contemporaneamente ai seggi l’ultimo giorno delle votazioni, il 17 marzo, alle 12.

Aleksei Navalny

Reznik non suggerisce di votare per nessuno in particolare, l’importante è votare contro Putin. Gli unici candidati contrari alla campagna in Ucraina, Boris Nadezhdin ed Ekaterina Duntsova, che avevano raccolto decine di migliaia di firme per le loro candidature, sono stati squalificati. Oltre a Putin, ci sono tre candidati registrati: il conservatore nazionalista Leonid Slutsky, il candidato del Partito comunista Nikolai Kharitonov e Vladislav Davankov, un giovane uomo d’affari. Tutti sostengono l’offensiva russa in Ucraina e nessuno ha chance di intaccare il consenso di Putin. I critici del Cremlino sottolineano che il ruolo di questi tre politici è quello di incanalare il malcontento e dare un’apparenza di pluralismo al voto.

Manifesti patriottici per invitare al voto sono stati affissi in tutto il Paese: il simbolo è quello della “V” che da due anni è anche l’emblema del sostegno all’invasione e lo slogan “Insieme siamo forti. Votiamo per la Russia!”. Le autorità organizzeranno anche lotterie e intrattenimenti di diverso genere per incoraggiare gli elettori a uscire e votare, in un Paese dove il disincanto nei confronti della politica, soprattutto tra i giovani, è elevato. Il Cremlino ha, infine, messo in guardia l’Occidente da tentativi di “ingerenza” nel voto, minacciando una “risposta severa”.

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