Il rimbrotto ha riguardato anche le energie rinnovabili, che non si sviluppano come dovrebbero. Eppure si dovrebbe primeggiare.
Roma – L’Unione Europea ammonisce l’Italia sulla ristrutturazione delle case. Non c’è niente da fare: il Belpaese si comporta proprio come un monello scapestrato, non ne vuole sapere di imboccare la retta via. Ancora una volta l’Italia è stata ammonita dall’Ue, l’ennesima. Ci siamo talmente abituati che quando passa troppo tempo da un’ammonizione all’altra, ci preoccupiamo! Questa volta siamo stati bacchettati per i consumi elevati degli edifici, che sono vetusti e per le bollette troppo care per i consumatori: chiedere a qualunque media famiglia italiana per la conferma! Inoltre, il rimbrotto ha riguardato anche le energie rinnovabili, che non si sviluppano come dovrebbero. Eppure si dovrebbe primeggiare, vista la posizione geografica che madre natura ha deciso di donarci.
La cronaca è piena di casi riguardanti nostri connazionali che non riescono a pagare le bollette energetiche. Nel report annuale della Commissione UE sullo stato dell’energia si è evidenziata la carenza nella ristrutturazione delle case degli italiani, la gran parte molte vecchie. Il nervo scoperto del nostro Paese è rappresentato proprio dagli immobili. Il 4,1% della popolazione ha fatto fatica a saldare il costo delle bollette, mentre il 9,5% non è riuscito a riscaldare la casa durante l’inverno. Questo accade perché i sistemi di riscaldamento e condizionamento sono obsoleti ed incidono per l’80% sul costo delle bollette. L’UE ha diminuito del 19,6% i consumi energetici degli edifici residenziali. L’Italia, al contrario, ci tiene a… distinguersi: ha ridotto i consumi solo del 5%, un presente, tanto per… gradire. Nei negozi e negli uffici i consumi sono cresciuti del 2%, mentre nel resto dell’UE sono calati del 6,7%. Qualcuno, a livello istituzionale, risponderà di queste evidenti disparità?
Il rapporto sembra un “cahier de doléance” per il nostro Paese, in cui nel 2023 si è registrato una flessione nelle vendite del 26% delle pompe di calore rispetto al 2022. Questo decremento dovrà produrre uno sforzo ulteriore se si vuole rispettare la data del 2030 come termine ultimo per la diminuzione del consumo energetico dell’11,7%. In questo caso, il richiamo della Commissione è stato fatto all’intera UE, però è chiaro che si “è parlato a nuora affinché suocera intenda”. La suocera di turno è l’Italia, in cui emerge che solo il 21% dei consumi degli edifici deriva da fonti rinnovabili. Infatti, i combustibili fossili riguardano l’80% del consumo energetico, mentre la media europea è del 69%. Anche il consumo di elettricità dipende in maniera sostanziale dai combustibili fossili. In Italia raggiunge il 63,3%, mentre la media europea è il 38,6%.
È un dato in contraddizione col fatto che siamo il secondo Paese in Europa per la produzione di pannelli fotovoltaici. Si parla ad ogni pie sospinto di transizione energetica, in ogni luogo e in ogni dove, così, tanto per darsi un tono, senza sapere, forse, nemmeno cosa sia. Per la cronaca, si tratta del passaggio dallo stato corrente di fonti di produzione energetica basate principalmente sull’uso di fonti non rinnovabili come petrolio, gas e carbone, a un più efficiente e meno inquinante mix di energie rinnovabili. Si tratta, in realtà, di una vera e propria questione sociale. La Commissione ha rilevato che il costo delle bollette è eccessivo, per cui è urgente una nuova politica e delle norme adeguate per calmierare i prezzi. Per affrontare i costi della transizione, l’Italia con gli altri 26 Paesi dell’UE, deve presentare entro giugno 2025 il proprio Piano nazionale per il clima, cioè l’iter attraverso cui potrà disporre dei finanziamenti del Fondo sociale per il clima, previsto nel 2026. Si tratta di un bel gruzzolo, pari a 86,7 miliardi di euro.
All’Italia potrebbero spettare fino a 7,8 miliardi di euro, un “tesoretto” utile proprio per ristrutturare gli edifici e per offrire un sostegno economico a chi non ce la fa a pagare le bollette. Riuscirà la nostra disgraziata Nazione a rispettare i tempi e a fare i compiti? Forse, solo se il brutto anatroccolo si trasformerà in cigno e il monello in virtuoso!